Natura, contesto ed agenti della Nuova evangelizzazione (Seconda parte)

Traduzione italiana delle “Propositiones” 7 – 12 del Sinodo dei Vescovi

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CITTA’ DEL VATICANO, giovedì, 8 novembre 2012 (ZENIT.org) – Continua la nostra tradizione non ufficiale delle 58 Propositiones del recente Sinodo dei Vescovi sulla Nuova Evangelizzazione con le Proposizioni 7 – 12.

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Proposizione 7: LA NUOVA EVANGELIZZAZIONE COME UNA PERMANENTE DIMENSIONE MISSIONARIA DELLA CHIESA

Si propone che la Chiesa proclami la permanente dimensione missionaria globale della sua missione con lo scopo di incoraggiare tutte le Chiese particolari ad evangelizzare.
L’evangelizzazione può essere compresa sotto tre aspetti. In primo luogo, l’evangelizzazione ad gentes è l’annuncio del Vangeloa coloro che non conoscono Gesù Cristo. In secondo luogo,  essa anche include la continua crescita della fede che è la vita ordinaria della Chiesa. Infine, la nuova evangelizzazione si rivolge soprattutto a coloro che si sono allontanati dalla Chiesa.
In questo modo, tutte le Chiese particolari saranno incoraggiate a valorizzare ed integrare tutti i loro vari agenti e capacità. Allo stesso tempo, ogni Chiesa particolare deve avere la libertà di evangelizzare secondo le proprie caratteristiche e tradizioni, sempre in unità con la sua Conferenza episcopale o con il sinodo della Chiesa cattolica orientale.  
Tale missione globale risponderà all’azione dello Spirito Santo, come in una nuova Pentecoste, attraverso una chiamata lanciata dal Pontefice romano, invitando tutti i fedeli a visitare tutte le famiglie e a portare la vita di Cristo in tutte le situazioni umane.

Proposizione 8 : DARE TESTIMONIANZA IN UN MONDO SECOLARIZZATO

Noi siamo cristiani che vivono in un mondo secolarizzato. Mentre il mondo è e rimane la creazione di Dio, la secolarizzazione rientra nella sfera della cultura umana. Come cristiani non possiamo rimanere indifferenti al processo di secolarizzazione. Ci troviamo infatti in una situazione simile a quella in cui si trovarono i primi cristiani come tali dovremmo percepire questa situazione come una sfida ed una possibilità. Noi viviamo in questo mondo, ma non siamo di questo mondo (cfr. Gv 15,19; 17,11, 16). Il mondo è la creazione di Dio e manifesta il suo amore. In Gesù Cristo e per Lui, noi riceviamo la salvezza di Dio e noi siamo capaci di discernere l’evoluzione della sua creazione. Gesù ci apre di nuovo le porte, in modo che, senza timore, possiamo abbracciare con amore le ferite della Chiesa e del mondo (cfr. Benedetto XVI).
Nella nostra era attuale, che manifesta degli aspetti più difficili rispetto al passato, anche se siamo come “il piccolo gregge” (Lc 12,32), noi diamo testimonianza dell’annuncio evangelico della salvezza e siamo chiamati ad essere sale e luce in un mondo nuovo (cfr. Mt 5,13-16).

Proposizione 9: LA NUOVA EVANGELIZZAZIONE E LA PROCLAMAZIONE INIZIALE

Il fondamento di ogni proclamazione, la dimensione kerigmatica, la Buona novella, mette in risalto l’annuncio esplicito della salvezza. “Vi ho trasmesso dunque, anzitutto, quello che anch’io ho ricevuto: che cioè Cristo morì per i nostri peccati secondo le Scritture, fu sepolto ed è risuscitato il terzo giorno secondo le Scritture, e che apparve a Cefa e quindi ai Dodici” (1 Cor 15, 3-5).
La “prima proclamazione” è il luogo dove il kerigma,  il messaggio della salvezza del mistero pasquale di Gesù Cristo, è proclamato con grande potenza spirituale, tale da provocare il pentimento del peccato, la conversione dei cuori e una decisione di fede.
Allo stesso tempo, ci deve essere continuità tra la prima proclamazione e la catechesi che ci istruisce nel deposito della fede. Noi consideriamo necessario avere un Piano Pastorale di Proclamazione iniziale, che insegna un incontro vivo con Gesù Cristo. Questo documento pastorale fornirebbe i primi elementi di un processo catechetico, permettendo il suo inserimento nella vita delle comunità parrocchiali. I padri sinodali propongono che vengano scritte linee guida della proclamazione iniziale del kerigma.
Questo compendio includerebbe:
– insegnamento sistematico sul kerigma nella Scrittura e nella Tradizione della Chiesa cattolica;
– insegnamenti e citazioni di santi missionari e martiri nella nostra storia cattolica, che ci aiuterebbero nelle nostre sfide pastorali di oggi;
– qualità e linee guida per la formazione di evangelizzatori cattolici oggi.

