di padre Angelo del Favero*

ROMA, giovedì, 8 dicembre 2011 (ZENIT.org).- Gv 1,6-8.19-28

Venne un uomo mandato da Dio: il suo nome era Giovanni. Egli venne come testimone per dare testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui. Non era lui la luce, ma doveva dare testimonianza alla luce. Questa è la testimonianza di Giovanni, quando i Giudei gli inviarono da Gerusalemme sacerdoti e levìti a interrogarlo: “Tu, chi sei?”. Egli confessò e non negò. Confessò: “Io non sono il Cristo”. Allora gli chiesero: “Chi sei dunque? Sei tu Elia?”. “Non lo sono”, disse. “Sei tu il profeta?”. “No”, rispose. Gli dissero allora: “Chi sei? Perché possiamo dare una risposta a coloro che ci hanno mandato. Che cosa dici di te stesso?”. Rispose: “Io sono voce di uno che grida nel deserto: Rendete diritta la via del Signore, come disse il profeta Isaia.(…)

In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete, colui che viene dopo di me: a lui io non sono degno di slegare il laccio del sandalo””.

1 Ts 5,16-24

Fratelli, siate sempre lieti, pregate ininterrottamente, in ogni cosa rendete grazie: questa infatti è la volontà di Dio in Cristo Gesù verso di voi.

Non spegnete lo Spirito,(…) Il Dio della pace vi santifichi interamente, e tutta la vostra persona, spirito, anima e corpo, si conservi irreprensibile per la venuta del Signore nostro Gesù Cristo”.

Is 61,1-2.10-11

Io gioisco pienamente nel Signore, la mia anima esulta nel mio Dio, perché mi ha rivestito delle vesti di salvezza, mi ha avvolto con il mantello della giustizia, come uno sposo si mette il diadema e come una sposa si adorna di gioielli”.

Con l’insistenza di chi si sta rivolgendo ad uno smemorato, i Giudei interrogano il Battista: “Tu, chi sei?..Chi sei, dunque?” (Gv 1,19.21); e, quasi non avesse coscienza della propria identità, Giovanni risponde: “Io non sono,..non lo sono,..no” (Gv 1,20.21).

Felice dimenticanza di sé!

La memoria del Precursore è perfetta, la sua coscienza è vigile, ma lo sguardo del suo cuore è fisso in un’unica direzione, l’imminente venuta dello Sconosciuto: “In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete, colui che viene dopo di me. A lui non sono degno di slegare il laccio del sandalo” (Gv 1,27).

Il gesto del sandalo dice la sottomissione sponsale dell’amore, e ci autorizza a mettere oggi sulle labbra di Giovanni anche il canto nuziale uscito secoli prima dalla bocca di Isaia: “Io gioisco pienamente nel Signore, la mia anima esulta nel mio Dio,..come uno sposo..e come una sposa...” (Is 61,10).

Sì, l’austerità severa del Battista non deve trarre in inganno: la sua è la vita più felice che si possa immaginare.

Da quando si trovava nel grembo di sua madre (Lc 1,44), Giovanni possiede la gioia personale di Gesù, quella che il Signore dona sempre ai suoi discepoli fedeli (Gv 15,11).

Uno di questi, proclamato beato da Benedetto XVI pochi mesi fa, è il beato J. H. Newman. In un romanzo a sfondo autobiografico, Newman sembra delineare anche il ritratto di Giovanni Battista:

Si sentiva posseduto da una forza sublime e sovrumana, che sembrava capace di trapassare le montagne e di camminare sul mare. Intorno a lui regnava l’inverno, ma dentro si sentiva come se fosse primavera, quando tutto è nuovo e luminoso. Capiva di aver trovato ciò che non aveva mai cercato, perché non aveva mai saputo che cosa fosse, ma che gli era sempre mancato – un’anima congeniale alla sua. Non era più solo al mondo” (J. H. Newman, Perdita e guadagno, II. 20).

Ecco l’Avvento, ecco il Natale, ecco Gesù che viene a portare la sua gioia!

L’uomo era smarrito e solo, come la pecorella del Vangelo finita tra i rovi. Il Dio trinitario che ci ha creato sapeva bene che la solitudine è l’angoscia più dolorosa e pericolosa per l’uomo, fatto a Sua immagine per la gioia di ricevere e donare l’Amore.

L’uomo è “persona, cioè“spirito, anima e corpo” (1 Ts 5,23), essenzialmente disposta all’amore, ma quanto è difficile l’accoglienza reciproca!

Creato con una coscienza capace di riconoscere la verità, e un cuore capace del dono sincero di sé, l’uomo incontra ovunque menzogna ed egoismo, a partire dal proprio peccato. Ecco l’analisi realistica di Newman:

Dio ha concepito che fossimo semplici, e noi siamo irreali; Egli ha inteso che non pensassimo alcun male, e migliaia di associazioni mentali cattive, frivole o indegne accompagnano ogni nostro pensiero. (…) E perciò accade che l’intera struttura della società sia così artificiale; (…) Nessuno intende dire esattamente ciò che dice, poiché le nostre parole hanno perso il loro significato genuino, e nemmeno un Angelo potrebbe utilizzarle naturalmente, perché essendo ogni mente differente da qualsiasi altra, esse non hanno alcun significato definito” (J. H. N., Sermoni, VII.18).

Newman ha conosciuto ed incontrato nella Chiesa cattolica lo Spirito di Dio, divenuto Coscienza della sua coscienza. Così Gesù divenne Suo amico intimo, “un anima congeniale alla sua”.

Questa espressione fa intendere la totale sintonia dei cuori, la perfetta risonanza degli affetti: due occhi ed un solo sguardo, due corde e la stessa nota, un canto e la stessa gioia.

Ecco la fonte pura e inestinguibile della felicità che Gesù è venuto a portarci!

E’ venuto a portarci Se stesso, e Lui è l’Amore, la Gioia, la Vita. E’ venuto a portarci un Bambino e Sua Madre.

E’ a questo che ci indirizza anche Paolo oggi, esortando ad essere “sempre lieti” (1 Ts 5,16), mediante una preghiera ininterrotta (17), la continua riconoscenza (18) e l’impegno di una vita irreprensibile (23).

E sembra sottintendere: “fate come me, lasciatevi afferrare da Cristo, considerate spazzatura tutto ciò che non è Lui, permettetegli di vivere in voi, non siate nemici della sua croce, innamoratevi della sua Parola. Allora niente e nessuno potrà togliervi dal cuore la sua e la vostra gioia”.

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* Padre Angelo del Favero, cardiologo, nel 1978 ha co-fondato uno dei primi Centri di Aiuto alla Vita nei pressi del Duomo di Trento. E' diventato carmelitano nel 1987. E' stato ordinato sacerdote nel 1991 ed è stato Consigliere spirituale nel santuario di Tombetta, vicino a Verona. Attualmente si dedica alla spiritualità della vita nel convento Carmelitano di Bolzano, presso la parrocchia Madonna del Carmine.