L'ideologia del gender e l'antropologia filosofica di Heidegger

Per alcuni maschio e femmina non sono gli unici generi sessuali

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Quale relazione può esserci tra l’ideologia del gender e la filosofia di Heidegger? Apparentemente nessuna: la classificazione degli esseri umani in 5 o più generi sessuali è un insulto all’antropologia cristiana e risale a una ricerca finanziata nel 1940 dalla Rockefeller Foundation a Alfred Charles Kinsey [1], mentre Heidegger è stato il maestro di Karl Rahner: uno degli artefici del Concilio Vaticano II. Eppure…

Secondo l’ideologia del gender la sessualità del corpo non determina il genere sessuale, per cui il sesso di una persona può non coincidere con il suo genere. Ad esempio un individuo di sesso maschile può appartenere al genere femminile e viceversa. Viene affermata, di fatto, una neutralità sessuale: non esiste una natura umana maschile e femminile e ogni essere umano può scegliere ciò che vuole diventare a seconda dei propri “orientamenti sessuali”, indipendentemente dalla sessualità del proprio corpo.

L’identità sessuale non è quindi un dato naturale, ma è la conseguenza di una scelta individuale che avviene sempre all’interno di una determinata cultura.

In passato i generi sessuali storicamente prevalenti erano quelli maschile e femminile e gli individui erano condizionati dalla cultura cristiana a identificare sesso e genere, per cui l’omosessualità era considerata una devianza; oggi la situazione storica è cambiata e la cultura attuale presenta nuovi generi verso cui orientare le proprie pulsioni sessuali: si può essere maschi, femmine, omosessuali, lesbiche, transessuali, ecc.

E’ l’uomo che decide quanti e quali sono i generi sessuali, tanto è vero che i 5 generi sopra menzionati sono stati stabiliti da alcune ONG (organizzazioni non governative) alla IV Conferenza dell’ONU sulla donna svoltasi a Pechino nel settembre del 1995 e, da questo periodo in poi, i mezzi di comunicazione sociale sono stati i portavoce di questa inedita antropologia.

Benedetto XVI mette in guardia l’umanità nei confronti dell’ideologia del gender, perché con essa “è in gioco la visione dell’essere stesso, di ciò che in realtà significa essere uomini” [2], e sviluppa un’approfondita riflessione su questa frase di Simone de Beauvoir: “Donna non si nasce, lo si diventa” (“On ne naît pas femme, on le devient”).

Afferma: “In queste parole è dato il fondamento di ciò che oggi, sotto il lemma <<gender>>, viene presentato come nuova filosofia della sessualità. Il sesso, secondo tale filosofia, non è più un dato originario della natura che l’uomo deve accettare e riempire personalmente di senso, bensì un ruolo sociale del quale si decide autonomamente, mentre finora era la società a decidervi.

La profonda erroneità di questa teoria e della rivoluzione antropologica in essa soggiacente è evidente. L’uomo contesta di avere una natura precostituita dalla sua corporeità, che caratterizza l’essere umano. Nega la propria natura e decide che essa non gli è data come fatto precostituito, ma che è lui stesso a crearsela. Secondo il racconto biblico della creazione, appartiene all’essenza della creatura umana di essere stata creata da Dio come maschio e come femmina. Questa dualità è essenziale per l’essere umano, così come Dio l’ha dato.

Proprio questa dualità come dato di partenza viene contestata. Non è più valido ciò che si legge nel racconto della creazione: “Maschio e femmina Egli li creò” (Gen 1,27). No, adesso vale che non è stato Lui a crearli maschio e femmina, ma finora è stata la società a determinarlo e adesso siamo noi stessi a decidere su questo. Maschio e femmina come realtà della creazione, come natura della persona umana non esistono più. L’uomo contesta la propria natura” [3].

Il concetto di natura, e in particolare di natura umana, è stato messo in discussione da Heidegger dalla pubblicazione di Essere e Tempo (1927) in poi. Questa opera, che segna il suo distacco definitivo dal maestro Husserl, è per lo più considerata come un testo di ontologia, perché l’Autore, fino dalle prime pagine, afferma di ricercare il senso dell’essere.