Proposizione 10: DIRITTO DI PROCLAMARE E ASCOLTARE IL VANGELO

Proclamare la Buona novella e la persona di Gesù è un obbligo per ogni cristiano, fondato nel Vangelo: “Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo” (Mt 28, 19).
Allo stesso tempo, è un diritto inalienabile di ogni persona, qualunque sia la sua religione o la sua assenza di religione, di essere in grado di conoscere Gesù Cristo e il Vangelo. Questa proclamazione, data con integrità, deve essere proposta nel rispetto totale di ogni persona, senza alcuna forma di proselitismo.

Proposizione 11: LA NUOVA EVANGELIZZAZIONE E LA LETTURA ORANTE DELLA SACRA SCRITTURA

Dio ha comunicato se stesso nel Verbo incarnatosi. Questa Parola divina, ascoltata e celebrata nella Liturgia della Chiesa, in particolare nell’Eucaristia, rafforza interiormente i fedeli e li rende capaci di una autentica testimonianza evangelica nella loro vita quotidiana. I padri sinodali desiderano che la parola divina “diventi sempre più il cuore di ogni attività ecclesiale” (Verbum Domini, 1).
La porta alla Sacra Scrittura deve essere aperta a tutti i credenti. Nel contesto della nuova evangelizzazione, ogni opportunità per lo studio della Sacra Scrittura deve essere messa a disposizione. La Scrittura deve permeare omelie, catechesi e tutti gli sforzi per trasmettere la fede.
Considerando la necessità di familiarità con la Parola di Dio per la nuova evangelizzazione e per la crescita spirituale dei fedeli, il Sinodo incoraggia diocesi, parrocchie e piccole comunità cristiane a continuare uno studio serio della Bibbia e la Lectio divina, la lettura orante delle Scritture (cfr. Dei Verbum, 21-22).

Proposizione 12: DOCUMENTI DI VATICANO II

I padri sinodali riconoscono che l’insegnamento di Vaticano II come uno strumento vitale per trasmettere la fede nel contesto della nuova evangelizzazione. Allo stesso tempo, loro ritengono che i documenti del Concilio devono essere letti ed interpretati correttamente. Pertanto, vogliono manifestare la loro adesione al pensiero del nostro Santo Padre, papa Benedetto XVI, che ha indicato il principio ermeneutico della riforma nella continuità per essere in grado di scoprire in questi testi lo spirito autentico del Concilio. “C’è l’“ermeneutica della riforma”, del rinnovamento nella continuità dell’unico soggetto-Chiesa, che il Signore ci ha donato; è un soggetto che cresce nel tempo e si sviluppa, rimanendo però sempre lo stesso, unico soggetto del Popolo di Dio in cammino […] Ma ovunque questa interpretazione è stata l’orientamento che ha guidato la recezione del Concilio, è cresciuta una nuova vita e sono maturati frutti nuovi” (Benedetto XVI, Discorso alla Curia Romana, 22 dicembre 2005). In questo modo, sarà possibile rispondere alla necessità di rinnovamento richiesto dal mondo moderno e, allo stesso tempo, preservare fedelmente la natura della Chiesa e della sua missione.  

[Traduzione a cura di Paul De Maeyer]

[Domani, venerdì 9 novembre, uscirà la traduzione delle Proposizioni 13-18. Mercoledì 7 novembre sono state pubblicate le Proposizioni 1 – 6]

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ZENIT Staff

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