di Luca Marcolivio

MILANO, giovedì, 31 maggio 2012 (ZENIT.org) – I bambini stranieri in cerca di famiglia sono in numero impressionante e non meno alto è il numero delle famiglie desiderose di adottarli. Ciononostante le adozioni internazionali si registrano in diminuzione negli ultimi anni.
Un paradosso che si spiega molto facilmente: troppa burocrazia e costi insostenibili.

Lo denuncia l’Associazione Amici dei Bambini (AiBi), che a tale scopo ha lanciato una proposta di riforma della legge 184/83 che regola le adozioni internazionali, illustrata stamattina in una conferenza stampa presso gli stand di Fieramilanocity, in occasione dell’Incontro Mondiale delle Famiglie.

Il presidente di AiBi, Marco Griffini, ha esordito illustrando alcuni numeri: “Dal 2006 al 2011, i decreti di idoneità all’adozione internazionale, concessi alle coppie italiane dai tribunali dei minori, sono calati da 6.273 a 3.179: un crollo del 49%, accompagnato da un calo di disponibilità ad adottare del 32% avvenuto nel solo quadriennio 2006-2010”.

Se il trend negativo prosegue a questi ritmi, c’è il rischio che le adozioni internazionali raggiungano quota zero entro il 2020.

L’iter burocratico per l’adozione di un bambino straniero può arrivare fino a 48 mesi, mentre i costi arrivano a 30mila euro per ogni pratica.

Dall’altro lato, ogni anno si registrano 5 milioni di abbandoni di minori, mentre, secondo i dati UNICEF, sarebbero 168 milioni i minori che nel mondo vivono fuori dalla famiglia.

La proposta di legge di AiBI, è affiancata da una campagna di sensibilizzazione che si avvale di uno spot televisivo, girato da Andrea Cecchi e prodotto da BCube, di un messaggio radiofonico e di quattro annunci stampa multi-soggetto in stile call to action.

Il video di BCube riprende una bambina abbandonata, impegnata a tavola in una conversazione di fantasia con un papà e una mamma desiderati ma inesistenti e si conclude con il grido della piccola: “non lasciatemi sola!”.

Tra gli slogan: “Vuoi un figlio? Non spendere un euro. Adottalo”; “Vuoi un figlio? Non sentirti in colpa. Adottalo”.

Il manifesto promosso da AiBi si articola in sei proposte principali:
a) Non più selezione ma accompagnamento: la coppia è una risorsa da valorizzare.
b) Eliminazione delle competenze dei Tribunali per i Minorenni e celerità dell’iter con l’introduzione di termini perentori.
c) Drastica riduzione del numero di enti autorizzati grazie all’innalzamento dei requisiti organizzativi in Italia e all’estero per ottenere economie di scala, al fine di ridurre i costi.
d) Istituzione dell’Ambasciatore delle adozioni internazionali, al fine di inserire l’accoglienza dei minori stranieri nella politica estera dell’Italia.
e) Adozione ai single per i bambini speciali (gruppi di fratelli, disabili, bambini con più di 7 anni d’età).
f) Kafala, affido internazionale e adozione del nascituro.

La logica è permettere l’adozione davvero a chiunque e non soltanto ai più ricchi, con gratuità delle adozioni internazionali per le fasce meno abbienti, “senza andare a pesare di un solo euro sul bilancio dello Stato”, ha precisato Griffini.

Va vinta anche, secondo il presidente di AiBi, “una cultura sociale e giudiziaria di natura inquisitoria che vede le coppie aspiranti come degli egoisti, pronti a tutto pur di avere un figlio. In realtà adottare dovrebbe essere la cosa più naturale del mondo. È forse un giudice che può stabilire se due genitori sono idonei ad adottare o no?”.

Molto più che un semplice testimonial dell’iniziativa è Max Laudadio, inviato speciale di Striscia la notizia, che ha iniziato ad occuparsi del problema alcuni anni fa, realizzando un servizio sul blocco delle adozioni internazionali in Romania.

“AiBi mi ha invitato a conoscere la realtà dell’infanzia abbandonata in Romania e in Moldavia – ha raccontato a ZENIT, il popolare inviato televisivo -. Vidi bambini con lo sguardo che ti diceva: ‘portami a casa, non ne posso più. Ne rimasi sconvolto… A quel punto ci mobilitammo per cambiare la logica e le leggi sull’adozione”.

“L’adozione – ha proseguito Laudadio – dovrebbe essere una cosa bella, invece in Italia è mortificata dalla burocrazia. Di famiglie intenzionate ad adottare ce ne sono tante ma quando devono attendere tempi infiniti, costi insostenibili, e infine dinieghi di cui è difficile spiegare il perché, è chiaro che qualcosa va cambiato”.

È proprio a causa degli ostacoli legali e burocratici che in Italia si effettuano meno adozioni internazionali che all’estero. “Gli italiani sono un popolo meraviglioso: sono tantissime le famiglie che desiderano adottare – ha commentato Laudadio – e io ne ho intervistate parecchie. Finché la burocrazia crea problemi sulle cose  un conto ma quando c’è di mezzo la vita di una persona, è una follia, si arriva al limite della cattiveria”.

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Per sottoscrivere il manifesto dell’AiBI per una Legge dell’Adozione Internazionale è possibile cliccare sulla pagina web ad essa dedicata: http://www.aibi.it/ita/sostieni-aibi/verso-una-nuova-legge-sulle-adozioni-internazionali/