Questa ricerca avviene però tramite l’indagine filosofica di colui che si pone il problema dell’essere , cioè mediante l’analisi “di quell’ente che noi stessi siamo” [4].

Essere e Tempo può quindi essere considerato come un trattato di antropologia fenomenologica, nel quale però il termine “uomo”, troppo legato alla tradizione filosofica, è sostituto con la parola composta Esser-ci (Da-sein), che significa rapporto all’essere, esistenza. Heidegger afferma infatti che “l’essenza dell’Esserci consiste nella sua esistenza” [5].

L’essere umano si risolve nella sua esistenza, non è quindi una sostanza con una specifica natura: non è uno spirito incarnato che permane identico in ogni luogo e in ogni tempo.

L’uomo, inteso come esistenza, non è determinabile nella sua essenza, perché varia a seconda delle epoche storiche in cui vive. Infatti l’essere al quale l’Esserci si rapporta è un evento (Ereignis) [6] che accade nella storia e possono determinarsi vari modelli di umanità che si succedono nel tempo.

L’antropologia cristiana è esplicitamente rifiutata dal filosofo, che scrive: “Quando si pone il problema dell’essere dell’uomo, non è possibile determinare questo essere congiungendo modi di essere come il corpo, l’anima, lo spirito che, oltre tutto, risultano completamente indeterminati nel loro essere. […] In realtà ciò che deforma o svia il problema fondamentale dell’essere dell’Esserci è il costante predominio dell’antropologia paleo-cristiana, la cui insufficienza di fondamenti ontologici è sfuggita anche al personalismo e alla filosofia della vita” [7].

L’antropologia cristiana sostiene che l’uomo è l’unione sostanziale del corpo con lo spirito immortale, sulla base di un’analisi puramente razionale che corrisponde alla vera realtà umana. Heidegger confuta questa antropologia, che è radicata nella coscienza europea e ha ispirato la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo del 1948, e afferma la essenziale storicità dell’essere umano, per cui esistono non la natura dell’uomo, con i corrispettivi diritti naturali, ma diversi paradigmi umani che “si danno” nella storia, la quale è sempre storia dell’essere, che si presenta in forme sempre nuove nelle diverse epoche storiche.

Heidegger è il filosofo che maggiormente ha influenzato la filosofia e la teologia contemporanea, le quali sarebbero oggi incomprensibili senza fare riferimento al suo insegnamento. Generazioni di studenti e di docenti si sono formati intellettualmente studiando le sue opere e il suo pensiero si è diffuso rapidamente al di fuori degli ambienti filosofici e universitari, anche tramite i mass media, favorendo il formarsi di quella mentalità relativistica, che è all’origine dell’ideologia del gender, secondo la quale, come ha affermato Benedetto XVI, “non è più valido ciò che si legge nel racconto della creazione: “Maschio e femmina Egli li creò” (Gen 1,27). No, adesso vale che non è stato Lui a crearli maschio e femmina, ma finora è stata la società a determinarlo e adesso siamo noi stessi a decidere su questo. Maschio e femmina come realtà della creazione, come natura della persona umana non esistono più. L’uomo contesta la propria natura”.

*

NOTE

[1] La ricerca condotta da Kinsey, insieme ai suoi collaboratori, è contenuta in due volumi intitolati Il comportamento sessuale dell’uomo (1948) e Il comportamento sessuale della donna (1953).

[2] Benedetto XVI, Presentazione degli auguri natalizi alla curia romana, Sala Clementina, Roma, 21 dicembre 2012.

[3] Ibidem.

[4] M. Heidegger, Essere e Tempo, Longanesi, Milano 1976, p. 22.

[5] Ibidem, p. 64.

[6] Heidegger interpreta l’essere come evento dopo la cosiddetta “svolta”, operata nel periodo successivo alla pubblicazione di Essere e Tempo, durante il quale il centro della riflessione sarà l’essere e la sua storia e non le strutture ontologiche dell’Esser-ci (Da-sein).

[7] Ibidem, p. 71.

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Maurizio Moscone

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