di Paolo Lorizzo*
ROMA, sabato, 10 novembre 2012 (ZENIT.org).- Disquisire sull’importanza di una figura storica come quella di Leone da Volterra (anche se la città di origine non è una certezza) rappresenta un’impresa ardua. Spesso al centro di dibattiti storico-religiosi (non sempre accettati da chi considera gli avvenimenti storici come unico dogma da seguire) e legato a notizie spesso tra loro contrastanti, tranne per il suo zelo riguardante l’ortodossia, papa Leone I detto Magno, rappresenta indubbiamente una delle figure più importanti della Chiesa Cattolica, un cardine su cui è stato fondato più di un millennio e mezzo fa l’impero dottrinale cristiano.
L’anniversario del 10 novembre, oltre a ricordare la sua Santità, pone all’attenzione dei Fedeli l’importanza del ruolo che egli ha ricoperto per la crescita della Chiesa Romana in un’epoca segnata dal crollo dell’Impero Romano d’Occidente e dalla forte crisi dogmatica che investiva quello d’Oriente, in un susseguirsi di ribellioni ai dettami della chiesa di Pietro, soprattutto derivanti dall’azione di Presbiteri, Diaconi e Chierici. Egli testimoniò con parole ed azioni il suo rifiuto al Manicheismo, considerandola un’eresia a tutti gli effetti e combattendola con inchieste e ‘sollevazioni’ popolari incitando i fedeli alle denunce di adepti e simpatizzanti.
I manichei ebbero a Roma vita breve. In oriente riuscirono a trovare terreno fertile fino al XIV secolo mentre a Roma scomparvero già nel corso del V secolo, non solo grazie all’azione ‘di eliminazione’ di papa Leone I ma anche per un decreto emanato dall’imperatore Valentiniano III che stabiliva sette punizioni per tutti quei manichei che non abiuravano la loro fede.
L’8 luglio del 445 lo stesso imperatore emise un editto, caldeggiato ed anzi probabilmente suggerito dallo stesso pontefice, in cui si prevedeva la supremazia di Roma, riconoscendo il primato del Vescovo di Roma su tutta la Chiesa. Tutte le decisioni pontificie erano considerate legge e chi le contravveniva era considerato perseguibile, in quanto ritenuto traditore. Questo mise fine alle intemperanze e alla ribellione di alcune chiese provinciali (in particolare quella della Gallia con Ilario di Poitiers) che si riconoscevano l’autorità della Chiesa Romana ma pretendevano di ritagliarsi uno spazio altrettanto rilevante, mettendo in pericolo, di fatto, l’unità della Chiesa metropolita.
La grande azione conservatrice di Leone I, sia in termini del controllo organizzativo che della disciplina morale, ha portato ad ottenere il controllo della Chiesa in un periodo in cui le invasioni barbariche imperversavano ovunque portando distruzioni e confusione. La grande energia profusa da questo pontefice ha impedito una disgregazione dei valori ecclesiastici, prendendo una posizione decisa sul problema riguardante la confusione Cristologica, impedendo alla Chiesa Occidentale di entrare in un vortice fatto di dubbi ed incertezze cosi come invece accaduto a quella Orientale.
Grande fu la sua azione conservatrice del territorio romano. Incontrò personalmente Attila re degli Unni nel 452, riuscendo a convincerlo a non marciare su Roma. L’incontro si svolse nei pressi di Mantova, avviando importanti negoziati col re unno, che la tradizione vuole colpito dalla grande personalità del pontefice a tal punto da accettare le sue condizioni e ritirarsi. E’ però probabile che Attila, oltre ad essere colpito dalla personalità di Leone I, si convinse di accettare il pagamento di un forte tributo, soluzione gradita da entrambe le parti. Sfortunatamente, quanto era riuscito contro gli Unni non avvenne contro i Vandali di Genserico. Nel 455 infatti, nonostante ebbe la promessa da parte degli invasori che avrebbero risparmiato vite umane, Roma fu saccheggiata e depredata per due settimane.
Sono noti numerosi interventi atti al restauro e alla ristrutturazione dei monumenti allora presenti. Leone Magno fece costruire una basilica al di sopra della tomba di papa Cornelio lungo la via Appia, restaurò la basilica di San Pietro e realizzò importanti restauri presso la Basilica di San Paolo fuori le Mura (in particolare restaurò il tetto danneggiato da un fulmine) e sotto di lui, ad opera di Galla Placidia, venne realizzato lo splendido mosaico dell’Arco di Trionfo della Basilica.
La sua morte, avvenuta il 10 novembre del 461 rappresenta la fine di un ciclo per la conservazione unitaria della Chiesa ma al tempo stesso una sua crescita in termini dottrinali. Il suo insegnamento ha dato il via al mantenimento di alcuni principi che ancora oggi fungono da fondamenta per la gestione dell’unitarietà di pensiero ecclesiastico.
Venne inizialmente sepolto nel vestibolo di San Pietro sul Vaticano, ma nel 688 papa Sergio I decise di traslarne il corpo spostandolo all’interno della basilica, erigendovi sopra altare. Attualmente Leone Magno riposa sotto l’altare della cappella della Madonna della Colonna, qui definitivamente traslati nel 1715, pur restando all’interno della Basilica.
* Paolo Lorizzo è laureato in Studi Orientali e specializzato in Egittologia presso l’Università degli Studi di Roma de ‘La Sapienza’. Esercita la professione di archeologo.