di Salvatore Cernuzio e H. Sergio Mora
ROMA, lunedì, 14 maggio 2012 (ZENIT.org) – Una calorosa accoglienza ha dato il benvenuto alla statua itinerante della Madonna di Fatima, giunta ieri, domenica 13 maggio nella Capitale. La prima tappa nella basilica di San Giovanni in Laterano, dove un concerto e la recita del santo rosario hanno voluto omaggiare la Madonna “pellegrina”, prima di iniziare la celebrazione della Santa Messa presieduta dal cardinale vicario, Agostino Vallini.
“Questa è l’ottava edizione e come ogni anno, il 13 maggio, riceviamo qui a Roma la statua della Madonna di Fatima nella giornata del pellegrino in collegamento video con il Santuario di Fatima”, ha dichiarato a ZENIT, l’amministratore delegato dell’Opera Romana Pellegrinaggi, padre Caesar Atuire.
“Quest’anno, a causa anche della crisi – ha proseguito – molte persone non sono riuscite a visitare il Santuario di Fatima, e quindi noi dell’Orp abbiamo lanciato un’idea in tutti i social network di internet: «Chiunque abbia un’intenzione da chiedere alla Madonna, la scriva e ce la invii». In due settimane sono arrivate 720 richieste da oltre 20 Paesi, che abbiamo messo poi in una busta ai piedi della Madonna”.
A concludere l’evento, il cardinal Vallini, il quale ha invitato i presenti a prendersi due impegni: il primo a favore di tutti quei giovani “che si sentono scoraggiati perché vedono negare il loro diritto a costruirsi un futuro da tante difficoltà”, affinché “nella famiglia dove vivono possano trovare testimonianze di amore e di speranza”.
Il secondo, invece, a favore dei piccoli. “Insegniamo a pregare – ha detto – cominciando dai bambini piccoli, nelle case, dovunque si vive, e proseguendo con i ragazzi, gli adolescenti, i giovani, perché la preghiera è un raggio di sole che ci fa trovare l’amore infinito per Dio”.
“Non lasciate mai la Santa Messa della domenica”, ha esortato poi il Cardinale Vicario, aggiungendo: “non dispensatevi con facilità e poi venite magari solo a pregare la Madonna di Fatima. Chiediamo anzi alla Vergine di Fatima di aprirci il cuore e suscitare in noi, in questo tempo di Pasqua, il desiderio di una vita santa”.
Dalla Basilica Lateranense, la statua di Maria si è poi spostata nella parrocchia di Santa Maria delle Grazie alle Fornaci, dove resterà fino a domenica 20 maggio. Grandi manifestazioni di gioia hanno accolto l’arrivo di Maria, portata a spalla da alcuni giovani parrocchiani.
Applausi e canti sono, infatti, risuonati nel piazzale della parrocchia, a due passi dal “Cupolone”, prima che la Madonna facesse il suo ingresso nella Chiesa, dove ad attenderla, oltre ai numerosi fedeli, c’era monsignor Benedetto Tuzia, vescovo ausiliare per il settore Ovest di Roma, intervistato da noi di ZENIT subito dopo la celebrazione.
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Eccellenza, nella sua omelia, lei ha affermato che le parole pronunciate dalla Vergine a Fatima nel 1917 non si rivolgono soltanto ai tre pastorelli a cui è apparsa, ma, ancora oggi, a tutti noi. In che modo si può considerare attuale il messaggio della Madonna di Fatima?
Mons. Tuzia: La sua attualità si evidenzia nelle grandi ispirazioni che esso ha comunicato. Sono ispirazioni, infatti, che sottolineano i bisogni del nostro tempo: innanzitutto la pace, reclamata in tanti piccoli o grandi eventi; poi la conversione, ovvero la capacità di rinnovarci e di non essere prigionieri di situazioni che non vanno. Queste situazioni, di fatto, non sono solo negative, ma impediscono il nostro cammino verso Dio, l’essere noi stessi nelle forme più alte e più nobili. Soprattutto il messaggio di Maria è un invito alla preghiera, che è il sostegno di tutta la nostra azione, il grande servizio che facciamo per il mondo.
Riguardo a tali situazioni negative, lei nell’omelia ne ha nominata una in particolare: la paura. La paura sembra essere, infatti, un elemento caratteristico della società di oggi: basti pensare alla paura dell’altro o alla paura dei giovani per il futuro. In che modo la Madonna può essere un aiuto a superarla?
Mons. Tuzia: La paura si supera con la consapevolezza che il Signore è con noi e questo, la presenza di Maria, ce lo ricorda costantemente. Lei stessa l’ha vissuto, quando l’Arcangelo Gabriele l’ha invitata a non aver paura di prendere certe decisioni perché “il Signore è con te”. Quindi anche per noi, l’ispirazione ad assumere un atteggiamento di speranza deve venire dal credere veramente che il Signore è con noi. La Vergine, in questo cammino, si fa nostra compagna di strada e ci dice: “Guardate, sono accanto a voi! Non siete soli a dover risolvere i vostri problemi, ma avete la mia forza e la mia intercessione”.
A tal proposito, il Santo Padre, nell’Udienza generale di mercoledì scorso, ha esortato i giovani a non abbandonare, soprattutto in questo mese mariano, la preghiera del Rosario….
Mons. Tuzia: Infatti! Il Rosario purtroppo è interpretato come una pratica ripetitiva. E forse è vero, è ripetitivo! Ma lo è allo stesso modo con cui si è ripetitivi mentre si dialoga con il proprio amato, nel senso che le parole e le espressioni sono sempre le stesse – “ti amo, ti voglio bene, ecc” – perché vogliono confermare i nostri sentimenti. Celebrare, quindi, le lodi di Maria attraverso la preghiera del Rosario, è un modo per affermare, istante dopo istante, i nostri sentimenti di amore e di fede verso questa Madre misericordiosa.
Si può dire, quindi, che sia fondamentale pregare il Rosario?
Mons. Tuzia: Non solo è importante, ma è anche bello! Spero che soprattutto i giovani, abituati oggi a preghiere più spontanee ed entusiastiche, possano riscoprire la bellezza di questa forma di preghiera. Il Rosario, infatti, con la sua ripetitività, è come se “dettasse il ritmo”, scandisse in maniera ordinata il “respiro” della nostra vita.