di Mario Spinelli
ROMA, sabato, 17 dicembre 2011 (ZENIT.org).- Michel e Marie-Claire sono una matura coppia affiatata e serena, con figli e nipotini. Lui è operaio e dirigente sindacale sul posto di lavoro, lei è moglie, mamma e nonna fiera e realizzata.
Ma c’è la crisi, e Michel a 50 anni suonati perde il posto e si ritrova disoccupato, con poche chances di trovare un altro lavoro alla sua età. I figli e gli amici, per consolarli gli regalano un viaggio in Tanzania, ma due malviventi mascherati irrompono in casa loro e li rapinano, portandosi via pure biglietti e vouchers per l’Africa….
Michel e sua moglie, che fin dall’inizio erano due personaggi positivi e luminosi, continuano a maturare e a crescere lungo tutto il film, approdando nel finale a delle scelte rare e superiori umanamente ed eticamente.
La crisi non è di questo o quel Paese, come si sa, ma è mondiale e specialmente europea. Dopo Grecia, Italia, Spagna e Portogallo, sembra che anche per la Francia siano arrivati giorni meno rosei sul piano economico-sociale. Ce lo conferma l’ultimo film del cinquantottenne Robert Guédiguian, il Ken Loach transalpino, che dopo gli ultimi lavori, il sentimentale Marie-Jo e i suoi due amori (2002) e Le passeggiate al Campo di Marte (2004), una “celebrazione” di Francois Mitterrand, torna con le Nevi del Kilimangiaro alla prediletta epopea proletaria, “cantata” nei suoi film precedenti, dall’esordio nel 1980 (Dernier été) al 2001 A l’attaque!
La storia, che non c’entra nulla con il libro di Ernest Hemingway, si svolge nell’ambiente operaio di Marsiglia, città natale del regista, già sfondo di altre sue pellicole. Michel e Marie-Claire sono una matura coppia affiatata e serena, con figli e nipotini. Lui è operaio e dirigente sindacale sul posto di lavoro, lei è moglie, mamma e nonna per scelta e full time , non pentita ma anzi fiera e realizzata.
Ma c’è la crisi, e Michel a 50 anni suonati perde il posto e si ritrova disoccupato, con poche chances di trovare un altro lavoro alla sua età. I due affrontano con coraggio e fiducia le nuove difficoltà, circondati dal caldo affetto della famiglia e degli amici, che per consolarli gli regalano un viaggio in Tanzania, ai piedi del Kilimangiaro e delle sue nevi, appunto.
Ma l’entusiasmo dura poco. Due malviventi mascherati irrompono in casa loro e li rapinano, portandosi via pure biglietti e vouchers per l’Africa. Per ovvie ragioni non possiamo riferire tutta la trama, che riserva ancora svolte, sorprese e colpi di scena. Diciamo solo che la scoperta dell’incredibile identità dei rapinatori, dopo il trauma iniziale e le prime naturali reazioni, metterà i due protagonisti in seria crisi (non coniugale, anzi i due si ritroveranno più che mai uniti e concordi) e li costringerà a interrogarsi e a riflettere a fondo sulla loro vita, i valori, il momento storico, la sofferenza, le ingiustizie, le difficoltà e spesso la disperazione degli altri.
Michel e sua moglie, che fin dall’inizio erano due personaggi positivi e luminosi, continuano a maturare e a crescere lungo tutto il film, approdando nel finale a delle scelte rare e superiori umanamente ed eticamente. Diventano due eroi del nostro tempo.
Con Le nevi del Kilimangiaro Guédiguian ci dà forse la sua opera più ricca e matura, girata con levità e buon gusto, piena di delicatezza e di amore, non sdolcinato né sensuale ma profondo e autentico. Il regista dimostra in questo film che si può rappresentare la realtà, nel modo più crudo, senza volgarità o morbosità e che si possono trattare temi gravi e scottanti come la disoccupazione giovanile o la “guerra” generazionale, in questo caso all’interno della classe operaia, senza eclissare i valori e i modelli positivi, senza soffocare la speranza.
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Titolo Originale: Les neiges du Kilimandjaro
Paese: FRANCIA
Anno: 2011
Regia: Robert Guédiguian
Sceneggiatura: Robert Guédiguian, Jean-Louis Milesi
Produzione: AGAT FILMS & CIE, EX NIHILO, FRANCE 3 CINÉMA, LES FILMS DE LA BELLE DE MAI
Durata: 90
Interpreti: Jean-Pierre Darroussin, Ariane Ascaride, Gérard Meylan, Marilyne Canto, Grégoire Leprince-Ringuet