Il primo marzo, ricorrono 75 anni della morte di Gabriele D’Annunzio, e il 12 marzo, 150 anni della sua nascita. Personaggio discusso, controverso, ambiguo, estroso, fu certamente un grande letterato. I suoi libri, e soprattutto le sue poesie, segnarono un periodo letterario. Ma il grande pubblico ricorda di più le sue imprese militari, che sono entrate nella leggenda, e le sue storie d’amore con nobildonne e celeberrime attrici, che riempirono le gazzette del tempo e scandalizzarono mezza Europa. Nell’immaginario collettivo, D’Annunzio è, quindi, soprattutto un impenitente libertino, uno che sfidava con sfacciataggine tutte le regole della morale del suo tempo. I romanzi, nei quali raccontava le sue storie d’amore, finivano sempre all’indice dei libri proibiti. Eppure, c’era in lui anche un qualche cosa di misterioso che richiamava Dio e il soprannaturale. In genere si pensa che le persone cattive producano cattiveria; i corrotti, corruzione; i peccatori, peccati.D’Annunzio, invece, trasmetteva anche messaggi stranamente positivi, che generavano comportamenti totalmente contrari al suo modo di vivere.
E’ difficile trovare nei suoi scritti qualche cosa che faccia pensare a un sentimento religioso vero e schietto. Ma, nonostante questo, come ho detto, intorno a lui si verificarono fatti ed episodi di notevole rilievo spirituale. Non provocati da lui direttamente, ma che da lui, in un certo senso, scaturivano, prendevano l’avvio. Fatti che pochi conosco, dei quali non si parla nelle sue biografie, ma che sorprendono e inducono a pensare che questo personaggio tanto celebrato non fosse solo un peccatore pubblico e impenitente o un poeta maledetto, come molti hanno scritto.
Da giornalista ebbi occasione di incontrare persone che avevano conosciuto bene il poeta.
Nel 1967 conobbi un religioso domenicano, Padre Domenico Acerbi, che fu una importante personalità nell’Ordine dei Domenicani. Nato in Veneto all’inizio del secolo scorso, fu, da giovane, un valoroso pilota militare. Durante la prima guerra mondiale, faceva parte della mitica squadriglia “Serenissima” di Gabriele D’Annunzio, e fu protagonista di leggendarie imprese per le quali venne più volte decorato. Dopo la guerra, partecipò con i legionari di D’Annunzio all’occupazione di Fiume e nel 1926, improvvisamente cambiò vita, si fece frate domenicano e spese il resto della sua esistenza a predicare il Vangelo in Italia e in Brasile, come missionario.
Quando lo conobbi era ormai vecchio, ma non aveva dimenticato il suo capitano. Parlava di D’Annunzio con autentica venerazione. Raccontava che il capitano era amato da tutti i suoi soldati, che viveva come loro, dormiva tra loro, mangiava con loro, non voleva alcun segno di distinzione e tutti si sentivano amati da lui come da un vero fratello maggiore. Fu proprio quel senso di “fratellanza”, vissuta con grande intensità e straordinaria naturalezza che lo indusse, dopo la conversione a entrare in convento.
Nel 1980, a Venezia conobbi Luisa Baccara, che fu l’amante di D’Annunzio.Aveva conosciuto il Poeta nel 1919 ed era poi sempre vissuta con lui, nella residenza di Gardone che D’Annunzio aveva ribattezzato il “Vittoriale degli italiani”. Quando la incontrai, era vecchia, malata e anche povera. Un mio amico farmacista, il dottor Eliseo Buratti, che aveva una farmacia vicino all’abitazione della Baccara, le passava le medicine gratis.Attraverso questo amico riuscii ad avvicinarla. Il mio giornale era interessato ai suoi ricordi dannunziani, e offriva una bella somma.Ma lei era ancora così imbevuta del fascino del grande poeta non volle assolutamente accettare. Quando le presentai la richiesta del giornale, mi guardò con aria di commiserazione e di disprezzo e non volle più vedermi.
(La seconda parte verrà pubblicata domani, domenica 3marzo)
*Renzo Allegri è giornalista, scrittore e critico musicale. Ha studiato giornalismo alla “Scuola superiore di Scienza Sociali” dell’Università Cattolica. E’ stato per 24 anni inviato speciale e critico musicale di “Gente” e poi caporedattore per la Cultura e lo Spettacolo ai settimanali “Noi” e “Chi”. Da dieci anni è collaboratore fisso di “Hongaku No Tomo” prestigiosa rivista musicale giapponese.
Ha pubblicato finora 53 libri, tutti di grandissimo successo. Diversi dei quali sono stati pubblicati in francese, tedesco, inglese, giapponese, spagnolo, portoghese, rumeno, slovacco, polacco, cinese e russo. Tra tutti ha avuto un successo straordinario “Il Papa di Fatima” (Mondadori).