di Nieves San Martín
ROMA, lunedì, 5 novembre 2012 (ZENIT.org) – Il volume Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico più che un libro, è la sorprendente testimonianza degli autori che lo hanno scritto: Enza Annunziata, medico oncologo, e Rinaldo Paganelli, sacerdote dehoniano, entrambi di Roma.
Dall’esperienza di molti anni al limite dell’umano a Pachacamac, Villa El Salvador, in Perù, i due autori hanno sperimentato la reale presenza di Cristo nella carne e nel sangue nei “più piccoli del Regno”.
Pachacamac è, infatti, un insieme di baracche, alla periferia di Lima, realizzate con i materiali più poveri: plastica, legno, cartone, fogli di lamiera, che, in modi e in tempi diversi, Rinaldo e Enza hanno ripetutamente visitato. Condividendo le due esperienze è nata l’idea di raccogliere in un libro le emozioni personali, i pensieri e le azioni per dar voce a quelle piccole e ultime realtà e consegnarle ai lettori italiani, dove filo conduttore è la parabola del Buon Samaritano.
Ogni riga sembra essere scritta con il sangue, dimostrando come davvero gli autori abbiano dato tutta la loro vita a questa esperienza. Ora, dopo anni, sono pronti a parlare della realtà delle tante persone che hanno incontrato che li ha profondamente trasformati, come suggerisce il sottotitolo Ricevere da chi si incontra.
ZENIT li ha intervistati per chiedere loro del libro, della loro esperienza e delle riflessioni forti, frutto delle preghiere e della contemplazione delle facce dei “crocifissi” di oggi in America Latina.
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Come è nata l’idea di questo libro?
Enza: L’idea del volume è nata dalla ricchezza dell’esperienza vissuta sia nella corsia dell’ospedale, sia tra le strade di Pachacamac. Quando si riceve un dono che coinvolge tutta la vita e la cambia dalle radici, questo dono non può essere tenuto stretto solo per sé, ma ha bisogno di essere condiviso. Quando la Parola si incarna in un quotidiano fatto di incontri, di sorprese, di gratitudine, di sofferenza, si cerca di vivere in una dimensione contemplativa in cui Parola e parole si intrecciano. Allora la parabola del samaritano è divenuta un po’ il pane spezzato del nostro condividere.
Nel libro ci sono alcune affermazioni molto forti. Esse sono il risultato di un pensiero personale, di un incontro nella preghiera o di un’esperienza maturata?
Rinaldo: Ci siamo sentiti trascinati dentro le situazioni delle persone che abbiamo incontrato. Ricordandole non ne abbiamo fatto delle immagini da guardare, ma presenze capaci di incontrare la storia di chi legge e di richiamare attenzione. Ognuna ha un suo ruolo, assunto con discrezione e consegnato con rispetto da parole che siamo riusciti a conservare vere, perché libere, sincere e attente alle realtà di chi ci ha regalato un pezzo della sua storia.
Rinaldo: La nostra sensibilità si è mescolata senza difese, e mentre le pagine si riempivano della vita incontrata, abbiamo scoperto che stavamo regalando le cose più vere e profonde che c’erano dentro di noi. Quando si prova a raccontare quello che vivono gli altri c’è la fortuna di scoprire il bello che abita la loro vita e che abita un po’ anche la nostra.
Enza: Le affermazioni che ci è sembrato di regalare ai lettori sono frutto di una fede che diventa vita e di una vita che si realizza per la forza della fede; sono frutto di un incontro profondo con i piccoli del regno, sono segno del cammino di viandanti che la vita ci dona tra la gioia e la sofferenza, la gratitudine e la solitudine, tra la condivisione e l’incomprensione.
In particolare, c’è una frase che ricorre spesso nelle pagine del libro: “I piccoli ci evangelizzano”. Cosa vuol dire questa espressione?
Rinaldo: I piccoli ci evangelizzano perché sempre manifestano qualcosa di nuovo, non sono mai scontati e invitano a trovare nuove attenzioni, gesti più veri, parole non consumate. Ci offrono la buona notizia che anche grazie a loro il nostro Dio non si è stancato di visitare la nostra storia.
Enza:I piccoli ci evangelizzano, perché non hanno pregiudizi. Sono creature a cui Dio rivela i misteri del regno, perché sono trasparenza del Padre, profeti umili coraggiosi, attraverso cui è possibile credere in futuro di speranza.
Come si collocano nel volume coloro che hanno creato ricchezza e occupazione per dare una spinta all’economia del Paese?
Enza: Nella nostra esperienza non abbiamo incontrato coloro che hanno creato ricchezza, che danno lavoro… abbiamo incontrato persone in cerca di una vita degna che nella miseria in cui vivono è difficile anche immaginare.
Rinaldo: Si è fatta concreta l’esigenza di non fermarci a raccontare il vissuto, ma di offrire attraverso la nostra solidarietà l’attenzione perché qualcuno incominci a sentire che la sua vita è visitata dal bene. In questo modo abbiamo scoperto che anche noi siamo quelli che hanno vissuto l’avventura di scendere da Gerusalemme a Gerico.
* Enza Annunziata, membro dell’associazione di fedeli laici dell’Istituzione Teresiana, è medico oncologo all’ospedale Cristo Re di Roma. Ha lavorato in Perù, sulle rive del fiume Napo nella giungla amazzonica in un progetto di salute della Teresiana nello sviluppo delle ONG PRODOCS (http://www.prodocs.info), in un gruppo di povere abitazioni nel deserto, portato lì dai piani di sfratto della capitale peruviana.
* Rinaldo Paganelli, sacerdote dehoniano, ha conseguito il dottorato in Catechetica e Pastorale Giovanile alla Pontificia Università Salesiana di Roma, e si dedica ora all’insegnamento catechetico. È, inoltre, direttore responsabile della rivista di Evangelizzare e ha realizzato numerose pubblicazioni di catechesi, catechetica e preghiere per la EDB, casa editrice dei padri del Sacro Cuore.
È possibile acquistare il libro su:
http://www.dehoniane.it/edb/cat_dettaglio.php/Uomo-scendeva-da-Gerusalemme-a-Gerico-Un-/?CAT=ME_S2&ISBN=80871&NomeCollana=Meditazioni.
[Traduzione dallo spagnolo a cura di Salvatore Cernuzio]