Appello di Caritas Europa sul ricongiungimento familiare

Diffusa una dichiarazione congiunta dell’organismo e di 19 altre ONG

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ROMA, martedì, 15 maggio 2012 (ZENT.org) – Per Caritas Europa, è “inaccettabile” che la Commissione europea stia chiudendo un occhio sul fatto che vari Stati membri dell’UE non si sono ancora adeguati alla direttiva europea sul ricongiungimento familiare. Lo rivela una dichiarazione congiunta resa pubblica oggi a Bruxelles dall’organismo e da 19 altre ONG.

Secondo il comunicato, la Commissione è al corrente della situazione già dal 2008 quando un rapporto di valutazione aveva richiamato l’attenzione sul mancato recepimento della direttiva.

Per questo, si legge nella dichiarazione, Caritas Europa chiede alla Commissione europea di avviare procedure di infrazione contro gli Stati membri che non si stanno ancora adeguando alle vigenti norme europee.

Si tratta in particolare – prosegue il comunicato – per quanto riguarda le agevolazioni ai fini dell’ingresso, dei requisiti eccessivi per il ricongiungimento familiare, la proporzionalità delle misure di integrazione e delle condizioni materiali aggiuntive, e delle prove requisite per i beneficiari di protezione internazionale.

“Caritas Europa considera la famiglia un valore inalienabile che corrisponde alle esigenze più profonde e alla dignità della persona”, si legge. “Inoltre, il ricongiungimento familiare è un diritto tutelato dall’articolo 8 della Convenzione Europea sui Diritti dell’uomo e dall’articolo 7 della Carta dei Diritti fondamentali dell’UE”, ricorda il comunicato.

Quindi, Caritas Europa chiede alla Commissione europea e agli Stati membri di affrontare i seguenti 8 punti:

– rimuovere gli ostacoli pratici al ricongiungimento familiare;

– rendere i tempi di attesa e la durata delle procedure il più breve possibile;

– valutare la proporzionalità e l’accessibilità alle misure di integrazione per il ricongiungimento familiare;

– trasformare uguaglianza e proporzionalità nei principi guida di qualsiasi condizione materiale o abitativa;

– beneficiari di protezione sussidiaria devono godere delle stesse norme favorevoli dei rifugiati;

– chiarire che il limite di età minima per gli sposi dovrebbe essere la maggiore età e rivalutare come combattere i matrimoni forzati;

– chiarire la definizione di membri familiari e di parenti a carico che hanno diritto al ricongiungimento familiare sulla base di proporzionalità e non-discriminazione;

– garantire l’accesso al permesso di soggiorno per lavoro autonomo/indipendente.

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ZENIT Staff

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