di Egidio Chiarella*
ROMA, sabato, 24 novembre 2012 (ZENIT.org).- È possibile, oggi, chiedersi se abbia un valore fare l’elemosina o testimoniare il senso alto dell’insegnamento evangelico, dal punto di vista storico e trascendentale, nell’era straordinaria dell’innovazione? Nell’epoca di internet a tutte le ore e degli imminenti libri digitali nelle scuole? Nel tempo in cui si organizzano le file notturne ai centri commerciali per impossessarsi, magari in sessanta comode rate, dell’Iphone 5? Nel momento in cui, abolendo ogni forma di autentica conversazione e sfoggiando una mimica strapazzata, si vive con le cuffie, anche al ristorante con il proprio partner o con gli amici? Io non dico solo che sia possibile farlo, ma penso che addirittura tale condotta diventi necessaria e fondamentale per il bene dell’umanità.
Il cristiano ha il dovere di trasmettere agli altri il valore della Parola che la vita parrocchiale gli offre in dote. La deve, perciò, condividere con chi non ha forse il tempo o la possibilità, persino la volontà, di ascoltarla. Deve saper sempre comunicarla con sobrietà. Passerà agli occhi dell’altro, se saprà bussare; se camminerà in punta di piedi; se comprenderà, in piena umiltà, la “verità” altrui. Una missione vera riconosce e attua l’elemosina. Ma cosa significa elemosina? Molti la facciamo come un gesto abitudinario, magari per scrupolo, oppure per tagliare corto con qualcuno. Nel libro sacro di Tobi l’elemosina è vista come il principio, la sorgente, la fonte della vera salvezza. Il vecchio giudeo è stato un vero precursore del Vangelo. In esso non si insegna forse che la salvezza eterna è il frutto della nostra elemosina? Non si tratta però di una elemosina occasionale, saltuaria. È questione invece di un vero stile di vita, di forma dell’essere, di sostanza della nostra persona. L’individuo si deve trasformare nella sua essenza più profonda, nella sua stessa natura, in elemosina. Deve farsi dono d’amore per gli altri. È un modo per unificarsi al mondo e sorreggerlo, nei limiti delle proprie possibilità, nella parte dimenticata dalla corsa, pur necessaria, verso la realizzazione di un mondo più accogliente e innovativo.
Tra l’Antico e il Nuovo Testamento vi è un abisso di verità tra l’antica e la nuova elemosina. L’antica elemosina era dono di qualcosa, di poche o di molte cose. La nuova elemosina non è più il dono di qualcosa, ma è il dono di se stessi, di tutto se stessi, per la salvezza dell’uomo. Quando si parla di tutto se stessi si intende: scienza, arte, tecnica, forza, anima, cuore, corpo, l’intera vita, portata però al massimo delle proprie possibilità ed efficienza. Elemosina è quindi mettere la propria professionalità a servizio dell’uomo; la propria cultura; l’impegno politico; ogni cosa che l’uomo fa. Elemosina è anche quella del magistrato che amministra la giustizia e dona sicurezza ai cittadini. Elemosina è quella del carabiniere che mette a servizio dell’uomo la sua vita di custode della pace sociale. Elemosina è il dirigente che fa il suo dovere fino in fondo, e così via…
Scriveva San Paolo ai Gàlati: “Sono stato crocifisso con Cristo, e non vivo più io, ma Cristo vive in me. E questa vita, che io vivo nel corpo, la vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha consegnato se stesso per me”. È questa la vera elemosina: consegnare la propria vita per la salvezza dei fratelli in ogni ambito e luogo. Elemosina è anche quella del datore di lavoro che dona occupazione all’uomo. Anche questa è elemosina:“… avevo fame, e voi mi avete dato da mangiare, avevo sete e mi avete dato dell’acqua, ero straniero e mi avete ospitato nella vostra casa”. Missione, ricerca, elemosina, innovazione non sono che unica cosa!
* Egidio Chiarella, pubblicista-giornalista, collabora con il Ministero dell’Istruzione, a Roma. E’ stato docente di ruolo di Lettere presso vari istituti secondari di I e II grado a Lamezia Terme (Calabria). Dal 1999 al 2010 è stato anche Consigliere della Regione Calabria. Ha conseguito la laurea in Materie Letterarie con una tesi sulla Storia delle Tradizioni popolari presso l’Università degli Studi di Messina (Sicilia). E’ autore del romanzo La nuova primavera dei giovani.
Chi volesse contattarlo può scrivere al seguente indirizzo email: egidio.chiarella@libero.it