di Padre Mario Piatti,
direttore del mensile “Maria di Fatima”
ROMA, mercoledì, 21 novembre 2012 (ZENIT.org).- La celebrazione della odierna “memoria”, la Presentazione di Maria al Tempio, ricorda la data della dedicazione di Santa Maria Nuova, nel 543, chiesa edificata presso il Tempio di Gerusalemme. Questa festa, celebrata anche dai Cristiani d’Oriente, costituisce uno dei tanti legami, di Fede e di cultura, che strettamente congiungono “i due polmoni” della Chiesa, come li definì Giovanni Paolo II.
Maria Santissima, secondo la letteratura apocrifa (senza dubbio spesso fantasiosa e arricchita di elementi leggendari, ma utilissima per cogliere molti aspetti della vita e della devozione dei primi secoli cristiani e per la definizione o la conferma di alcuni dogmi, come quello della Assunzione) fu condotta, ancora bambina, al Tempio, perché ivi prestasse il suo servizio, a gloria di Dio. Ne parla, naturalmente, il Protovangelo di Giacomo e i successivi Vangelo dello Pseudo-Matteo e il Libro sulla Natività di Maria. Dice il Protovangelo (VII-VIII) che Maria, a tre anni, fu condotta al Tempio: “Qui l’accolse il sacerdote, il quale, baciatala, la benedisse dicendo: Il Signore ha glorificato il tuo nome per tutte le generazioni; in te alla fine dei tempi il Signore manifesterà la sua redenzione per i figli d’Israele. Poi la pose sopra il terzo gradino dell’altare e il Signore Dio fece scendere su di lei la sua grazia… I suoi genitori se ne andarono pieni di ammirazione, ringraziando il Signore Dio perché la bambina non si era voltata indietro. Così Maria restò nel Tempio, allevata come una colomba e riceveva il cibo dalla mano di un angelo”.
Al di là della storicità del racconto e dei vari particolari, ingenuamente agiografici, raccolti negli scritti apocrifi, la Chiesa, accogliendo questa festa, ha voluto riconoscere il cammino, del tutto particolare, percorso dalla Vergine. Fin da piccola Ella appartenne totalmente a Dio, per la grandezza della missione affidatale dal Cielo. Immacolata, fu preservata dal contagio del male e conservò integro il Cuore, tutto e solo per il suo Signore, “senza voltarsi indietro”, senza ripensamenti o dubbi o incertezze, ma affidandosi generosamente e sempre a Iahvé. La Vergine Maria, proprio per la sua singolare vocazione, godette certamente di particolari privilegi, ma corrispose pienamente e liberamente al suo Signore, riservando la sua anima e tutta la sua persona per Lui solo.
Contemplando la sua innocenza e la fragranza del suo Cuore, fervido e ardente di amore verso Dio e sollecito per il bene di ogni uomo, siamo invitati, una volta di più, a riconoscere la grandezza di Dio, che opera nei semplici e nei piccoli le sue meraviglie.
Facciamo nostro il desiderio del Cielo di tutelare e proteggere il vero bene dei nostri figli, esposti spesso, già nei primissimi anni, alle insidie e agli inganni del mondo. Fin dalla più tenera età Dio dialoga con loro, nel linguaggio, a volte inesprimibile con le parole, dello Spirito. Il cuore di un bimbo è un giardino di Grazia che spesso l’uomo ignora e calpesta, mentre Dio lo irrora di soprannaturale rugiada, disponendolo a ricevere i suoi doni.
Guai a chi scandalizza anche uno solo di questi fratelli più piccoli! (Mt 18,6) ha detto il Signore.
L’educazione non inizia in età scolare, delegata poi a istituzioni a volte non più all’altezza della loro altissima missione. Addirittura fin dal grembo materno –non lo dice la Chiesa, lo afferma invece proprio la Scienza- un intimo scambio avviene tra quella creatura “in fieri” e la madre. Quel dialogo, fatto di premura e di affetto, seppure ancora inconsapevole per il bimbo, continua poi, dopo la nascita, tra le braccia della mamma e nei primi anni intreccia l’ “habitat” umanissimo, in cui quel piccolo fiore piano piano germoglia, vive, cresce. Ignorare tutti questi delicatissimi passaggi –iniziati nel grembo stesso della madre- significa, in qualche modo, disprezzare l’opera che Dio, silenziosamente e pazientemente, va ricamando, a beneficio di un suo nuovo figlio.
La Presentazione di Maria viene associata alla Giornata di preghiera per le Claustrali. Anime totalmente dedite, sull’esempio della Vergine, a Dio e alle cose di Dio, spinte dall’unica preoccupazione di piacere in tutto al loro Sposo e di essergli gradite, con l’offerta di tutta la loro vita.
La Clausura non è una prigione insensata, il luogo disumano in cui seppellire la propria voglia di vivere. È il prezioso giardino dove la Grazia coltiva i fiori più belli, preservandoli dalle minacce e dalla furia del mondo. È il luogo dove la Misericordia di Dio trova anime generose che nel silenzio, nella preghiera, nella comunione della vita fraterna accompagnano la nostra frenetica società, implorando per tutti luce, perdono, pace.
Benedette siano queste anime, che in un’epoca soffocata dal materialismo e confusa dal relativismo imperante ci testimoniano, immerse nel Mistero, ancora una volta, il primato assoluto dell’Eterno; la priorità della contemplazione; la necessità dell’ascolto dell’unica Parola che salva.
Esse ci attestano, con la loro vita, che Dio esiste e che “Lui solo basta”.