di Antonio D’Angiò
ROMA, sabato, 10 novembre 2012 (ZENIT.org).- Il 9 novembre 1972, esattamente quaranta anni fa, in un garage di Soveria Mannelli, nella presila catanzarese, Rosario Rubbettino dava vita alla omonima Casa Editrice. Per celebrare questo anniversario, Rubbettino pubblica le opere di quattro autori che rappresentano quel pensiero liberale che è stato il principale filone del proprio lavoro editoriale: Luigi Einaudi, Karl Popper, Ludwig von Mises e Rosario Romeo.
Questa mini collana, denominata “i gioielli”, è composta dalla tesi di laurea di Popper; da alcuni scritti inediti di Einaudi all’interno dei quali si confronta con il pensiero economico di Keynes; l’analisi del periodo storico tedesco prima dell’avvento del nazismo di von Mises e infine alcuni saggi sulla storia d’Italia curati dallo storico Rosario Romeo.
Tra queste opere abbiamo selezionato quella dello storico siciliano Rosario Romeo. L’autore, nato in Sicilia nel 1924 (e morto a Roma nel 1987), ha approfondito nel suo percorso non solo storiografico, ma anche culturale e politico, le idee di Nazione, Risorgimento e Liberalismo. Ha insegnato all’Università di Roma, è stato rettore della Luiss ed ha contribuito in maniera importante alla divulgazione del pensiero e dell’opera di Renzo De Felice. Nel 1984 è stato eletto al Parlamento Europeo nelle liste Repubblicane – Liberali.
Questo libro, “Italia Mille Anni”, fortemente voluto nel 1981 dall’allora curatore della collana Quaderni di Storia, Giovanni Spadolini per la editrice Le Monnier, si esplicita in un duplice percorso contenutistico che ripercorre più di mille anni di storia italiana, prendendo in esame il periodo che va dalla caduta dell’Impero Romano d’Occidente sino, appunto, al 1981.
La prima parte, più divulgativa, è composta da quindici saggi brevi (mediamente di cinque pagine ciascuno) dove sono descritti gli eventi, via via sempre più ricchi di riflessioni personali, su “i regni barbarici, “l’età feudale”, “il Rinascimento”, “Il Risorgimento”, “l’era fascista” per arrivare sino a quella che lui chiama “la lunga crisi”, il periodo che si avvia con la fine degli anni ’60. Questi saggi sono integrati da una ricca e dettagliata cronologia (di quasi cinquanta pagine) la quale, partendo dal 476 e arrivando al 1981, evidenza i fatti storici più importanti.
La seconda parte, più di carattere scientifico, è composta da tre saggi che, sotto il titolo “Italia ed Europa: nazione e nazionalismo” approfondiscono rispettivamente il tema della coscienza nazionale sino alla prima guerra mondiale; il rapporto tra Nazioni e nazionalismo dopo la seconda guerra mondiale e, infine, le idee di Benedetto Croce sull’Europa.
Per i suoi legami con l’attualità, si pensi all’assegnazione del Premio Nobel per la Pace alla Unione Europea di poche settimane fa o anche la linea di frattura che sembra emergere tra paesi del nord e del sud Europa (Germania vs Grecia per gli aiuti economici) è certamente il saggio “Nazioni e nazionalismi dopo la seconda guerra mondiale”, quello con il quale il lettore può fare meglio tesoro del contributo di Rosario Romeo.
Questo saggio, presentato alla vigilia di importanti fatti nella storia del secondo dopoguerra (se pensiamo che nel 1981 si apre la presidenza Reagan, viene eletto Mitterand in Francia, Papa Giovanni Paolo I subisce un attentato in Piazza San Pietro e l’Italia, proprio con Spadolini, per la prima volta sperimenta un Presidente del Consiglio laico) analizzando la formazione e l’azione politica degli Stati dopo la conclusione del secondo conflitto mondiale, consegna al lettore una lucidissima riflessione sul concetto di “colpa collettiva” del popolo tedesco, concetto col quale i cittadini, i politici e gli intellettuali tedeschi hanno dovuto “fare i conti”.
In particolare la contrapposizione tra intellettuali di matrice liberale come Meinecke e Ritter, i quali ritenevano, come scrive Romeo, che “non tutta la millenaria storia tedesca potesse essere intesa solo come prologo al dodicennio nazista” ed altri, invece, che fecero riferimento alla posizione del filosofo Jaspers il quale, come riporta Romeo, “iniziò il suo atto di accusa contro la Germania, colpevole di aver subito il governo hitleriano responsabile dell’aggressione, e priva, dopo la resa incondizionata, di ogni di diritto nei confronti degli Alleati che non derivasse dalla loro clemenza, da attendere con animo modesto e pentito, e rinunciando per sempre a ogni velleità di rivincita.”
E, a evidente conferma del ruolo fondante della cultura negli anni di straordinari passaggi storici come sono quelli attuali, sono le parole dello storico Giuseppe Galasso contenute nella prefazione che sottolineano e valorizzano il contributo di Rosario Romeo: “(…) anche il comune lettore può agevolmente cogliere la sua sofferta maturazione di un’idea europea totalmente affrancata da velleità nazionalistiche, di cui egli vedeva un esempio in Croce (…) – uno di quei grandi spiriti che seppero farsi europei nell’animo e nella cultura prima ancora che si avviassero le soluzioni politiche che con vario successo sono state tendate dopo il 1945 – nel senso, ovviamente, dell’integrazione e poi della cultura europea”.
Un modo, per ricordare questo 9 novembre 2012, sia per i quaranta anni della Casa Editrice Rubbettino che per il ventitreesimo anniversario della caduta del Muro di Berlino.