"Venire qui è veramente un grande rinnovamento spirituale"

In 7 anni, circa 700 sacerdoti hanno frequentato il corso organizzato a Gerusalemme dall’Istituto Sacerdos presso il Pontificio Istituto Notre Dame

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ROMA, venerdì, 30 novembre 2012 (ZENIT.org) – Il corso di rinnovamento spirituale per sacerdoti, inaugurato nel 2005, si svolge due volte l’anno, a fine gennaio e a fine luglio, a Gerusalemme. L’Istituto Sacerdos, da cui il corso trae origine, è un’organizzazione internazionale dedicata alla formazione permanente dei sacerdoti cattolici.

Il programma permette di sperimentare, quasi calcando le orme della vita di Cristo e dei Vangeli, l’importanza spirituale e storica dei luoghi della cristianità.

Ci sono cinque elementi alla base di quest’offerta formativa. In primo luogo, il corso offre un’atmosfera nettamente spirituale, includendo tre giorni di esercizi spirituali. Inoltre, la creazione di un clima di fraternità sacerdotale dà la possibilità concreta ai sacerdoti di condividere esperienze sacerdotali e di scambiarsi le idee per il ministero pastorale.

Il terzo punto è l’opportunità di vivere un’esperienza ecumenica in questo luogo privilegiato di incontro e di dialogo tra le religioni. A questo si aggiunge il contatto con le comunità cristiane ed  i leader religiosi locali.

L’aspetto più importante è che si tratta di un programma sviluppato secondo i Vangeli, in cui i sacerdoti vivono, passo dopo passo, gli eventi più importanti della vita di Cristo nei luoghi dove sono realmente accaduti. Questi cinque ingredienti convergono su un unico obiettivo: il rinnovamento spirituale dei sacerdoti.

ZENIT ha intervistato P. Juan Maria Solana L.C., direttore del Pontificio Istituto Notre Dame di Gerusalemme.

Che cosa significa un corso di rinnovamento spirituale?

P. Juan Maria Solana: Un corso di rinnovamento spirituale nella vita di un sacerdote è una vera necessità, perché ognuno di noi si logora col tempo. Credo abbiano bisogno di rinnovamento le macchine, i mobili, ma anche le persone. A volte la stanchezza, talvolta le malattie o l’eccesso di lavoro fanno sì che il sacerdote abbia bisogno di staccare e contemplare ancora una volta la propria vocazione nell’insieme. Aiuta molto un distacco sereno, una pausa, che sia vissuta tra confratelli, in un ambiente di preghiera e di supporto spirituale.

Perché in Terra Santa?

P. Juan Maria Solana: Ho letto tempo fa una frase scritta sui cappellini di un gruppo di pellegrini: “Tutti là siamo nati”… riferendosi a Gerusalemme.

Effettivamente, la nostra fede cristiana, la nostra vocazione, la stessa religione che professiamo sono nate qui, tra il deserto ed il fiume, nelle città nominate nei vangeli e nella Bibbia… Quindi, venire qui è veramente un grande rinnovamento spirituale, significa tornare alle radici o alle origini. Hanno frequentato questo corso circa 700 sacerdoti nei 7 anni di esperienza, e devo dire che i frutti sono abbondantissimi. Dio benedice chi vuole tornare alle origini e rinnovarsi.

Che importanza ha nell’anno della fede?

P. Juan Maria Solana: L’anno della fede è innanzitutto una grazia. Dio vuole donarci ancora una volta questo dono meraviglioso. Anche la fede si logora in un mondo fortemente laicizzato, secolarizzato, lontano da Dio. Il Papa, nell’omelia della Messa d’inizio dell’Anno della Fede, ha parlato di una “desertificazione” del mondo nel campo spirituale e religioso. Ecco, davanti alla “desertificazione” quel che ci vuole è acqua fresca, irrigare la vita, rinnovarsi. Venire in Terra Santa durante l’Anno della fede credo sia una grazia ancora più grande. Questo lo dico per esperienza.

Nelle ultime settimane sono passati dei gruppi di pellegrini che hanno trovato la loro fede rinnovata, cresciuta, maturata. Credo questo sia il dono particolare che Dio vorrà donare a quanti passeranno dalla Terra Santa in quest’anno. Anche perché il pellegrinaggio, sia in Terra santa sia a Roma, è stato una delle raccomandazioni proposte dal Vaticano per quest’anno. Se i sacerdoti faranno questo, sicuramente i fedeli troveranno grande giovamento, sia tramite la predica, che la pratica dei sacramenti. Nella parabola, il seminatore era lo stesso Gesù che, da questa terra, lanciò i primi semi della fede cristiana.

Che cosa trovano i sacerdoti che partecipano?

P. Juan Maria Solana: Per prima cosa trovano il realismo della storia degli eventi biblici, sperimentano che i colori dipinti dal vangelo sono vari e che ognuno di essi ha un valore particolare per il messaggio di cui loro sono portatori. Io ho un’immagine per descrivere questo: è come passare dalla TV in bianco e nero a quella al plasma. Quante volte la gente che conosceva un sacerdote prima del corso di rinnovamento, e lo sente e lo incontra dopo, mi ha riferito quanto sia cambiato, per esempio, nel modo di predicare il vangelo!

Qual è il bilancio degli anni passati?

P. Juan Maria Solana: Siamo partiti durante l’estate 2005 e così siamo andati avanti con due corsi annuali, uno d’estate ed uno d’inverno, con una media tra 40 e 50 sacerdoti.  Credo che l’esperienza, anche tramite lo scambio d’impressioni tra fratelli che condividono le fatiche, la vocazione, le tentazioni, sia molto preziosa.

Cosa ci si aspetta per il futuro?

P. Juan Maria Solana: Io sogno che con il tempo i corsi si possano susseguire durante tutto l’anno, in modo che siano migliaia di fratelli sacerdoti che possano vivere quest’esperienza e trovino questo giovamento per la loro vocazione e il loro ministero. Farò in modo che questo sogno diventi realtà. Magari tutti i sacerdoti del mondo potessero avere l’opportunità di passare dalla Terra Santa almeno una volta nella vita! Perché in un corso sacerdotale? Perché offre più tempo e più spazio normalmente che un semplice pellegrinaggio; anche perché un gruppo sacerdotale è l’ambiente prezioso dove vivere questi momenti.

*Per informazioni sul corso contattare: crs@arcol.org

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ZENIT Staff

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