Una Chiesa al passo con i tempi

Presentazione del portale BeWeb: il patrimonio dei beni culturali ecclesiastici delle Chiese italiane a portata di clic

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ROMA, giovedì, 22 novembre 2012 (ZENIT.org) – Si è tenuta, questa mattina, presso la Sala Marconi di Radio Vaticana, la conferenza stampa di presentazione di BeWeb (Beni ecclesiastici in Web), il portale che rende disponibile a tutti il patrimonio dei beni culturali ecclesiastici delle Chiese italiane.

E’ intervenuto anche il vescovo Mariano Crociata, Segretario Generale della CEI, che ha affermato: “Il portale BeWeb costituisce un evento di grande rilievo che attesta l’impegno della Chiesa; una Chiesa al passo con i tempi che, grazie alle inedite opportunità offerte dall’ambiente digitale, si mette in dialogo con il mondo attraverso i propri beni culturali”. 

Riprendiamo di seguito il testo dell’intervento di mons. Crociata.

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«Il mondo in cui viviamo ha bisogno che la verità risplenda e non sia offuscata dalla menzogna o dalla banalità; ha bisogno che la carità infiammi e non sia sopraffatta dall’orgoglio e dall’egoismo. Abbiamo bisogno che la bellezza della verità e della carità colpisca l’intimo del nostro cuore e lo renda più umano».

Faccio volentieri mie queste parole di Benedetto XVI – pronunciate dal Papa in occasione dell’inaugurazione della mostra “Lo splendore della verità, la bellezza della carità” il 4 luglio dello scorso anno – convinto che si attagliano con singolare pertinenza a quanto andiamo a nostra volta a presentare.

Il portale BeWeb costituisce, infatti, un evento di grande rilievo che attesta l’impegno della Chiesa; una Chiesa al passo con i tempi che, grazie alle inedite opportunità offerte dall’ambiente digitale, si mette in dialogo con il mondo attraverso i propri beni culturali.

Con questa operazione la Chiesa in Italia testimonia l’interesse verso il proprio patrimonio, che per lo più afferisce alle Diocesi e, nello specifico, alle parrocchie; ne assume direttamente la gestione e la valorizzazione, con un’attenzione specifica alla sicurezza e al rispetto delle leggi dello Stato in materia di tutela e di conservazione dei beni culturali.

A questo proposito, è doveroso rilevare come il lavoro di inventariazione informatizzata di tali beni mobili di valore storico artistico – che costituisce la base fondamentale del nuovo portale – sia nato e  si sia sviluppato mediante accordi specifici stipulati tra la Conferenza Episcopale Italiana e il Ministero per i beni e le attività culturali fin dal 1996.

Del resto, la cura a custodire e inventariare il proprio patrimonio è un’attenzione che caratterizza da sempre la vita delle comunità cristiane. Va anche riconosciuto che nel periodo tra il dopoguerra e l’inizio degli anni 90, questa attività non sempre è stata oggetto di cura adeguata, almeno rispetto al patrimonio storico artistico, vedendola delegata di fatto allo Stato che l’ha condotta attraverso le Soprintendenze. In realtà, un’operazione a tappeto come quella realizzata dalle Diocesi e che oggi viene presentata non poteva essere in alcun modo delegata a terzi; poteva essere fatta solo da chi detiene la proprietà di tali beni. Questo non può in alcun modo significare una presa di distanza dalle Istituzioni civili, che anzi sono lieto di salutare con gratitudine nella persona di alcuni suoi rappresentanti. Proprio nell’ambito della collaborazione sancita dagli accordi con esse, le Diocesi italiane, una volta conclusa la campagna di inventariazione, consegnano copia dell’inventario alle Soprintendenze affinché queste possano utilizzarlo nel rispetto delle loro specifiche competenze.

In questa occasione sono contento di ringraziare pubblicamente l’Ufficio Nazionale per i beni culturali ecclesiastici per le modalità con le quali ha aiutato le Chiese particolari a rendersi protagoniste responsabili di questa attività, sostenendole in un impegno coerente e uniforme di tutela, conservazione, salvaguardia e valorizzazione del patrimonio culturale ecclesiastico, consentendo, a beneficio di tutti, la fruizione di informazioni, immagini e dati come mai nel passato era stato possibile.

Questa operazione, portata avanti dalla Chiesa, di fatto costituisce un contributo essenziale alla cultura italiana del nostro tempo, rendendo ancora più evidente al mondo intero il carattere particolare e unico della nostra nazione quanto a giacimenti di beni culturali. Va, infine, riconosciuto come essa sia stata resa possibile anche grazie ai contributi dell’“otto per mille” alla Chiesa cattolica. Gli inventari informatizzati realizzati dalle Diocesi attraverso équipes a questo dedicate (il più delle volte vi lavorano o vi hanno lavorato giovani professionisti specializzati, laureati in lettere, storici dell’arte, fotografi) usufruiscono, infatti, del contributo dell’“otto per mille” che aiuta a sostenere, almeno in parte, il non indifferente impegno finanziario necessario anche alla continua evoluzione del progetto e all’assistenza nei confronti degli operatori diocesani.

Vorrei concludere citando un passaggio dell’allora Cardinale Joseph Ratzinger, quando – alla vigilia della sua elezione al soglio di Pietro – riconobbe: «Tutti gli uomini vogliono lasciare una traccia che rimanga. Ma che cosa rimane? Il denaro no. Anche gli edifici non rimangono; i libri nemmeno. Dopo un certo tempo, più o meno lungo, tutte queste cose scompaiono. L’unica cosa, che rimane in eterno, è l’anima umana, l’uomo creato da Dio per l’eternità. Il frutto che rimane è perciò quanto abbiamo seminato nelle anime umane – l’amore, la conoscenza; il gesto capace di toccare il cuore; la parola che apre l’anima alla gioia del Signore» (Omelia della Missa pro eligendo romano Pontifice, 18 aprile 2005).

E che cosa sono se non segni di tutto ciò proprio i milioni di beni culturali – dai capolavori dell’arte fino ai manufatti di carattere artigianale – che alimentano il portale BeWeb? Segni, espressivi di una spiritualità che nei secoli ha plasmato la vita delle persone, la loro appartenenza ecclesiale, la società e la nostra stessa cultura; segni, che ancora ci provocano a relazionarci con il mistero del reale e con il suo significato più profondo per ciascuno di noi.

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ZENIT Staff

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