Mc 1,1-8
“Voce di uno che grida nel deserto: “Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri”, vi fu Giovanni, che battezzava nel deserto e proclamava un battesimo di conversione per il perdono dei peccati. Accorrevano a lui tutta la regione della Giudea e tutti gli abitanti di Gerusalemme. E si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati. (…)
E proclamava: “Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo”.
Is 40,1-5.9-11
“Consolate, consolate il mio popolo – dice il vostro Dio -. Parlate al cuore di Gerusalemme e gridatele che la sua tribolazione è compiuta, la sua colpa è scontata (…).
Una voce grida: “Nel deserto preparate la via al Signore, spianate nella steppa la strada per il nostro Dio.(…)
Ecco, il Signore viene con potenza, il suo braccio esercita il dominio. Ecco, egli ha con sé il premio e la sua ricompensa lo precede. Come un pastore egli fa pascolare il gregge e con il suo braccio lo raduna; porta gli agnellini sul petto e conduce dolcemente le pecore madri”.
2 Pt 3,8-14
“Una cosa non dovete perdere di vista, carissimi: davanti al Signore un solo giorno è come mille anni e mille anni come un solo giorno.(…)
Il giorno del Signore verrà come un ladro; allora i cieli spariranno in un grande boato..(…) Perciò, carissimi,.. fate di tutto perché Dio vi trovi in pace, senza colpa e senza macchia.”.
*
ROMA, giovedì, 1 dicembre 2011 (ZENIT.org).- Benedetto XVI è tornato dal Benin pieno di vita, e ce l’ha voluta comunicare subito:
“In Africa ho visto una freschezza del sì alla vita, una freschezza del senso religioso e della speranza, una percezione della realtà nella sua totalità con Dio e non ridotta ad un positivismo che, alla fine, spegne la speranza. Tutto ciò dice che in quel Continente c’è una riserva di vita e di vitalità per il futuro, sulla quale noi possiamo contare, sulla quale la Chiesa può contare” (Udienza Generale del mercoledì, 23 novembre 2011).
Due giorni dopo (riportato da Avvenire del 26 novembre) i Radicali piemontesi, in occasione della “Giornata internazionale contro gli abusi sulle donne”, hanno messo in scena davanti alla Giunta regionale quattro uomini vestiti da babbo Natale, ognuno provvisto di un sacco pieno di confezioni di RU486, la pillola mortale che provoca l’aborto nella fase precoce della gravidanza.
Purtroppo i Radicali, e tutti coloro che approvano l’aborto, sembrano non volersi rendere conto che il più violento degli abusi dell’uomo sulla donna è proprio l’interruzione volontaria della gravidanza, comunque effettuata.
Il fatto (del tutto “incosciente”) di collegare il Natale con la RU486, può essere commentato per mezzo delle parole di Benedetto che ho riportato, integrate e modificate in senso negativo: nell’iniziativa dei Radicali di Torino si è vista la sclerosi ideologica del no alla vita, la corruzione del senso religioso e della speranza, l’incapacità di percepire la realtà nella sua totalità con Dio e non ridotta ad un positivismo che, alla fine, con la vita spegne anche la speranza. Tutto ciò dice che nella mentalità abortista c’è una riserva di morte per il futuro, sulla quale possono contare solo coloro che colpevolmente ignorano la verità del valore assoluto della vita umana, e non riconoscono né rispettano la vera libertà e dignità della donna.
Ogni ginecologo sa benissimo (e in realtà tutte le donne coinvolte lo sperimentano dolorosamente) che la RU486 è un veleno fatale, la cui somministrazione non rappresenta solo l’ingiustizia di un duplice atto di morte (fisica del bambino, spirituale e alle volte anche fisica della mamma), ma anche il rinnegamento e la falsificazione della deontologia medica; ed essendo uccisione premeditata, è causa di gravissima disgregazione morale della società civile.
