ROMA, giovedì, 22 novembre 2012 (ZENIT.org) – «La Chiesa si trova nella posizione privilegiata per affrontare la questione della globalizzazione. Essa è per sua natura un attore globale e ha specifiche responsabilità globali. È una Chiesa universale: vive praticamente in ogni angolo della Terra, anche se in proporzioni numericamente molto diverse, ed esercita la sua influenza sulla cultura economica e politica locale in modi differenziati da luogo a luogo».
È stata questa una delle riflessioni proposte dal Ministro per i Beni e le attività culturali, Lorenzo Ornaghi durante il convegno “Se vuoi la pace costruisci istituzioni di pace”, conclusosi ieri presso la Pontificia Università Lateranense.
L’iniziativa, promossa dall’Area internazionale di ricerca dell’Ateneo dedicata alla Caritas in Veritate, ha indagato il possibile contributo che la Dottrina sociale della Chiesa offre oggi all’edificazione di un ordine di pace. «La Dottrina sociale della Chiesa – chiarisce il promotore del convegno Flavio Felice – ci insegna che il vivere sociale, il relazionarsi tra gli uomini, è un relazionarsi tra figli nel comune Padre che condividono una comune vocazione: alla felicità, alla libertà, alla giustizia. Credo che la Dottrina sociale della Chiesa – aggiunge – offra in modo particolare una prospettiva, un’idea di uomo inconciliabile con qualsiasi soluzione di guerra».
La risonanza dell’Enciclica di Giovanni XXIII Pacem in terris nel pensiero politico è stata al centro dell’intervento di Ornaghi che ha spiegato come «un aspetto dell’indubbio progresso compiuto nel XX secolo consiste nell’aver compreso che il fautore di pace e di giustizia non può essere lo stato astratto, bensì l’uomo: le strutture di pace e giustizia, pertanto, devono essere imperniate sull’uomo e sulla famiglia umana”.
«È questo – ha ribadito – un messaggio altissimo che la Pacem in terris ci consegna in maniera limpida e lungimirante. Solo il primato dell’uomo e della famiglia umana possono nutrire una cultura di pace e giustizia che a sua volta si deve tradurre in politica di pace e giustizia, a cui cristianamente affianchiamo il perdono».
«L’Enciclica di Roncalli – ha concluso Ornaghi citando Benedetto XVI (e il suo Messaggio in occasione della XVIII Assemblea plenaria della Pontificia Accademica delle Scienze Sociali, 27 aprile 2012) – resta così «una straordinaria lettera aperta al mondo, un appello sentito di un grande Pastore, affinché la causa della pace e della giustizia venisse promossa con vigore in ogni settore della società, a livello nazionale e internazionale».