di José Antonio Varela Vidal
ROMA, domenica, 25 noviembre 2012 (ZENIT.org) – Si è concluso questa settimana l’Incontro Nazionale dei direttori diocesani e dei collaboratori della Fondazione Migrantes, l’organismo costituito dalla Conferenza Episcopale Italiana che da 25 anni assicura l’assistenza religiosa ai migranti, ai rifugiati e a tutti coloro che sono costretti a partire e vivere in paesi stranieri per lavoro. Per approfondire meglio questa importante realtà e il compito svolto dalla Fondazione, ZENIT ha incontrato il direttore generale, monsignor Giancarlo Perego, per l’intervista che riportiamo di seguito.
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Come valuta i 25 anni della Fondazione Migrantes della Conferenza Episcopale Italiana?
Monsignor Giancarlo Perego: Sono 25 anni di lavoro pastorale sul tema della migrazione e della mobilità delle persone. Sono 25 anni di assistenza e aiuto ai migranti italiani all’estero, circa quattro milioni attualmente, insieme a numerosi sacerdoti trasferitisi per seguire queste comunità. Così come ai migranti venuti in Italia in questi anni, il cui numero è cresciuto considerevolmente, raggiungendo e superando i 5 milioni, seguiti anch’essi da oltre 3.000 preti stranieri presenti in Italia. Sono 25 anni anche di attenzione al mondo di rifugiati, in particolare ricordiamo tutti gli sbarchi dello scorso anno con 62.000 rifugiati del nord di Africa. O verso il mondo dello spettacolo viaggiante, quello circense, dei fieranti, del teatro di strada, o verso il mondo della minoranza rom e sinti.
Per molte gente ancora oggi non è facile la convivenza tra migranti e cittadini. Cosa si sta facendo in questa direzione?
Monsignor Giancarlo Perego: Il tema di questo convegno è proprio l’educazione all’incontro. Si sa che quando s’incontra una persona che non si conosce, che viene da un altro paese il primo atteggiamento è la paura, la diffidenza. Le nostre comunità, le nostre città, le nostre scuole e parrocchie devono diventare luoghi d’incontro, per aiutare effettivamente a superare questa paura, per creare occasioni nuove di famiglia, di formazione, di storia civile, di partecipazione e di responsabilità politica. Concretamente il nostro lavoro è sopratutto un lavoro educativo che aiuta a far superare la diffidenza verso lo straniero che caratterizza ancora sei italiani su dieci.
Da 25 anni a oggi, quale sono le differenze che hanno cambiato il tema dei migranti e quali rimangano ancora?
Monsignor Giancarlo Perego: Nel 1987, quando è nata la Fondazione Migrantes, l’Italia era un paese che stava conoscendo l’immigrazione. Da allora, da quando cioè l’immigrazione riguardava poche centinaia di persone, si è arrivati ad oggi dove si parla di un fenomeno che interessa oltre cinque milioni di persone. Il cammino dell’immigrazione, quindi, lungo questi 25 anni, ha incrociato il cammino dell’Italia che è diventata una nazione sempre più multietnica, dove vivono persone di 198 nazionalità diverse. In questi anni, inoltre, abbiamo cercato di fare in modo che all’interno del dialogo fra Chiesa e mondo, il tema della migrazione e della mobilità fosse un tema centrale, sopratutto dal punto di vista di una pastorale integrale, in relazione agli altri uffici, alle altre realtà, alla pastorale giovanile, familiare, del lavoro e via dicendo. Il tema della migrazione infatti é un tema trasversale, non un tema collaterale alla pastorale ordinaria.
Lei ha dichiarato che la presenza dei migranti cattolici di altri paesi ha arricchito la Chiesa italiana. In che modo?
Monsignor Giancarlo Perego: L’Italia oggi vede una Chiesa cattolica differente perché in questi anni sono arrivati un milione di cattolici da oltre 100 paesi del mondo. Questa differenza è diventata un valore aggiunto e tante volte anche uno stimolo alle nostre comunità un po’ stanche, demotivate, a testimoniare quotidianamente la propria fede, vedendo cristiani provenienti da paesi dove non c’e la libertà religiosa, dove si vive ancora il martirio.
Il prossimo fine di settimana avrete un incontro molto importante…
Monsignor Giancarlo Perego: Si, è l’incontro del mondo dello spettacolo viaggiante, dei circensi, del teatro di strada popolare con il Papa. È un’occasione per avvicinare al centro della cristianità questo mondo che tante volte è al margine. Quasi 7.000 persone saranno ricevute in Udienza straordinaria dal Santo Padre e il giorno prima faranno una festa in Piazza del Popolo e in altre piazze della città di Roma, come segno della loro presenza nella città, ma anche nella Chiesa come parte viva delle nostre comunità.
Alcuni giovani italiani sono andati all’estero, ma non hanno trovato ciò che volevano, non vivono bene ecc. Cosa si sta facendo per loro?
Monsignor Giancarlo Perego: Purtroppo molto spesso si verifica che nei carceri delle grandi città europee ci sono molti giovani italiani. Questo é un problema che noi più volte abbiamo riscontrato e che cerchiamo di seguire attraverso i cappellani che vivono all’estero, soprattutto quelli che operano nei carceri. E stiamo lavorando anche attraverso l’informazione rivolta soprattutto ai giovani universitari che sempre più studiano nelle università estere, affinché trovino nelle nostre comunità un punto di riferimento.
Se qualcuno si dovesse trovare in situazioni di difficoltà, lei suggerirebbe di tornare a casa?
Monsignor Giancarlo Perego: Certamente, quando si è in difficoltà, piuttosto che rimanere in una situazione d’illegalità, di sfruttamento, é molto meglio rientrare nella propria patria.