Welfare e società "accoglienti e sostenibili nel tempo" grazie alla famiglia

Sabato prossimo una giornata di studio organizzata dall’ISSR all’Apollinare

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ROMA, lunedì, 19 novembre 2012 (ZENIT.org).– “Ciò che si produce in famiglia è della più alta importanza per i destini e il welfare di una società”. Essa, infatti, “è il luogo privilegiato dell’amore gratuito, della reciprocità, del dono, dimensioni irrinunciabili dell’umano, che rendono le società accoglienti e sostenibili nel tempo”. Lo ha detto la prof.ssa Vera Negri Zamagni, aprendo la Giornata di studio “Costruire la famiglia: il lavoro e la festa”, organizza sabato 17 novembre dall’Istituto Superiore di Scienze Religiose all’Apollinare della Pontificia Università della Santa Croce.

Intervenendo su Lavoro maschile e femminile e incidenza sulla famiglia, la professoressa dell’Università di Bologna ha sottolineato come “non ci debba essere subordinazione della famiglia al lavoro, ma nemmeno del lavoro alla famiglia”. Piuttosto occorre cerca un’armonia tra questi due strumenti della società “per poter permettere una vita felice”, dove “i talenti non sono seppelliti, ma fatti fruttare al meglio”.

Autrice insieme al marito Stefano Zamagni del libro Famiglia e lavoro. Opposizione o armonia? (Ed. San Paolo, 2012), la studiosa ha anche fatto riferimento al matrimonio che in quanto “punto di partenza, non di arrivo”, “ha il compito di impiantare la vita adulta nell’humus della condivisione” e perciò rappresenta “la premessa per una vera fioritura della persona”. Infatti, è proprio nella vita matrimoniale “che si realizzano al meglio le capacità individuali degli sposi, così come si moltiplicano le loro risorse economiche”.

La proposta finale è molto chiara: occorre “un’alleanza tra famiglia e lavoro per vincere le sfide poste dalla rapidità dei cambiamenti tecnologici ed economici di questi nostri tempi”, comprese quelle provenienti da “persistenti vizi del genere umano, che generano conflitti e recessioni”.

Il secondo intervento della Giornata è stato affidato al Rev. Ugo Borghello, che ha riflettuto su La festa nella vita familiare. “La società industriale è portata a concepire la festa come riposo dal lavoro, spostando il fine della vita sul guadagno, sul successo operativo”, ha esordito il sacerdote. In realtà, “il riposo fisico solleva certamente anche il corpo, ma il riposo è quello dello sposo con la sposa, per coltivare i veri fini della vita”. Ad esempio, celebrando le feste cristiane della famiglia, si è portati a vivere “con gioia e amichevolmente il legame di amore tra i coniugi, con i figli e con i parenti, aprendosi agli amici”. Così la festa diventa “tesoro prezioso per tutti, indispensabile e non soltanto utile, necessaria e mai facoltativa”. Se essa decade, “si perde il cuore della vita si spegne l’amore”.

Della festa – ha aggiunto don Borghello – “occorre cogliere i valori di celebrazione dei doni divini, della fruizione della creazione, della creatività, dell’amicizia disinteressata, ma soprattutto il valore di ogni persona e dei vincoli di amore familiare, parentale, sociale”. Essa “fa emergere alla coscienza e alla vita personale e sociale il bene divino e umano, personale e comune”. Il primo luogo di questa realtà è proprio la famiglia e se è vero che “il matrimonio implica parecchi doveri e sacrifici”, il segreto dell’amore in questo legame, “più che nelle virtù personali sta nelle virtù relazionali”. E queste ultime “hanno molto a che vedere con la festa, col fare ‘casa’, con la bellezza del ‘noi’, che emerge sui singoli ed è il vero bene posto nel cuore della società”.

L’amore vero, che è capace di reggere “di fronte alle manchevolezze degli altri”, è l’unico che può permettere “il sorriso sereno nel turbinio della vita, il portato festivo anche nel cuore della ferialità” e “nel mezzo dei compiti educativi, professionali, parentali”, ha concluso Borghello.

La Giornata si è conclusa con la tavola rotonda su Armonizzare famiglia, festa e lavoro: buone pratiche aziendali e… familiari,a cui hanno preso parte Francesco Limone (Consorzio ELIS), Claudio Paoletti (ENI), Amedea Pennacchi (Gruppo Ferrovie dello Stato) e Marco Quintiliani (psichiatra).

Dal confronto è emerso che il mondo del lavoro italiano dovrebbe arrivare ad acquisire, come già avviene in Europa, che i lavoratori non sono individui isolati, slegati da legami familiari, ma che proprio il doppio impegno sui fronti della famiglia e del lavoro, che riguarda sia uomini che donne, ha ricadute benefiche in termini di intensità e ottimizzazione dei tempi della professione.

Si è parlato anche di iniziative che nascono da un nuovo sguardo sul lavoro femminile, e in particolare sulla maternità, che presenta non solo i noti aspetti negativi per l’organizzazione aziendale, ma anche ricadute positive in termini di incremento di potenzialità delle donne lavoratrici e del loro contributo all’azienda.

L’iniziativa nasce all’interno del corso biennale “Amore, Educazione, Famiglia” (http://www.pusc.it/issra/corso-amore-educazione-famiglia) promosso dall’ISSRA, che intende offrire i fondamenti teologici, antropologici e psicologici della visione cristiana del matrimonio e della famiglia, per poi affrontare in un clima partecipativo anche gli aspetti più pratici della vita coniugale e dell’educazione dei figli.

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ZENIT Staff

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