di Marialuisa Viglione
ROMA, sabato, 10 dicembre 2011 (ZENIT.org).- Non ci pensava minimamente Costanza Miriano a sottomettersi al marito il giorno del suo matrimonio, nonostante il velo. A febbraio ha pubblicato un libro “Sposati e sii sottomessa”, un successo, 15mila copie vendute i primi mesi e ora in ristampa, edito da Vallecchi.
La giornalista del tg3, 40enne madre di quattro figli, spiega il suo successo in un’intervista a Zenit.
“Mi sono resa conto che l’unica via per un matrimonio felice è la sottomissione della sposa al marito. Nel senso che la donna nella famiglia è il sostegno che accoglie, fa star bene, aiuta. E’ la base su cui poi si regge tutto”.
Hai messo il velo quando ti sei sposata, simbolo di sottomissione nel catechismo della Chiesa cattolica?
“Sì. Ma in realtà non ci pensavo affatto. Ero imbevuta della mentalità corrente: autonomia, autoaffermazione, successo personale. E’ rara infatti la consapevolezza che il Vangelo ci dice come siamo davvero (non la tv o i giornali). E’ la natura che lo dimostra. Se servi, sai farti da parte, accogli tuo marito, stai zitta e non cerchi di essere sempre protagonista, sei felice. L’ho sperimentato nella mia famiglia”.
E tu ce la fai?
“Certo è difficile. E’ un percorso. Ma ne vale la pena perché quello che conta è essere felice”.
Il tuo libro è frizzante, divertente, umoristico, pur con suggerimenti di livello profondissimo?
“Avevo iniziato a scrivere e mio marito mi disse: che pizza. Allora ho capito che noi cristiani dobbiamo dimostrare di essere felici, non essere dimessi. Mi sono ispirata a due scrittrici umoristiche di successo Jean Kerr e Erma Bombeck, che ridono su se stesse. Credo che l’umorismo sia essenziale anche per far passare concetti fondamentali della vita”
E’ stato quindi uno sforzo questa scrittura così “simpatica” e piena di quotidianità che viviamo tutti?
“Certo uno sforzo meditato. Noi cattolici dobbiamo uscire dal recinto dei perdenti. In quanto figli di Dio dobbiamo andare orgogliosi. Per questo ho adottato un linguaggio che comunichi gioia”.
Perchè dici che a volte i cattolici rischiano di sembrare perdenti?
“Il diavolo utilizza sempre lo stesso trucchetto, dalla mela in poi. E cioè vuole farci credere questo: Se accetti di essere creatura sarai infelice. Invece non è vero. E’ proprio accettando la nostra condizione di figli che troviamo la nostra natura e quindi la felicità”.
Il tuo libro è sotto forma di lettere alle amiche?
“Sì, ho solo cambiato qualche connotato. I destinatari sono amici vari. Ho spedito le lettere via email e mi dicevano di continuare a scrivere”.
Hai avuto un grande successo, il libro piace e non solo ai cattolici. Eppure i tuoi messaggi sono quelli del Vangelo, della Chiesa e del catechismo. A cosa attribuisci il successo?
“Non credo di aver detto cose nuove. Solo in modo nuovo”.
Perché?
“Penso a certi film dove la donna madre è depressa. Invece vado orgogliosa di essere sposa madre. E’ la mia identità. La mitologia imperante invece è: affermati, imponiti, realizzati, abbi successo. Non mi riconosco in Claudia Pandolfi nel film “Quando la notte” della Comencini. E’ depressa e cambia uomo. Puoi essere felice perfino con tuo marito”.
Sei sicura?
“I difetti ce li abbiamo tutti e con la convivenza emergono. Se li si sanno affrontare si diventa vincenti. E’ bello superare le difficoltà insieme. L’ho provato”.
C’è una parte dedicata ai bimbi. Perché?
“Mi sono trovata con la difficoltà di essere madre. Nei secoli è stato più naturale. Oggi non esistono modelli. Una volta le madri si dedicavano meno ai figli, con affettuosa trascuratezza. Ora li mettiamo al centro. Ma non sappiamo bene, abbiamo perso le coordinate: non sappiamo chi siamo. Dovremmo reimparare dalle nostra madri, che non si facevano problemi. Ricordo mia nonna quanto fosse sconvolta dal quanto mi dedicavo ai figli. Non invito a trascurare i figli, ma a essere più naturali, a saper dire di no.
Noi madri e padri non abbiamo più il coraggio di dare frustrazioni ai figli. E ciò porta un po’ di confusione soprattutto nei bambini. Il bambino non sa nulla del mondo. Lo deve esplorare, conoscere. In una stanza senza muri un cieco va in panico si perde. Con i muri, le regole, cerca di orientarsi, è rassicurato.
All’inizio il capriccio, ma poi finisce e il bimbo è rassicurato. L’errore è non saper essere ferme e non dare frustrazioni”.
Come amare e farsi amare di più dal consorte?
Rendersi amabili, accoglienti, docili, mostrare le proprie fragilità. E non parlare troppo. Per sfogarsi è meglio un’amica, meglio ancora confidarsi con il Signore, non certo con il marito. Oppure se proprio si vuole fare un rimbrotto aspettare il giorno dopo. Glielo dirò domani”
Ma le tue sono istruzioni per l’uso?
“Assolutamente no. Non voglio essere fraintesa: non sono strategie, nè tecniche di manipolazione. Ma desiderio di essere leali, mettersi al servizio. A lui fa piacere: lo faccio”
Libro godibilissimo, simpatico, umoristico e teologico. Da leggere. Per tutti donne e anche uomini. Single e sposati. Per chi è in cerca dell’anima gemella e per chi è sposato da anni. Per chi ha paura a formare una famiglia e chi non sa come gestire tanti figli.
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