ROMA, domenica, 25 novembre 2012 (ZENIT.org/osservatoriomalattierare.it)– Affetta da glaucoma congenito bilaterale, una ragazza è stata operata dagli oculisti del Bambino Gesù, i primi al mondo ad utilizzare sui bambini moderne tecnologie di formidabile valore medico e scientifico.
Uno staff medico altamente specializzato, trattamenti di ultima generazione per il trapianto di cornea pediatrico, terapie per ridurre il ricorso alla chirurgia e per prevenire la cecità infantile, impianto di cellule staminali e diagnosi precoce sono gli strumenti all’avanguardia che sempre di più negli ultimi tempi stanno facendo dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù un Centro di riferimento internazionale per la cura delle patologie della vista dei più piccoli.
L’Unità Operativa di Oculistica si occupa della prevenzione, diagnosi e cura delle patologie oculari congenite, malformative, degenerative e traumatiche in età pediatrica, nonché della valutazione dei difetti visivi ed eventuale loro correzione. Tra le aree di intervento, la cataratta congenita nelle forme mono–bilaterale, il glaucoma congenito e i tumori di interesse oculistico come il retinoblastoma e il rabdomiosarcoma.
Gli oculisti del Bambino Gesù sono stati tra i primi al mondo ad utilizzare sui bambini moderne tecnologie di formidabile valore medico e scientifico.
A testimonianza dell’eccezionalità dello staff medico che opera sinergicamente nel reparto di Oculistica della struttura extracittadina, il caso di una ragazza, MA, nata nel 1991 ed operata più volte per glaucoma congenito bilaterale sin dai primi mesi di vita.
All’età di 6 anni M.A. ha effettuato trapianti di cornea ad entrambi gli occhi, nell’occhio destro ottenendo buoni risultati funzionali (visus di 5/10 senza occhiali correttivi) mentre nell’occhio sinistro andando incontro tutte e tre le volte a rigetto. L’ultimo trapianto, effettuato nel 2003, è durato solo 18 giorni. La paziente è quindi rimasta non vedente dall’occhio sinistro per più di 7 anni.
Sembrava non potessero profilarsi soluzioni immediate al buon esito del caso, sin quando il Dott. Paolo Capozzi, responsabile della chirurgia e dell’attività ambulatoriale dell’unità operativa di oculistica, che ha da sempre in cura la ragazza, ha iniziato ad interessarsi di cellule staminali corneali.
“Da quando sono iniziati i miei studi sulle staminali –spiega il dott. Capozzi- ovvero dal 2003, ho capito perché la ragazza andava sempre incontro a rigetto: le mancavano ormai cellule staminali corneali vitali che potessero consentire l’attecchimento di un trapianto corneale”. “Le sue cellule staminali –continua- erano state distrutte dai ripetuti interventi chirurgici a cui si era dovuta sottoporre. Allora mi sono messo in cerca di eventuali donatori”.
“In condizioni normali -spiega il dottore- le staminali si possono prendere dall’altro occhio sano, ma in questo caso non era possibile perché avrei procurato io stesso, con il mio intervento, un rigetto nell’unico occhio vedente. Allora ho consigliato a tutta la famiglia della paziente di sottoporsi agli esami di istocompatibilità, per misurare la compatibilità tra i tessuti –al fine di identificare un eventuale donatore”.
“L’eccezionalità del caso –conclude il Dottore- consiste nel fatto che pur essendo estremamente raro trovare un fratello o una sorella che siano compatibili al 100%, a sorpresa la sorellina piccola della paziente era una donatrice istocompatibile al 100/%. Ho quindi operato, nella stessa giornata, entrambe le sorelle, prelevando le cellule staminali dalla bambina piccola e trapiantandole dopo pochi minuti nella sorella più grande nell’occhio sinistro con il supporto di una membrana amniotica presa dalla Banca degli Occhi dell’Ospedale San Giovanni.
Era il 16 Dicembre del 2010.
L’istocompatibilità totale delinea l’eccezionalità del caso di MA. I benefici che una compatibilità così elevata comporta sono enormi per il paziente, sia perché in questi casi non è necessaria alcuna terapia immunosoppressiva -terapia antirigetto, irrinunciabile in tutti gli altri casi e che spesso ha effetti collaterali che possono mettere addirittura a rischio la vita del paziente, se non viene sospesa immediatamente- sia perché risparmia a questi pazienti il calvario psicologico cui sono sottoposti nella paura degli effetti collaterali della terapia stessa, come complicanze ematologiche, renali.
“A distanza di 10 mesi circa da questo trapianto, il 7 ottobre del 2011 –continua il dottore- il dott. Buzzonetti, Responsabile dell’Unità Operativa, ha effettuato aiutato da me il 4° trapianto di cornea. Ed è importante sottolineare che più elevato è il numero dei trapianti subiti e più è alto il rischio di rigetto”.
“Con grande soddisfazione ora la cornea dell’occhio destro è perfettamente trasparente con visus naturale di 2/10, senza l’utilizzo di occhiali correttivi e la ragazza conduce una vita la cui qualità è tornata ad essere soddisfacente”.
[Articolo tratto da Osservatorio Malattie Rare.it, del 24 novembre 2012]