di Carlo Climati

ROMA, lunedì, 14 novembre 2011 (ZENIT.org).- Presso la Facoltà di Filosofia dell’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum di Roma è stata istituita la Cattedra Marco Arosio di Alti Studi Medievali, con l’obiettivo di promuovere gli studi medievali ed immettere nuova linfa nella cultura italiana e internazionale.

La Cattedra vuole ricordare la figura dello studioso Marco Arosio, già docente dello stesso Ateneo, prematuramente scomparso nell’aprile 2009.

In occasione dell’inaugurazione della Cattedra, oggi 14 novembre 2011 si è tenuta una Lectio Magistralis del prof. Alessandro Ghisalberti, docente di Storia della filosofia medievale nell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, sul tema “Essere e Logos: l’incontro di rivelazione e filosofia in Tommaso d’Aquino”.

Fra i vari temi affrontati nella sua relazione, il Prof. Ghisalberti ha spiegato che “La rivelazione definitiva rende manifesta l’inclusione del Logos-Verbo nella natura divina trascendente, come appartenente alla struttura dinamica essenziale di Dio. Dio è intelligenza (intelligere) piena, al punto che il pensiero di Dio è ipostatizzato nel Verbo, il quale essenzialmente fa tutt’uno con il Dio che pensa o, con altra espressione, con il Dio che pronunzia una Parola (una sola parola interiore alla sua essenza); l’unità del Padre e del Verbo è suggellata dallo Spirito-Amore, che procede da entrambi.

La storia dell’esegesi ci rende edotti di come la singolarità della rivelazione del Logos sia stata subito avvertita dagli interpreti del Nuovo Testamento, al punto che, trattandosi di dover decidere quale termine latino corrispondesse meglio al greco Logos, si è fatta una precisa opzione: Verbum, invece che Ratio.

Tommaso d’Aquino così riassume le antiche motivazioni di questa scelta, che peraltro si possono leggere già in Agostino: «Ratio designa propriamente il concepire della nostra mente quale fatto mentale, anche quando con esso non si procede a nulla di esteriore; invece verbum, o parola, indica pure l’espressione esterna. E poiché l’Evangelista col vocabolo Logos voleva riferirsi non solo all’esistenza del Figlio nel Padre, ma anche alla potenza o virtù operativa del Figlio, mediante la quale «tutte le cose furono fatte per mezzo di lui», gli antichi hanno preferito tradurre Verbum, che include un riferimento a cose esterne, piuttosto che ratio, che denota soltanto il concetto della mente».

“Dunque Verbo – ha spiegato il Prof. Ghisalberti - non è solo concetto, ma è il concetto espresso in una parola, la quale può essere detta interiormente ed esteriormente. Verbo dice fondamentalmente relazione all’attività intellettiva, la quale è conoscitiva e produttiva dell’immagine (o specie eidetica) dell’oggetto conosciuto, ed è conoscitiva in particolare del proprio atto di conoscere, potendo esprimere in un “verbo” o “parola” (interiore, oltre che esteriore) questa autocomprensione. È questo il piano in cui la rivelazione del Verbo incrocia una lunga tradizione, in particolare quella della filosofia greca; se, a livello metafisico, la tradizione più espansa del Logos era quella presocratica, platonica e neoplatonica, a livello del logos umano, del verbo dell’intelletto umano, dell’attività dell’intendere e delle sue condizioni, delle forme cioè e della natura della facoltà intellettiva, il percorso più approfondito era quello aristotelico, seguito dalla logica stoica, e riannodato variamente nelle trattazioni sull’intelletto dai peripatetici di età neoplatonica, impegnati a commentare il De anima di Aristotele.

Si è venuta perciò prospettando una sinergia nuova, mettendo a confronto la genesi e la natura del verbo umano (o parola o concetto espresso), con la genesi e la natura del Verbo rivelato. È questa la direttrice in cui, con diversità di esiti, hanno operato pensatori come Origene, Atanasio, S. Agostino, Giovanni Scoto Eriugena, Tommaso d’Aquino, nominando solo figure di prima grandezza.

Ma anche la filosofia ha avuto modo di dilatare gli spazi della propria riflessione, perché ha potuto attivare un confronto tra il modo (rivelato) di porsi del Verbo-Figlio nell’essenza divina, in rapporto al Padre che genera il Verbo e che opera la creazione mediante il Verbo, attraverso le forme delle cose espresse nel Verbo, ed il modo umano di produzione del verbo mentale, interiore, intellettivo, chiamato anche verbo espresso nell’anima, che non è mera astrazione.

“Quello che premeva indicare – ha concluso il Prof. Ghisalberti – è l'istanza critica di sinergie e di convergenze tra l'indagine filosofica e quella teologica; sinergie innegabili, che si sono esibite nel cammino storico sia della filosofia sia della teologia”.

Tra le altre attività della Cattedra, è stato istituito il Premio Marco Arosio, che intende premiare una monografia, inedita o pubblicata in Italia nel periodo dall’1 gennaio 2010 all’1 settembre 2011, scritta in lingua italiana da laureati che non abbiano superato i trentacinque anni di età al momento dell’invio della domanda di partecipazione.

I contenuti delle opere in concorso ricorderanno gli interessi e le ricerche del compianto studioso e dovranno perciò vertere su istanze filosofiche e teologiche legate al periodo medievale (sec. V- XV) in chiave storica.

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