Migranti: non c’è alternativa alla “cultura dell’incontro”

I massimi dirigenti di Caritas Italia e Fondazione Migrantes commentano il XXV Rapporto Immigrazione e smentiscono sia in atto una “invasione inarrestabile”

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La “cultura dell’incontro” è ciò che da sempre caratterizza la Caritas e la Fondazione Migrantes. La presentazione del XXV Rapporto Immigrazione curato dai due enti ha fornito l’occasione per esplicitare una volta di più un principio che, di certo, non nasce con papa Francesco ma che lui stesso ha contribuito a rilanciare con visioni e linguaggi nuovi.
Oggi, questo tipo di cultura si declina in modo particolare nell’incontro con lo straniero, fondandosi su una identità ‘aperta’ che annulla le chiusure e le distanze.
“La cultura dell’incontro non si fonda su un’identità che pensa di affermarsi nella difesa e nella separazione – ha affermato il presidente della Fondazione Migrantes, monsignor Guerino Di Tora -. L’identità non è una relazionalità possessiva. Una società che non riconosca come debba la sua nascita e crescita nell’incontro e non dalla salvaguardia di una chimerica identità pura cade nell’illusione e muore. Un’identità chiusa è un inferno”.
Scendendo nel concreto, monsignor Di Tora ha indicato il “mondo del lavoro” e “dell’impresa” come il luogo in cui costruire una cultura dell’incontro con gli immigrati, poiché la ricerca di lavoro è quasi sempre la principale causa del loro arrivo.
Pertanto, la cultura dell’incontro si alimenta di fattori come “la legalità, il contratto, il rispetto dei diritti dei lavoratori, l’attenzione alla sicurezza sul lavoro, una mobilità che non si traduca solo in precarietà, la partecipazione sindacale”, ha aggiunto il presule.
Non va trascurata, però, la realtà familiare dei migranti: in tal senso, ha ammonito Di Tora, ritardare il ricongiungimento familiare “significa ritardare processi di inclusione sociale e di integrazione”.
Il presidente di Migrantes ha quindi indicato nella “scuola”, nell’“oratorio”, nella “società sportiva” e nell’“associazione”, altri possibili luoghi di integrazione, auspicando anche l’avallo di strumenti come la “cittadinanza per i minori” o “l’allargamento dell’esercizio del voto”.
Da parte sua, il direttore generale di Migrantes, monsignor Giancarlo Perego, ha riportato alcuni dati che sembrano smentire chi, già 25 anni fa, parlava di “invasione inarrestabile”. Nel 1991, infatti, il primo Rapporto Immigrazione accertò la presenza di circa 356mila persone, mentre nel 2015, la crescita annuale è stata di sole 11mila unità, con i “primi cali” in particolare nel Nord Est, nelle Marche e in Umbria.
Eppure, nonostante l’evidente “perdita di attrazione” da parte del nostro Paese, “si continua a parlare di ‘invasione inarrestabile’ in riferimento a 130.000 richiedenti asilo e rifugiati accolti nelle diverse città e regioni del nostro Paese: falsificazioni che impediscono ancora una adeguata politica dell’immigrazione”, ha sottolineato monsignor Perego.
Con 5 milioni di immigrati o figli di immigrati che “stanno diventando sempre più una componente strutturale per la crescita del nostro Paese”, l’Anno della Misericordia, si presenta come un incentivo ulteriore per la cultura dell’incontro che, come indica papa Francesco nella Evangelii Gaudium, incoraggia a “rinnovarsi” ma senza “confondersi”, né “disorientarsi”.
L’integrazione, dunque, come testimoniano le esperienze delle chiese regionali, descritte in quasi 200 pagine su 500 del Rapporto Caritas/Migrantes “non solo è possibile ma è l’unica strada – ha ribadito Perego -. Diversamente si alimenta conflittualità, divisione, violenza, povertà: parole che non possono preparare un futuro per i ragazzi e i giovani dell’Italia e dell’Europa”.
Per il direttore di Caritas Italia, monsignor Franco Soddu, “l’immigrazione è il fenomeno sociale più importante del nostro tempo”, quindi “deve diventare strutturale in tutti gli ambiti sociali”, a partire dalla “scuola”, in maniera tale che non si scivoli “nel pregiudizio positivo o negativo, nel folklore, oppure nella mera cronaca, legata purtroppo ad attentati terroristici o tragici naufragi”.
Su fronte del lavoro, ha aggiunto monsignor Soddu, è opportuno “eliminare tutte le disparità di tipo economico e sociale che ancora limitano fortemente la condizione dei cittadini stranieri” e che, in molti casi, li “costringono a condizioni di grave e inaccettabile sfruttamento”.
Altra misura da adottare, secondo il direttore della Caritas Italiana, monsignor Franco Soddu, dovrebbe essere l’“abbassamento delle tasse per i rinnovi dei permessi di soggiorno e per l’inoltro della domanda di cittadinanza, attualmente  troppo elevati rispetto alla media europea”.
“L’Intercultura non è folklore, ma è una seria politica di costruzione di una società integrata e armoniosa, che è nelle mani di tutti noi”, ha poi concluso monsignor Soddu.
 
 
 
 
 
 

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Luca Marcolivio

Roma, Italia Laurea in Scienze Politiche. Diploma di Specializzazione in Giornalismo. La Provincia Pavese. Radiocor - Il Sole 24 Ore. Il Giornale di Ostia. Ostia Oggi. Ostia Città (direttore). Eur Oggi. Messa e Meditazione. Sacerdos. Destra Italiana. Corrispondenza Romana. Radici Cristiane. Agenzia Sanitaria Italiana. L'Ottimista (direttore). Santini da Collezione (Hachette). I Santini della Madonna di Lourdes (McKay). Contro Garibaldi. Quello che a scuola non vi hanno raccontato (Vallecchi).

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