"In Myanmar i sacerdoti sono un riferimento per tutti"

Monsignor Pyone Cho, vescovo di Pyay, parla delle problematiche della Chiesa nel suo paese

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ROMA, mercoledì, 7 dicembre 2011 (ZENIT.org) – «La gente ha fiducia in noi, perché sa quanto la Chiesa è importante per lo sviluppo del Paese». Nella sua visita alla sede internazionale di Aiuto alla Chiesa che Soffre monsignor Alexander Pyone Cho, vescovo di Pyay, illustra le crescenti responsabilità della Chiesa cattolica in Myanmar.

«Il nostro impegno non è strettamente riservato ai fedeli – racconta il presule – e i rappresentanti del clero sono un punto di riferimento per tutti i cittadini». I cattolici birmani sono solo 25mila – appena il 3% della popolazione – ed è quindi soprattutto la maggioranza buddista a beneficiare del sostegno dei sacerdoti.

Nell’ottobre 2010 un ciclone tropicale ha devastato le regioni costiere del Myanmar occidentale, al confine con il Bangladesh, causando più di 160 morti e lasciando oltre 70mila persone senza una casa. Nei mesi successivi il contributo della Chiesa è stato determinante e da quel momento i birmani hanno riposto sempre maggiore fiducia nella comunità cattolica.

«Il nostro aiuto dopo il ciclone Giri – spiega il vescovo – ci ha aperto le porte di ogni villaggio». Monsignor Pyone riporta ad ACS il racconto del direttore della Caritas diocesana che ha assistito le famiglie delle vittime e gli sfollati fornendo cibo e beni di prima necessità.

«Gli aiuti – ribadisce il presule – sono stati offerti a tutti gli abitanti delle aree colpite, di qualsiasi credo».

In Myanmar, però, i cristiani sono ancora emarginati a causa della diffusa identificazione del Cristianesimo con l’Occidente, «la cui l’influenza è tanto temuta».  «La nostra religione è considerata straniera, ma la Chiesa è parte integrante della storia del Paese e lo dimostrano i trentaquattro preti birmani che operano solo nella nostra diocesi».

Monsignor Pyone stesso è originario della regione di Yangon, in cui si trova Pyay. La diocesi, che si estende a Ovest fino al Golfo del Bengala, è la seconda più povera dello Stato ma con una comunità cattolica in forte crescita. Lo scorso febbraio, quando si è insediato, monsignor Pyone ha individuato due obiettivi primari della pastorale: l’educazione dei fedeli e la formazione dei sacerdoti. «L’evangelizzazione – conclude il presule – presuppone una fede forte ed una conoscenza approfondita».

Nel 2010 Aiuto alla Chiesa che Soffre ha donato alla Chiesa birmana più di un milione di euro. Dopo il ciclone Giri, ACS ha contribuito notevolmente alla riparazione delle chiese e degli edifici distrutti e ha finanziato diversi progetti per la pastorale.

Numerosi gli interventi di costruzione e ricostruzione, tra cui l’edificazione della Cappella del Sacro Cuore di Gesù a Yihku Manhkam nella diocesi di Banmaw; e la costruzione di una struttura per il nuovo seminario minore dei missionari “Little Way” di Santa Teresa a Chaungkhua e di una nuova parrocchia a Cowbuk, entrambi nella diocesi di Hakha.

Per quanto riguarda la formazione si segnalano contributi a corsi di pianificazione familiare, a seminari sulla pastorale biblica e al ritiro spirituale e di formazione delle Suore della Riparazione. Si ricorda infine l’acquisto di veicoli per agevolare la pastorale e di macchinari agricoli.

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ZENIT Staff

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