ROMA, giovedì 1 dicembre 2011 (ZENIT.org) – In seguito ad una denuncia anonima, la superiora di un centro di Madre Teresa di Calcutta è stata arrestata nello Sri Lanka per “traffico di bambini”. A diffondere la notizia sono varie agenzie, fra cui Eglises d’Asie (EDA, 29 novembre), organo di stampa delle Missioni Estere di Parigi.
Suor Mary Eliza, superiora di una casa per bambini e ragazze madri gestita dalle Missionarie della Carità (MC) – più comunemente note come le “suore di Madre Teresa” – è stata arrestata il 25 novembre scorso con l’accusa di “vendita e traffico di bambini”. La suora è stata rilasciata lunedì 28 novembre su cauzione. Come riferito da AsiaNews (1 dicembre), la prima udienza – fissata per oggi – è stata rinviata al 15 dicembre.
Lunedì sera, Yvonne Fernando, giudice nella capitale Colombo, ha accettato la messa in libertà su cauzione (50.000 rupie, l’equivalente di circa 330 euro) di suor Eliza, Missionaria della Carità di nazionalità indiana e superiore del centro Prem Nivasa.
In attesa della prima udienza, la religiosa Suor Elisa è stata messa agli arresti domiciliari in un altro convento. Il suo passaporto è stato confiscato e neppure può lasciare il Paese. Una telefonata anonima, che accusa le suore di traffico di bambini, è stata all’origine dell’arresto, la prima di un membro della congregazione di Madre Teresa sin dalla sua fondazione.
Su ordine della National Child Protection Authority (NCPA), un organismo che risponde direttamente al presidente Mahinda Rajapaksa, suor Mary Eliza era stata arrestata dalla polizia nella notte del 25 novembre nel Prem Nivasa, l’ostello che le Missionarie della Carità gestiscono a Moratuwa, pochi chilometri a sud di Colombo.
Senza neppure avere il tempo di contattare un avvocato, è stata portata davanti ad un giudice di Wennappuwa (anche se l’istituto dipende dalla giurisdizione di Rawathawatta), il quale ha deciso la sua immediata carcerazione nel centro penitenziario di Welikada. Come ha rivelato padre Sunil De Silva sul sito dell’arcidiocesi di Colombo, numerose irregolarità hanno viziato l’arresto.
Solo pochi giorni prima, una telefonata anonima al numero verde per la protezione dei bambini ha accusato la comunità di essere coinvolta nel “traffico e vendita di bambini”. L’informatore anonimo avrebbe qualificato l’ostello una “fattoria di bambini” (EDA, 29 novembre). Il 23 novembre, la polizia ha fatto irruzione nella struttura e ha sottoposto tutti i residenti a un duro interrogatorio, portando via anche i registri.
Durante la perquisizione, 75 bambini, 32 donne incinte e alcuni stranieri (volontari e potenziali genitori adottivi) sono stati identificati. La polizia indagherà per garantire che gli stranieri presenti nel centro non fossero venuti “per rapire i bambini”. Suor Eliza, che nega le accuse, ha detto in tribunale che il centro di Prem Nivasa, come tutti i centri delle Missionarie della Carità, funziona sia come casa di accoglienza per future madri singole in difficoltà, sia come orfanotrofio per bambini in attesa di adozione, sempre nel massimo rispetto delle legalità e senza scambio di denaro.
“Non siamo mai state coinvolte in alcun traffico di bambini, che è totalmente incompatibile con la nostra fede! La nostra missione è di prendere cura dei bambini e delle ragazze madri”, ha dichiarato. La provinciale delle MC nello Sri Lanka, suor Johannes, ha dichiarato che sta lavorando a stretto contatto con il Department of Probation and Child Care Services (DPCCS), che ha riconosciuto ufficialmente il centro di Prem Nivasa come struttura destinata all’accoglienza di bambini adottabili “nel rispetto delle leggi del Paese”, nonché di ragazze madri. “Non abbiamo mai monetizzato le preziose vite di bambini e mai abbiamo ricevuto denaro per il nostro lavoro”, ha detto.
Prem Nivasa è un riferimento per le associazioni che operano nel campo delle adozioni di bambini in Sri Lanka. Ma con l’arresto di Suor Elisa, tutte le procedure sono state bloccate. Anche se finora la polizia non ha trovato alcuna prova a conferma delle accuse di traffico di bambini, il NCPA continua ad accusare le religiose di violare la legge. “Prem Nivasa è registrato come centro di accoglienza di bambini presso il DPCCS, e non come un ostello per ragazze madri”, insiste la presidente del NCPA, Anoma Dissanayake.
Il 28 novembre, il commissario di polizia Ajith Rohana ha detto a sua volta che “mettere incinta una minorenne viene considerato uno stupro e, di conseguenza, non informare le autorità del crimine costituisce colpa grave”. Da parte loro, le suore hanno dichiarato di non aver mai nascosto di accogliere nel centro oltre ai bambini anche ragazze madri in difficoltà.
Una madre appena quattordicenne, la quale ha partorito il 2 novembre, ha raccontato all’agenzia UCA News (25 novembre), che non ce l’avrebbe mai fatta senza l’aiuto delle suore. ”Mio cugino mi ha violentata e sono rimasta incinta. Continuerò i miei studi e voglio diventare medico per aiutare la gente”, ha detto la giovane.
Assieme ai residenti di Prem Nivasa, altre voci si sono levate per difendere l’azione delle suore, fra cui il noto pensatore buddhista A.T. Ariyaratne. Dando espressione alla sua “indignazione”, ha elogiato “le cure date con un amore immenso dalle sorelle ai bambini”. Queste dichiarazioni non sono state sufficienti a calmare il clamore mediatico attorno al “caso Prem Nivasa”, essendo la maggior parte dei media convinta della colpevolezza della religiosa.
Suor Eliza è stata persino accusata di “vendere il futuro del Paese agli stranieri per poche migliaia di rupie”. Mentre la superiora generale delle Missionarie della Carità, suor Prema, ha lasciato Calcutta il 27 novembre per lo Sri Lanka per seguire da vicino la vicenda, per padre Oswald B. Firth, ex superiore regionale per lo Sri Lanka degli Oblati di Maria Immacolata, oggi in Australia, parlare di bambini venduti riferendosi all’opera delle Missionarie è “pura spazzatura”.
“Conosco da tempo queste suore e svolgono un lavoro meraviglioso. Nel rispetto della Parola di Dio tolgono dalle strade i bambini abbandonati, offrono una casa alle giovani madri che non sanno dove andare, senza distinzione di religione, lingua o razza”, ha detto padre Firth (AsiaNews, 1 dicembre).
L’arcidiocesi di Colombo non ha rilasciato ancora alcun comunicato ufficiale. Secondo alcuni esponenti cattolici, proprio questo silenzio “sta provocando il male peggiore alle sorelle di Madre Teresa, lasciando spazio a inutili speculazioni della stampa scandalistica”.