ROMA, domenica, 4 novembre 2012 (ZENIT.org).- Włodzimierz Rędzioch è riuscito ad intervistare Wanda Wojtasik Półtawska, una donna eroica che ha avuto un ruolo rilevante nel pontificato di Giovanni Paolo II.
Nell’intervista pubblicata da L’Osservatore Romano (2-3 novembre) la Półtawska racconta della terribile esperienza nel lager Ravensbrück dove venne destinata ad essere cavia per le “sperimentali” operazioni dell’équipe medica della vicina clinica per le SS diretta dal dottor Gebhard.
Sopravvissuta al lager visse anni di incubi: “quando qualcuno la chiedeva chi fosse, le veniva spontaneo rispondere: «Numero 7709»”.
Ha scitto l’autore dell’intervista: “né gli studi di medicina, né la filosofia e nemmeno il matrimonio e la vita familiare placarono le sue inquietudini. Finché non incontrò un uomo, un sacerdote che seppe capirla”.
Karol Wojtyła era il confessore di Wanda. Tutto iniziò perché lei era una giovane psichiatra impegnata nel consultorio per i giovani.
Nell’intervista racconta “Venivano da me in cerca di aiuto anche tante coppie in crisi. Subito mi resi conto che avevo bisogno di un sacerdote. Don Wojtyła si occupava di questo tipo di pastorale e così ha cominciato ad aiutarmi”.
“Durante la prigionia a Ravensbrück – racconta Wanda – vedevo i nazisti buttare i neonati nei forni crematori: mi ripromisi che, se fossi sopravissuta, avrei studiato medicina e difeso la vita. Nel 1956 nella Polonia comunista fu varata la legge sull’aborto. Io come medico, e lui come sacerdote (responsabile della pastorale dei medici) ne fummo impressionati. Iniziammo così un lavoro comune contro questa legge. L’impegno di salvare una vita nuova che sboccia cominciò allora ed è durato per oltre cinquant’anni. Nel 1967, con l’aiuto del cardinale Wojtyła, ho organizzato a Cracovia l’Istituto teologico della famiglia che ho diretto per 33 anni”.
In questo contesto la Półtawska conferma che Wojtyła diede il suo grande contributo nella preparazione all’encilcica di Paolo VI Humanae vitae.
il 24 dicembre 1978 Giovanni Paolo II le scrisse a Wanda: “Sei stata per me il mio esperto personale nel campo di Humanae Vitae. È stato così per più di vent’anni e questo bisogna continuare a mantenerlo”.
Sulla elezione a papa di Wojtyła la Półtawska racconta: “L’anno 1978 fu per tutti noi un anno particolare: io e la mia famiglia passavamo le vacanze insieme a lui in montagna. Il 6 agosto durante la prima colazione disse: «Non sogno mai niente, ma stanotte ho sognato Paolo VI che mi faceva segno». Lo stesso giorno abbiamo appreso dalla radio della morte di Papa Montini. Rimase con noi fino all’8 agosto, quando partì per Roma via Varsavia. Ma tornò dopo il conclave che scelse come Pontefice il cardinale Albino Luciani. A settembre arrivò la sorprendente notizia della morte del Papa appena eletto. Quando ci siamo incontrati a fine settembre ci disse: «Speravo di avere più tempo». Salutandolo gli chiesi: «Quale nome sceglierai da Papa?». Invece di lui, rispose mio marito: «È ovvio: Giovanni Paolo II». Lui invece non disse niente. Partì da Cracovia l’8 ottobre. Il nostro successivo incontro ebbe luogo a Roma: lui era già Papa Giovanni Paolo II. Vorrei aggiungere che tanti anni fa la mia mamma aveva profetizzato che lui sarebbe diventato Papa”.
Nella parte finale dell’intervista Włodzimierz Rędzioch chiede a Wanda: “Lei che per più di cinquant’anni ha colloborato con Karol Wojtyła potrebbe dirci quali erano gli scopi della sua missione pastorale da sacerdote, vescovo e Pontefice e se questi scopi sono stati raggiunti?
E la Półtawska risponde “La sua priorità pastorale era avvicinare l’uomo a Dio tramite l’amore del prossimo. E l’uomo impara ad amare nell’ambito del matrimonio e della famiglia. Giovanni Paolo II si sforzava allora di santificare la famiglia umana, di insegnare alla gente «l’amore bello» (così lo chiamava). È un compito senza fine. Perciò non si può dire che i suoi scopi sono stati raggiunti. In ogni caso io spero che la gente continuerà a studiare i suoi insegnamenti e a metterli in pratica”.
Ed ancora “In tanti si chiedono come mai Giovanni Paolo II attirava a sé tanta gente, anche le persone lontane dalla Chiesa.
È molto semplice: lui attirava la gente perché veramente amava tutti e la gente lo capiva e lo sentiva ricambiando l’amore e l’affetto”.
A cura di A.G.