Ratzinger al Vaticano II

Serbare un’eredità che ha segnato autorevolmente la Chiesa dai tempi del Concilio

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Riconoscere la grandezza dell’uomo Joseph Ratzinger e del suo contributo per il rinnovamento della Chiesa non può limitarsi al periodo del suo ministero petrino. Sicuramente gli otto anni del pontificato di Benedetto XVI sono stati una manifesta influenza nella storia della Chiesa e del mondo; un contributo dato in un periodo per niente facile per la Chiesa. Ma è bene estendere il riconoscimento e la riconoscenza a quanto quell’uomo ha dato alla Chiesa ad altri ed alti livelli per ben più di 50 anni.

La riconoscenza si nutre di conoscenza, da qui l’importanza di un libro come quello di Gianni Valente che ripercorre la cronaca dell’avventura conciliare di Joseph Ratzinger come essa emerge nei documenti e nelle testimonianze rintracciabili negli archivi e nelle pubblicazioni sul Vaticano II. Il libro Ratzinger al Vaticano II pubblicato presso le Edizioni San Paolo risponde con la stessa chiarezza e lapidarietà del titolo del libro alla domanda: «cosa ha fatto Joseph Ratzinger al Concilio Vaticano II?».

Un curriculum poco romano

Il libro si apre con un capitolo dedicato ai primi passi nella docenza teologica dell’appena trentaduenne Joseph Ratzinger. Il giovane teologo aveva presentato per l’abilitazione alla docenza una tesi dottorale bocciata dal correlatore Michael Schmaus che la accusò di «modernismo». Ratzinger ha dovuto eliminare varie parti della tesi e limitarsi a sviluppare la parte della tesi che si dedicava ai rapporti tra la teologia della storia di san Bonaventura e le speculazioni dell’abate calabrese Gioacchino da Fiore.

Il capitolo mostra il «curriculum poco romano» di Ratzinger e la sua partecipazione al disagio diffuso verso «la statica impostazione neotomista». Sul lato della sua prassi pastorale, Ratzinger nota il disagio giovanile e il paganesimo che stava compenetrando a passo celere nella loro visione e – peggio ancora – nella loro sensibilità.

L’incontro provvidenziale con il cardinale Joseph Frings, arcivescovo di Colonia, fa sì che Ratzinger non giungesse al Concilio «come uno sprovveduto o un intellettuale perdutosi nei suoi pensieri», ma come un uomo di Chiesa che ben conosce le sfide che la Chiesa deve affrontare e le attese che albergano nel cuore dei suoi figli e del mondo.

Il compito del Concilio

Già nelle prime sedute conciliari, il teologo consulente del cardinal Frings intuirà che «l’armata di Cristo in questa ora ha altre cose da fare che entrare in dispute accademiche. Il mondo non sta attendendo da noi altre sottigliezze di un sistema, ma aspetta di ascoltare la risposta della fede nell’ora della non fede». In altre parole, il teologo coglie bene il senso della sfida pastorale lanciata da Papa Roncalli.

Il libro di Valente mostra il prezioso contributo di Ratzinger – passato da consulente teologico «privato» del cardinale Frings a perito Conciliare – nella formazione dei vari documenti del Concilio.

Nell’arco di una recensione non è possibile elencare i vari contributi. Ci limitiamo – a mo’ d’un invito alla lettura – a tracciare le grandi linee del suo contributo alla formazione della Costituzione dogmatica sulla divina Rivelazione, Dei Verbum.

La Rivelazione divina

La presentazione dello schema De fontibus da parte del cardinal Alfredo Ottaviani, Prefetto del Sant’Uffizio, mostra il tentativo iniziale di confermare la tendenza della manualistica di presentare la Scrittura e la Tradizione come le due fonti della Rivelazione divina. Ma contro questo presupposto – sostenuto tra l’altro per una presunta antichità – Frings (che sicuramente riporta il frutto delle consultazioni con Ratzinger) mostra che tale ipotesi è ben distante dall’antichità teologica. La dottrina delle due fonti, infatti, «non è antica, e anzi è aliena dal linguaggio dei santi padri, dei Concili, degli scolastici e dello stesso san Tommaso».

Gli 85 interventi orali della discussione dello schema mostreranno il vasto dissenso rispetto allo schema De fontibus. Papa Giovanni eserciterà la pienezza dei suoi poteri «schierandosi – come commenterà il giovane Ratzinger – dalla parte del Concilio [frenando] le tendenze egemoniche dei servizi della Curia».

Ratzinger collaborerà con il grande Karl Rahner per preparare un nuovo schema. Lo schema Rahner-Ratzinger affermerà con forza la dipendenza della Chiesa dalla Parola di Dio. I due teologi mostreranno come la Chiesa «è custode della parola di Dio rivelata dalle Sacre Scritture, serve questa parola, vive di questa parola. In essa trova la sua ricchezza». Ma lo schema prende ugualmente le distanze dalla protestante sola Scriptura giacché «mai la Scrittura basta a se stessa, ma solo nella viva Tradizione della Chiesa diviene per noi quella viva parola di Dio che ci chiama dalla nostra depressione in un solo uomo nuovo (Ef 2,15)». Vi è un carattere bilaterale che unisce Scrittura e Tradizione: «la Chiesa non può predicare altro se non la Scrittura, ma la Scrittura non vive se non nella predicazione e nella fede della Chiesa, che la chiarisce e ne definisce, con la sua autorità, il vero senso».

L’impronta fortemente rahneriana del documento impedirà il suo inserimento come base della discussione conciliare. Anche se vari Padri conciliari sosterranno il testo. Così questo documento sparirà esplicitamente, ma lavorerà implicitamente gli animi come testimonieranno gli atti conciliari che attesteranno come questo documento – assieme ad altri fattori – abbia contribuito al ribaltamento della prospettiva che verrà canonizzata nella Dei Verbum.

Un teologo modesto

Concludendo questa recensione vorrei riportare due commenti sul perito conciliare bavarese. La prima è di Yves Congar che scrive nel proprio Diario del Concilio: «Fortunatamente c’è Ratzinger. È ragionevole, modesto, disinteressato, di buon aiuto». La seconda è di Henri de Lubac che definisce Ratzinger come «teologo tanto pacifico e benevolo quanto competente». Le parole dei due grandi teologi sono per noi un invito a conoscere più a fondo l’uomo che adesso accompagna la Chiesa in preghiera e umile silenzio.

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Il libro è disponibile sul seguente link:
http://www.amazon.it/Ratzinger-al-Vaticano-Gianni-Valente/dp/882157735X/ref=sr_1_1?ie=UTF8&qid=1362267682&sr=8-1&tag=zenilmonvisda-21

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Robert Cheaib

Docente di teologia presso varie università tra cui la Pontificia Università Gregoriana e l’Università Cattolica del Sacro Cuore. Svolge attività di conferenziere su varie tematiche che riguardano principalmente la pratica della preghiera, la mistica, l’ateismo, il rapporto tra fede e cultura e la vita di coppia. Gestisce un sito di divulgazione teologica www.theologhia.com. Tra le sue opere recenti: Un Dio umano. Primi passi nella fede cristiana (Edizioni san Paolo 2013); Alla presenza di Dio. Per una spiritualità incarnata (Il pozzo di Giacobbe 2015); Rahamim. Nelle viscere di Dio. Briciole di una teologia della misericordia (Tau Editrice 2015); Il gioco dell'amore. 10 passi verso la felicità di coppia (Tau Editrice 2016); Oltre la morte di Dio. La fede alla prova del dubbio (San Paolo 2017).

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