ROMA, domenica, 4 novembre 2012 (ZENIT.org).

Lettura

Il più importante dei comandamenti è l’amore per Dio e per il prossimo, che vale più di tutti i sacrifici e di tutti gli olocausti. Questa è la via che conduce al Regno di Dio. Ancora una volta la liturgia della Parola ci ricorda che la vita cristiana è un cammino verso il Regno di Dio. Colpisce l’autorevolezza con la quale Gesù agisce e parla: Egli stesso è la via verso il Regno, Egli ne sarà il Re, con un sacrificio superiore, con un’offerta di se stesso, perfetta, eterna, definitiva (cfr. Lettera agli Ebrei). Ciò che viene da Dio deve essere custodito nel cuore, ascoltato e messo in pratica.

Meditazione

Partendo dallo “Shemà Israel” (“Ascolta, Israele”) Gesù manifesta al mondo la pienezza e il compimento della Prima Alleanza: il Regno di Dio si costruisce con la legge dell’amore. Non ci sono alternative a questo comandamento! La tentazione di costruire il Regno a partire da se stessi e dalle proprie idee, è purtroppo ricorrente e intrigante: spinge gli uomini a piegare il Vangelo ai propri convincimenti. Gesù diventa così socialista, o liberale, o monarchico, o repubblicano… E anche la Chiesa viene modellata per diventare conservatrice o progressista, secondo due categorie completamente inadatte a descriverla. Purtroppo, in molti al di fuori e all’interno di essa, la interpretano e la vivono così, limitatamente. Sapere che il peccato dell’uomo la soffoca in questo modo non significa accettare passivamente che da una parte o dall’altra si continuino a issare steccati e divisioni, con accuse violente e puerili, che scandalizzano, lasciando molti inquieti e attoniti. Riscoprire ogni giorno il comandamento dell’amore aiuterà a vivere rettamente la Chiesa. I cristiani sanno che devono essere tesi al futuro, perché la loro meta è l’Escaton, la pienezza definitiva che deve ancora venire, ma siccome il comandamento dell’amore è nuovo e antico, essi sanno pure che devono rimanere radicati nella Tradizione, affondando le radici della loro personale esistenza e della vita stessa della Chiesa, nel terreno fertile fecondato dal sangue dei Martiri e dalla testimonianza dei Santi. La vera Tradizione, dunque, quella dei Padri, non quella delle banalità e dei formalismi. Il tempo precario che oggi si sperimenta sottopone tutti a tensioni indicibili, e spinge a cercare qualcosa che sostenga, qualcosa a cui appoggiarsi: quella roccia è Cristo dalla quale scaturisce la sorgente che disseta e dà speranza.

Preghiera

Spirito Santo, portatore di Pace, costruttore d’amore, insegnaci a fissare le nostre fondamenta sulla roccia che è Cristo, ad abbattere gli ostacoli delle divisioni e delle ostilità, affinché possiamo camminare verso la Gloria del Padre, vivendo e praticando quotidianamente l’Amore vero che hai portato nel mondo.

Agire

Medito attentamente sul brano della prima Lettera ai Corinzi 1,10-13.

Meditazione del giorno a cura di Don Mimmo Repice, tratta dal mensile Messa Meditazione, per gentile concessione di Edizioni ART. Per abbonamenti: info@edizioniart.it