La menzione di questo fatto di cronaca non mi sembra inopportuna, dato che l’Avvento è tempo di attesa e di preparazione alla nascita di un Bambino; al riguardo, trovo anzi dei messaggi specifici proprio nella liturgia di questa II Domenica.
Scrive infatti Pietro (seconda Lettura): “Una cosa non dovete perdere di vista, carissimi: davanti al Signore, un solo giorno è come mille anni e mille anni come un giorno solo..Il giorno del Signore verrà come un ladro; allora i cieli spariranno in un grande boato..” (2 Pt 3,8.10).
Ecco: la donna non dimenticherà più il giorno della RU486, vivesse mille anni, mille anni che saranno tutti come quel solo giorno infausto in cui il ladro diabolico, principale avversario della vita umana, ha cancellato la pace dal suo cuore di madre infrangendola come un boato i vetri di casa.
Ma Dio, amante della vita e ricco di misericordia, viene per parlare al cuore di ogni madre che ha abortito e dirle che la sua tribolazione è compiuta, perché viene per restituirle la pace nel Suo perdono.
Il profeta Isaia lo annuncia oggi con parole che illuminano e riscaldano il cuore:
“Consolate, consolate il mio popolo – dice il vostro Dio. Parlate al cuore di Gerusalemme e gridatele che la sua tribolazione è compiuta, la sua colpa è scontata” (Is 40,1-2).
Ne riconosciamo l’eco in quelle del beato Giovanni Paolo II: “Un pensiero speciale vorrei riservare a voi, donne che avete fatto ricorso all’aborto. (…)Non lasciatevi prendere dallo scoraggiamento e non abbandonate la speranza. Sappiate comprendere, piuttosto, ciò che si è verificato e interpretatelo nella sua verità. Se ancora non l’avete fatto, apritevi con umiltà e fiducia al pentimento: il Padre di ogni misericordia vi aspetta per offrirvi il suo perdono e la sua pace nel Sacramento della Riconciliazione. Vi accorgerete che nulla è perduto e potrete chiedere perdono anche al vostro bambino, che ora vive nel Signore” (Enciclica Evangelium vitae, n. 99).
Un annuncio davvero natalizio! Nel Bambino divino che viene, ogni bambino scomparso ritorna a sua madre, poiché egli vive nel Signore e il Signore è Gesù Bambino, che viene incontro ad ogni madre nel grembo di Maria, la Madre di tutte le madri. Il Bambino divino ha assunto in Lei la tenerissima carne di ogni concepito umano in ogni grembo.
Sì, è questa una profonda speranza per tutti (“tutta la regione di Giudea e tutti gli abitanti di Gerusalemme” – Mc 1,5), perché la forza di Dio sta tutta qui:“il Signore viene con potenza, il suo braccio esercita il dominio. Ecco, egli ha con sé il premio..porta gli agnellini sul petto e conduce dolcemente le pecore madri” (Is 40,10-11).
Questi agnellini sono tutti i bambini strappati dal grembo e raccolti direttamente dal Pastore sul suo petto, vicinissimi alle loro madri se solo queste vorranno farsi condurre dolcemente da Lui.
Avvento: Dio viene a portare la Vita, viene per riaccendere la speranza, viene per aiutare a dire sempre sì alla vita di un figlio, viene a ridonare vigore all’esistenza inaridita, a restituirle la freschezza del germoglio (Is 11,1).
—
* Padre Angelo del Favero, cardiologo, nel 1978 ha co-fondato uno dei primi Centri di Aiuto alla Vita nei pressi del Duomo di Trento. E’ diventato carmelitano nel 1987. E’ stato ordinato sacerdote nel 1991 ed è stato
Consigliere spirituale nel santuario di Tombetta, vicino a Verona. Attualmente si dedica alla spiritualità della vita nel convento Carmelitano di Bolzano, presso la parrocchia Madonna del Carmine.