Nel novembre del 1998 conobbi Suor Mary of Saint Mark Bullough, una religiosa dell’ordine di San Domenico. La incontrai nel cimitero di Asolo, in provincia di Treviso. Aveva 85 anni, viveva in Inghilterra, vicino a Cambridge, ma una volta all’anno, e precisamente ai primi di novembre, veniva in Italia, ad Asolo, per far visita, in occasione della commemorazione dei defunti, alla tomba della nonna. E la sua nonna si chiamava Eleonora Duse. Era, cioè, la famosa attrice drammatica, una delle più grandi che il teatro italiano abbia mai avuto, donna bellissima, cantata da poeti, ammirata da Verdi e da Ibsen, e che, tra a fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, nel periodo del suo massimo fulgore fisico e artistico, fu l’amante di Gabriele D’Annunzio. Le loro avventure erotiche, per una decina d’anni, suscitarono scandali epocali, non solo in Italia.
Eleonora Duse conobbe D’Annunzio nel 1894. Aveva allora 36 anni. Nel 1881 si era sposata con un attore, Tebaldo Checchi, e aveva avuto da lui una figlia, Enrichetta. Il matrimonio era naufragato un paio di anni dopo. Nel 1884 l’attrice si era legata ad Arrigo Boito e la relazione finì quando incontrò D’Annunzio.
Enrichetta, che sarebbe poi diventata la madre di Suor Mary, crebbe praticamente passando da un collegio all’altro. La Duse, presa dalla sua passione per il teatro e per i suoi vari amanti, non si interessò mai della figlia. Tanto meno della sua educazione religiosa. Per cui Enrichetta crebbe praticamente atea, ma poi, ad un certo momento, accaddero delle vicende che la portarono alla fede e mise al mondo due figli, una bambina e un maschietto che, cresciuti, abbracciarono tutte e due la vita religiosa. E anche Eleonora Duse, negli ultimi anni della sua vita, ritrovò la fede. Quindi, la celeberrima attrice, amante di D’Annunzio, dopo una vita di scandali, morì riconciliata con Dio. Sua figlia Enrichetta, che lei aveva cresciuto senza alcuna educazione religiosa, divenne una fervente cattolica. E i gli unici due nipoti della celebre attrice divennero religiosi dell’Ordine Domenicano.
“Io sono l’unica discendente ancora in vita di Eleonora Duse”, mi raccontò Suor Mary al cimitero di Asolo, mentre puliva la tomba della nona e sistemava dei fiori. “Mio fratello, che era anche lui un domenicano, è morto nel 1967, e io sono l’ultima della famiglia. Per questo considero una specie di dovere recarmi tutti gli anni sulla tomba della nonna.
“Di mia nonna”, continuò a raccontarmi suor Mary “si conosce soprattutto l’immagine mondana e ciò che di lei scrisse D’Annunzio. Ma pochi sono entrati nel suo cuore. Era una donna di una grandissima sensibilità e di una sorprendente generosità. Ebbe un’esistenza estremamente drammatica e difficile. Lavorò con una dedizione e un senso del dovere come pochi. Cercò sempre la verità e alla fine raggiunse quella fede religiosa che diede tanta pace al suo spirito.
“E’ stata la nonna a volere essere sepolta qui, di fronte al Monte Grappa”, mi disse Suor Mary indicando la montagna che domina la vallata e che sta proprio di fronte al piccolo cimitero. “Quando morì, nel 1924, questo non era il cimitero ufficiale di Asolo, ma quello riservato alla povera gente. Ma mia nonna volle essere sepolta qui, per stare con i poveri. Ha lasciato scritto di volere essere inumata nella terra, con il volto verso il Monte Grappa, per amore dell’Italia e dei soldati che, durante la Prima Guerra Mondiale, aveva assistito.”
Suor Maria parlava della propria nonna con commovente entusiasmo. Si chinava sulla tomba, costituita da una grande lastra di marmo sulla quale c’era solo il nome dell’attrice. Con il fazzoletto e un gesto pieno di affetto, Suor Mary toglieva le foglie secche e la polvere portata dal vento.
(La prima parte è stata pubblicata sabato 2 marzo. La terza parte segue domani, lunedì 4 marzo)
*Renzo Allegri è giornalista, scrittore e critico musicale. Ha studiato giornalismo alla “Scuola superiore di Scienza Sociali” dell’Università Cattolica. E’ stato per 24 anni inviato speciale e critico musicale di “Gente” e poi caporedattore per la Cultura e lo Spettacolo ai settimanali “Noi” e “Chi”. Da dieci anni è collaboratore fisso di “Hongaku No Tomo” prestigiosa rivista musicale giapponese.
Ha pubblicato finora 53 libri, tutti di grandissimo successo. Diversi dei quali sono stati pubblicati in francese, tedesco, inglese, giapponese, spagnolo, portoghese, rumeno, slovacco, polacco, cinese e russo. Tra tutti ha avuto un successo straordinario “Il Papa di Fatima” (Mondadori).