L'eccellenza della fede mariana (Quarta ed ultima parte)

La Basilica patriarcale di Santa Maria Maggiore. L’interno

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La settimana scorsa abbiamo sottolineato la bellezza e la varietà policroma degli interni della Basilica. Abbiamo inoltre sottolineato la preziosità degli affreschi e del soffitto ligneo rivestito con una parte dell’oro proveniente dalle prime spedizioni spagnole in America. Di grande rilevanza storico artistica è senz’altro lo splendido pavimento ‘cosmatesco’ realizzato con l’impiego di tarsie di marmi colorati, realizzati proprio dai marmorari di Cosma ed offerto al pontefice Eugenio III nel XII secolo.

Una delle attrattive artistiche più significative è rappresentata dai mosaici del V secolo commissionati da papa Sisto III e presenti lungo la navata centrale e sull’arco trionfale. Quelli visibili nella navata centrale vedono come protagonisti Abramo, Giacobbe, Mosè e Giosuè rappresentanti il simbolo della promessa divina al popolo ebraico di una “nazione grande e potente” ove sfamarsi e poter vivere. Ciò che viene rappresentato è spesso iconograficamente influenzato dalla corrente artistica ambientale e cronologica. Non c’è nulla di strano quindi scorgere lungo la parete sinistra presso l’arco trionfale le immagini di Melchisedek ed Abramo intenti al sacrificio, che ricorda il gruppo equestre del Marco Aurelio, con Melchisedek in posa ‘offertoria’ e Abramo con tonaca senatoria. Quelli successivi, cronologicamente antecedenti, avevano la necessità di essere tra loro raccordati, in quanto quelli della navata erano divisi da quelli dell’arco. Con la realizzazione del mosaico di Melchisedek, nelle vesti di re-sacerdote, si raccordano i restanti mosaici realizzati con lo scopo di narrare l’infanzia di Cristo.

Il personaggio più importante dell’Antico Testamento, Abramo, si raccorda dal punto di vista narrativo con quanto è stato realizzato nel 1995 da Giovanni Hajnal, una vetrata del rosone della facciata principale in sostituzione della precedente e raffigurante Maria il cui simbolismo si lega e funge da elemento di congiunzione trala Chiesae i concetti espressi attraverso l’Antico Testamento (identificato dal candelabro a sette braccia).

Il ‘tematismo’ musivo dell’arco trionfale si compone di quattro registri: l’Annunciazione, dovela Madonnaappare con il tipico abbigliamento regale romano, l’annuncio a Giuseppe, l’adorazione dei Magi e la strage degli innocenti, quest’ultimo caratterizzato dalla figura Santa Elisabetta ritratta di spalle mentre fugge con S. Giovanni fra le braccia. Nel settore destro avviene la presentazione al Tempio, la fuga in Egitto, l’incontro della Sacra Famiglia con Afrodisio (governatore della città di Sotine), che riconosce la divinità celeste del Cristo. Infine la rappresentazione dei Magi al cospetto di Erode. Nella parte bassa dell’arco si vedono le rappresentazione di Betlemme a sinistra e Gerusalemme a destra, chiari riferimenti alla città di nascita e a quella della morte e resurrezione di Gesù.

I mosaici introducono l’abside del presbiterio, che nel XIII secolo venne abbattuta e ricostruita da papa Niccolò IV, allo scopo di arretrarla di alcuni metri per ricavare il transetto attualmente visibile. Nell’abside è stato realizzato un altro mosaico, opera di Jacopo Torriti, diviso in due parti. Nella conca absidale c’è la rappresentazione dell’Incoronazione della Madonna, mentre nella fascia sottostante vengono narrati alcuni episodi della Sua vita. Al centro del catino absidale, all’interno di un enorme clipeo, sono rappresentati Cristo e Maria, seduti in trono, con Cristo in atto di deporre sul capo della Madre una corona gemmata. Ai loro piedi il sole e la luna, circondati da una schiera di angeli adoranti e la presenza di S. Pietro, S. Paolo, S. Francesco d’Assisi e il papa Niccolo IV, Giovanni Battista, Giovanni Evangelista, Sant’Antonio e il donatore Cardinal Colonna. Tutta la scena è incorniciata da racemi e da due tronchi posti alle estremità del mosaico, dando un tocco decorativo e di completezza a tutta la rappresentazione, come buona tradizione di scuola bizantina. Stessa tradizione si avverte nella disposizione delle scene della vita di Maria, disposte a destra e a sinistra della Dormitio posta esattamente al di sotto dell’Incoronazione. La Madonna viene rappresentata sdraiata sul letto e l’immagine del Cristo che prende tra le braccia la sua “anima” con ai lati due piccole figure di francescani e di un laico con berretto. Sotto la rappresentazione della Dormitio venne fatta realizzare da papa Benedetto XIV la magnifica rappresentazione della “Natività di Cristo”, opera del Mancini, mentre tra i pilastri ionici situati al di sotto dei mosaici sono visibili alcuni bassorilievi di Mino del Reame, rappresentantila Nascita di Gesù, il miracolo della neve e la fondazione della basilica da parte di papa Liberio, l’Assunzione di Maria e l’Adorazione dei Magi.

Per concludere la disamina della decorazione basilicale non possiamo non ricordare la tomba del Bernini, la cui semplicità e umiltà espressiva confermano ancora una volta lo spirito del genio probabilmente più fulgido dell’arte del ‘600.

(La terza parte è stata pubblicata sabato 23 febbraio)

* Paolo Lorizzo è laureato in Studi Orientali e specializzato in Egittologia presso l’Università degli Studi di Roma de ‘La Sapienza’. Esercita la professione di archeologo.

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Paolo Lorizzo

Paolo Lorizzo è laureato in Studi Orientali e specializzato in Egittologia presso l'Università degli Studi di Roma de 'La Sapienza'. Esercita la professione di archeologo.

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