ROMA, sabato, 3 novembre 2012 (ZENIT.org).
Lettura
L’insegnamento di Gesù sembra invitare a un freddo calcolo per il successo. In realtà, indica la strada della vera grandezza: prendere gli ultimi posti, perché è l’umiltà che permette all’uomo di accogliere il dono gratuito che Dio gli fa di se stesso. Per salire è necessario scendere, partire dal basso. Paolo desidera raggiungere Cristo e non ha paura di morire: questa è sua gioia. Vivere è Cristo e morire un guadagno. Quando si scopre l’essenziale, tutto il resto diventa secondario. L’umiltà non porta a scegliere il nulla, ma la pienezza, la vita in Cristo e la vita di Cristo.
Meditazione
Tempo fa ho letto una frase interessante: «Un buon carattere rende speciale la persona, il carisma la rende solare, ma è l’umiltà che la rende davvero unica». Indagando, scoprii che l’aveva pronunciata Madre Teresa, maestra di umiltà. Cos’è l’umiltà? È ascesi, cammino di progressione, trasformazione, fortificazione e accoglienza delle situazioni-limite proprie e altrui, come occasioni per imparare la condivisione. La consapevolezza dei propri limiti e l’assunzione delle proprie colpe è inutile senza un progetto di cambiamento e di rinascita spirituale. L’umiltà non è un atteggiamento della mente, ma è una questione di fatti, un invito a consumare la vita con pazienza, come Gesù, che non si è servito solo della cattedra, ma ha indossato il grembiule. Pur essendo nella Gloria, Egli è sceso, liberamente e di comune accordo con lo Spirito Santo e col Padre, per diventare servo (cfr. Fil 2). Non si è fermato all’Incarnazione, ma per tutta la vita si è messo in ginocchio per lavare i piedi ed è giunto al punto estremo della morte, offerta e donata. All’estremità drammatica della sua esistenza lo raggiungono la Gloria del Padre e la Potenza dello Spirito Santo, afferrando e vivificando il suo corpo morto, risuscitandolo e innalzandolo per dargli il Nome al di sopra tutti i nomi. L’umiliazione è un passaggio verso la glorificazione. Non si tratta di un sentimento, ma di un servizio d’amore, che non contempla secondi fini.Umiltà fa rima congratuità ed è sorella dellacarità: chi cerca il tornaconto personale nasconde il suo servizio dietro la maschera dell’ipocrisia, ma l’inganno viene scoperto, soprattutto dalle anime sensibili e buone che sanno riconoscere la presenza della cattiveria e hanno il coraggio di denunciarla.
Preghiera
La stola ed il grembiule sono quasi il diritto ed il rovescio di un unico simbolo sacerdotale. Sono come l’altezza e la larghezza di un unico panno di servizio: il servizio reso a Dio e quello offerto al prossimo. La stola senza il grembiule resterebbe semplicemente calligrafica. Il grembiule senza la stola sarebbe fatalmente sterile(Servo di Dio Tonino Bello).
Agire
Offrirò un gesto di condivisione e una preghiera di ringraziamento per la possibilità donatami di fare del bene.
Meditazione del giorno a cura di Don Mimmo Repice, tratta dal mensile Messa Meditazione, per gentile concessione di Edizioni ART. Per abbonamenti: info@edizioniart.it