ROMA, lunedì, 26 novembre 2012 (ZENIT.org).
Lettura
Nel libro dell’Apocalisse, Giovanni usa un numero simbolico che simboleggia la pienezza perché il sacrificio dell’Agnello è fonte di perdono, di gioia e di vita per un popolo immenso. Fanno parte di questo popolo immenso soprattutto coloro che, come la vedova di cui parla la pagina del Vangelo, sono capaci di donarsi interamente. Sono queste persone – i puri di cuore, citati nel salmo responsoriale – che hanno mani innocenti e cuore puro, che saliranno per primi il monte del Signore.
Meditazione
Il brano odierno del Vangelo di Luca segue immediatamente una diatriba tra Gesù e i farisei, che vengono lasciati ai loro ragionamenti, perché Gesù decide di rivolgersi direttamente al popolo affinché il loro comportamento venga giudicato da questi ultimi. Quei farisei non cercano Dio, ma loro stessi, si esaltano per le loro ambizioni, ostentano una pietà che non hanno, aspirano agli onori pubblici, amano sedere ai primi posti, amano un guadagno personale anche sfruttando la preghiera recitata solo con le labbra. Il giudizio è severo, annienta, e alla fine dei tempi diventerà definitivo, categorico, non più di sole parole, ma si muterà in fatti reali e tremendi. La perversione e la malvagità del comportamento farisaico sono ancora più in contrasto con l’atteggiamento della vedova, mite e umile di cuore, che offre solo due soldi nella cassa del Tempio, ma è tutto quello che possiede. A causa della sua generosissima donazione ella soffrirà privazioni e fame. Farisei e scribi, invece, hanno messo nel tesoro una miseria della loro sovrabbondanza. La vedova sacrifica tutto, ma lo fa per amore, un amore puro e totale. Questo mondo perverso solo alla fine dei tempi e nel giudizio conoscerà il grande rivolgimento, la trasformazione definitiva di tutte le cose, ma la comunità cristiana di oggi deve interrogarsi sulla capacità di trasformare la logica del mondo, in modo profetico, e incamminarsi lei per prima sulla via indicata dal Signore che addita, come esempio virtuoso, la vedova generosa. Il Signore vede il cuore di chi dona e giudica in base all’amore che lo anima. Ci insegna continuamente ad essere generosi e ad offrire non il superfluo, ma una parte della nostra vita, preparandoci al dono totale di noi stessi, sull’esempio di Gesù.
Preghiera
«E restituiamo al Signore Dio altissimo e sommo tutti i beni e riconosciamo che tutti i beni sono suoi e di tutti rendiamogli grazie, perché procedono tutti da lui. E lo stesso altissimo e sommo, solo e vero Dio abbia e gli siano resi ed egli riceva tutti gli onori e la reverenza, tutte le lodi e tutte le benedizioni, ogni rendimento di grazie e ogni gloria, poiché suo è ogni bene ed egli solo è buono» (Francesco d’Assisi).
Agire
Ci priviamo spesso del superfluo, ed è già una buona cosa. Siamo capaci di privarci di qualcosa che ci è necessario?
Meditazione del giorno a cura di Don Mimmo Repice, tratta dal mensile Messa Meditazione, per gentile concessione di Edizioni ART. Per abbonamenti: info@edizioniart.it