<p>di padre John Flynn, LC

ROMA, domenica, 27 novembre 2011 (ZENIT.org).- E’ noto che molti giovani smettono di essere attivi frequentatori della Chiesa.

Nel libro "You Lost Me: Why Young Christians are Leaving the Church ... and Rethinking Faith," (Baker Books), è stata esaminata un'ampia ricerca statistica effettuata dal Gruppo Barna per scoprire quali sono le ragioni che allontanano i giovani dalla Chiesa.

Gli autori David Kinnaman, e Aly Hawkins, hanno analizzato una vasta gamma di dati statistici ed hanno indicato tre realtà da tenere a mente quando si osserva la situazione dei giovani.

1. Le Chiese hanno un impegno attivo con gli adolescenti, ma dopo la Cresima molti giovani non frequentano più e pochi crescono fino a diventare adulti seguaci di Cristo.

2. Le motivazioni per cui le persone abbandonano la Chiesa sono varie e diverse, quindi è importante non generalizzare sulle nuove generazioni.

3. Le Chiese hanno una certa difficoltà a formare la nuova generazione a seguire Cristo, a causa di una cultura che cambia rapidamente.

Kinnaman ha spiegato, che non si tratta di una differenza generazionale. Non è vero che oggi gli adolescenti sono meno attivi in​​Chiesa che in tempi precedenti. Infatti, circa quattro su cinque adolescenti in America passano una parte della loro infanzia o adolescenza in una congregazione cristiana o in una parrocchia. Quello che succede è che la formazione non è abbastanza profonda e svanisce intorno ai vent’anni.

Sia per i cattolici che per i protestanti la fascia d'età dei ventenni è quella meno impegnata cristianamente, indifferentemente dalla loro precedente esperienza religiosa.

Il problema principale è la relazione con la Chiesa. Ancor più che una lotta con la loro fede in Cristo, i giovani cessano la loro partecipazione istituzionale.

Un fattore importante che influenza i giovani di oggi è il contesto culturale in cui vivono. Nessun altra generazione di cristiani, ha sostenuto Kinnaman, ha vissuto così profondi e rapidi mutamenti culturali.

Nel corso degli ultimi decenni ci sono stati enormi cambiamenti nei mass media, nella tecnologia, nella sessualità e nell'economia. Ciò ha portato ad un grado molto maggiore di complessità, fluidità e incertezza nella società.

Tenendo conto di questi cambiamenti Kinnaman ha usato tre concetti per descriverne l’evoluzione: accesso, alienazione e autorità.

Per quanto riguarda l'accesso ha sottolineato che l'emergere del mondo digitale ha rivoluzionato il modo in cui i giovani comunicano tra loro e ottengono informazioni. Ciò ha portato a cambiamenti significativi nel modo in cui la generazione attuale si relaziona, lavora e pensa.

Questo ha un lato positivo, nel senso che Internet e gli strumenti digitali hanno aperto immense opportunità per diffondere il messaggio cristiano. Tuttavia, non vi è più accesso ad altre visioni culturali e valoriali, con una riduzione della capacità critica di valutazione. 

In merito all'alienazione, Kinnaman ha osservato che molti adolescenti e giovani adulti soffrono di isolamento nelle loro famiglie, comunità e istituzioni. L’alto numero di separazioni e divorzi e di nascite fuori dal matrimonio, fa sì che sono sempre di più quelli cresciuti in ambiti non tradizionali cioè in contesti dove la struttura familiare era carente.

Secondo Kinnaman, molte Chiese non dispongono di soluzioni pastorali per aiutare in modo efficace coloro che non seguono il tradizionale percorso verso l'età adulta.

Inoltre, molti giovani adulti sono scettici circa le istituzioni che in passato hanno modellato la società. 

Questo scetticismo si trasforma in diffidenza nei confronti dell'autorità.

Una tendenza al pluralismo e la polemica tra idee contrastanti, prevale sulla accettazione della Scrittura e delle norme morali.

Kinnaman ha notato che la tensione tra fede e cultura ed un dibattito vivace può anche avere un esito positivo, ma richiede nuovi approcci da parte delle Chiese.

Analizzando le cause dell’allontanamento dalle Chiese da parte dei giovani, Kinnaman ha ammesso che si aspettava di trovare uno o due grandi ragioni, invece, ha scoperto che c'è una grande varietà di frustrazioni che porta le persone all’abbandono.

Alcuni considerano la loro Chiesa come un ostacolo alla creatività e all’auto-espressione. Altri si annoiano a causa di insegnamenti superficiali e luoghi comuni.

I più intellettuali percepiscono una incompatibilità tra fede e scienza.
Non ultima la percezione che la Chiesa imponga regole repressive per quanto riguarda la morale sessuale. Inoltre le attuali tendenze culturali che enfatizzano la tolleranza e l'accettazione di altri valori e opinioni si scontrano con la pretesa del cristianesimo di possedere verità universali.

Altri giovani cristiani dicono che la loro Chiesa non permette loro di esprimere dubbi. E che le risposte a questi dubbi non sono convincenti.

Kinnaman ha anche scoperto che in molti casi le Chiese non riescono a istruire i giovani in modo sufficientemente profondo. Una fede superficiale lascia gli adolescenti e i giovani adulti con un elenco di credenze vaghe e una incoerenza tra la fede e la loro vita quotidiana. Di conseguenza molti giovani considerano il cristianesimo come noioso e irrilevante.

Alla fine del libro Kinnaman fornisce alcune raccomandazioni su come arginare la perdita di tanti giovani. C'è bisogno di un cambiamento nel modo in cui le vecchie generazioni si riferiscono alle generazioni più giovani.

Egli ha anche sollecitato la riscoperta del concetto teologico di vocazione al fine di favorire una più approfondita considerazione da parte dei giovani di ciò che Dio ha in mente per la loro vita.

Infine, Kinnaman sottolinea che abbiamo bisogno di dare priorità alla saggezza rispetto alle informazioni. “Saggezza, - ha spiegato - significa la capacità di relazionarsi correttamente con Dio, con gli altri e con la cultura”.