Ogni anno il Santo Padre offre la sua meditazione su come vivere il cammino quaresimale.
Quest’anno Benedetto XVI invita la Chiesa a riflettere sulla relazione esistente tra le virtù teologali della fede e della carità. Leggiamo un parte del messaggio di Benedetto XVI per la quaresima 2013.
“Talvolta si tende, infatti, a circoscrivere il termine «carità» alla solidarietà o al semplice aiuto umanitario. E’ importante, invece, ricordare che massima opera di carità è proprio l’evangelizzazione, ossia il «servizio della Parola». Non v’è azione più benefica, e quindi caritatevole, verso il prossimo che spezzare il pane della Parola di Dio, renderlo partecipe della Buona Notizia del Vangelo, introdurlo nel rapporto con Dio: l’evangelizzazione è la più alta e integrale promozione della persona umana.
Il messaggio del Santo Padre è molto chiaro. Il tempo quaresimale deve trasformarsi in un tempo favorevole per compiere il “servizio della Parola”, che va inteso come la massima opera di carità per la integrale promozione della persona umana.
Il luogo privilegiato dove spezzare il pane della Parola di Dio è la famiglia, che sembra aver smarrito la sua missione originaria di essere Chiesa domestica. Una padre, una madre non possono pensare di delegare l’educazione religiosa dei loro figli a quell’ora di catechismo settimanale in parrocchia. La Chiesa, nella persona dei catechisti e del Parroco, ha sicuramente il compito di aiutare i genitori a far maturare la fede cristiana dei loro figli, ma non possono essere gli unici responsabili del servizio educativo.
La fede necessita di una educazione permanente fatta di parole e gesti. La fede si radica nella vita dei figli se viene praticata all’interno delle mura domestiche.
Allora la quaresima può diventare un tempo propizio nel quale annunziare ogni giorno la Parola di Dio in famiglia, seguendo la liturgia quaresimale che la Chiesa propone a tutti i fedeli.
Anche se la vita di oggi è frenetica, piena di impegni e di occupazioni, la quaresima ci invita a trovare uno spazio della giornata, dove genitori e figli abbandonano tutti i loro impegni per dedicarsi insieme all’ascolto della Parola di Dio.
Già il fatto di riunirsi insieme costituisce una “conversione”, perché ognuno rinunzia a quelle occupazioni che costituiscono una fonte di distrazione e disattenzione che lo dividono dall’altro. Nei nostri tempi assistiamo molto frequentemente a genitori e figli che sono sempre collegati ad internet, ma sono sconnessi l’uno all’altro; conoscono tutto quello che avviene nel mondo, ma ignorano le vicende familiari. Si vive in un mondo sempre più globalizzato che ha uno sguardo attento per chi vive lontano da noi, ma si perde di vista chi vive accanto a noi.
La sete di informazione sembra essere prioritaria rispetto al contatto umano, alle relazioni quotidiane, alla comunicazione diretta senza mediazione.
Allora in questo scenario così virtuale, quasi surreale, abbiamo bisogno di una conversione familiare, abbiamo bisogno di metterci tutti intorno al tavolo della “Parola di Dio”, nutrirci di essa, e ricevere la giusta forza per iniziare ad amare il nostro prossimo nella persona del figlio, del marito, della moglie, del fratello, della sorella. del vicino di casa, del nostro collega di ufficio.
Questa è la lieta notizia della quaresima che rivoluziona la nostra esistenza e dona gioia al nostro vivere.
Ricapitolando, la sola intenzione di riunirsi per ascoltare la Parola di Dio ha prodotto i primi segni di comunione familiare. Ma questo costituisce solo l’inizio di questo percorso di apertura e di amore vicendevole. La Parola di Dio, per il suo carico di amore che contiene, quando viene proclamata interpella le coscienza di coloro che l’ascoltano e spinge ad uscire da se stessi per andare incontro a Dio e al prossimo.
Ma non è sufficiente leggere e spiegare i passi dell’Antico o del Nuovo Testamento per condividere la fede.
E’ indispensabile far capire che la Parola di Dio parla alla propria vita, non è qualcosa di estraneo a se stessi, non è stata rivolta solo a uomini che hanno vissuto tanti anni fa.
L’ascolto della Parola di Dio diventa proficua solo se è seguito da un tempo di silenzio e di riflessione personale, nel quale ogni membro della famiglia ha la possibilità di esporre, alla luce della Parola ricevuta, le proprie gioie e le proprie difficoltà per rendere partecipe l’altro.
In questo modo l’annunzio della lieta notizia diventa dialogo, condivisione, spazio di ascolto.
E quando condividiamo le nostre sofferenze e le nostre fatiche, il carico da sopportare diventa più leggero. In questo modo perde tutta la sua efficacia l’azione del maligno che cerca sempre di isolare, dividere, separare, mettere zizzania, generare incomprensioni, alimentare sospetti.
Ma è doveroso porsi un’altra domanda: la famiglia cristiana che vive con assiduità il contatto con la Parola di Dio dovrebbe esaurire la sua missione all’interno delle mura domestiche, o dovrebbe aprirsi a compiere il suo servizio verso un mondo sempre più scristianizzato?
Questa rappresenta la questione vitale della nuova evangelizzazione, che per giungere in tutti gli ambienti della società, ha bisogno delle famiglie, ha bisogno dei laici.
Ma come fare in un contesto nel quale le Chiese sono sempre più vuote? Come coinvolgere le ultime generazioni che, dopo aver ricevuto i sacramenti di iniziazione cristiana, hanno abbondonato la vita della Chiesa?
Serve una maggiore disponibilità da parte dei laici ad essere annunziatori della buona novella in ogni contesto possibile, perché in ogni luogo in cui non viene seminata la Parola di Dio cresce l’erba selvatica dell’incredulità e della menzogna.
Per riportare verità e speranza in ogni ambito della vita sociale, ogni fedele cristiano dovrebbe essere pronto ad offrire sempre più la sua disponibilità per l’annunzio del Vangelo, rimanendo sempre ancorato alla dottrina della Chiesa, al suo Parroco e al suo Vescovo.
Questa nuova forma di “evangelizzazione domestica”, con il coinvolgimento dei genitori, potrebbe essere estesa nel tempo quaresimale, anche per il catechismo della comunione e della cresima.
Trovarsi tutti insieme in una casa con genitori e figli, potrebbe restituire al catechismo quella sua “familiarità” privandola così di quella sembianza di “lezione scolastica” .
Così potremmo aiutare a riassegnare alla parola evangelizzazione il suo vero significato di comunione, fraternità, solidarietà, condivisione, stare insieme davanti alla Parola di Dio perché “io” valgo tanto per Dio, perché l’altro è mio amico, è mio fratello, e non un nemico di cui avere paura.