Benedetto XVI esorta i cristiani a camminare controcorrente

Chiede di difendere matrimonio e famiglia a ogni costo

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CITTA’ DEL VATICANO, domenica, 30 ottobre 2011 (ZENIT.org).- Ricevendo questo sabato mattina i Vescovi della Conferenza Episcopale di Angola e São Tomé (C.E.A.S.T.), Benedetto XVI ha chiesto loro di esortare i cristiani a “camminare controcorrente” e ad affrontare i tre principali “scogli” che individua per la pastorale nei due Paesi africani.

Nell’udienza che ha concesso ai presuli nella Sala del Concistoro del Palazzo Apostolico in occasione della loro visita ad limina apostolorum, il Papa ha ricordato in primo luogo la sua visita a Luanda, capitale angolana, nel marzo 2009, sottolineando la propria gioia per aver potuto in quell’occasione “celebrare Gesù Cristo in mezzo a un popolo che non si stanca di cercarlo, amarlo e servirlo con generosità e gioia”.

Ha quindi indicato di aver voluto indire un Anno della Fede “affinché l’intera Chiesa possa offrire a tutti un volto più bello e credibile, trasparenza più limpida del volto del Signore”, per “mettere in luce con sempre maggiore evidenza la gioia ed il rinnovato entusiasmo dell’incontro con Cristo”.

“Non si tratta di annunciare una parola consolatoria”, ha avvertito, “ma dirompente, che chiama a conversione, che rende accessibile l’incontro con Lui, attraverso il quale fiorisce un’umanità nuova”.

Scogli

Benedetto XVI ha riconosciuto che i cristiani “respirano lo spirito del loro tempo e subiscono la pressione dei costumi della società in cui vivono”. Attraverso la grazia del Battesimo, ha tuttavia indicato, “sono chiamati a rinunciare alle tendenze dannose imperanti e a camminare controcorrente, guidati dallo spirito delle Beatitudini”.

In quest’ottica, ha parlato di “tre scogli” per i quali “naufraga la volontà di molti abitanti dell’Angola e di São Tomé che hanno aderito a Cristo”.

Il primo è il cosiddetto “amigamento”, cioè il concubinato, “che contraddice il piano di Dio per la procreazione e la famiglia umana”.

Il ridotto numero di matrimoni cattolici nelle comunità di Angola e São Tomé, ha commentato il Pontefice, “indica un’ipoteca che grava sulla famiglia”, istituzione che ha un “valore insostituibile per la stabilità dell’edificio sociale”.

A tale proposito, ha lodato la scelta della Conferenza Episcopale di considerare il matrimonio e la famiglia priorità pastorali del triennio in corso. “Aiutate le coppie sposate ad acquisire la maturità umana e spirituale necessaria per assumere in modo responsabile la loro missione di coniugi e di genitori cristiani, ricordando loro che l’amore sponsale deve essere unico e indissolubile, come l’alleanza fra Cristo e la sua Chiesa”, ha esortato, sottolineando che “questo tesoro prezioso deve essere salvaguardato, a ogni costo”.

Un secondo scoglio nell’opera di evangelizzazione, ha proseguito, “è il cuore dei battezzati ancora diviso fra il cristianesimo e le religioni tradizionali africane”.

Afflitti dai problemi della vita, molti abitanti “non esitano a ricorrere a pratiche incompatibili con la sequela di Cristo”, un “effetto abominevole” delle quali è dato dall’emarginazione e perfino dall’uccisione di bambini e anziani per “falsi dettami di stregoneria”.

Il Papa ha chiesto ai Vescovi di levare la voce a favore delle vittime e di ricordare che “la vita umana è sacra in tutte le sue fasi e situazioni”, esortando a promuovere anche “uno sforzo congiunto delle comunità ecclesiali provate da questa calamità, cercando di determinare il significato profondo di tali pratiche, d’identificare i rischi pastorali e sociali da esse veicolati e di giungere a un metodo che conduca al suo definitivo sradicamento, con la collaborazione dei Governi e della società civile”.

Il terzo scoglio è infine dato dai “residui del tribalismo etnico percepibili negli atteggiamenti di comunità che tendono a chiudersi, non accettando persone originarie di altre parti della Nazione”.

“Nella Chiesa, come nuova famiglia di tutti coloro che credono in Cristo, non c’è posto per nessun tipo di divisione”, ha dichiarato il Papa.

Il vincolo di fratellanza dato dalla condivisione di Gesù Eucaristia, ha aggiunto, “è più forte di quello delle nostre famiglie terrene e di quello delle vostre tribù”.

Comunità vive e impegnate

Nel suo saluto al Papa, monsignor Gabriel Mbilingi, Arcivescovo di Lubango e presidente della C.E.A.S.T., ha confessato che il suo Paese attende “con ansia l’Accordo fra la Santa Sede e la Repubblica d’Angola”, riporta “L’Osservatore Romano”.

Le comunità cattoliche, ha indicato, “sono vive e impegnate nella pace”, e la Chiesa punta molto sulla formazione dei laici e sull’azione in campo educativo, sanitario e della ricostruzione delle infrastrutture.

Il presule ha anche ricordato che le famiglie cattoliche hanno di recente hanno “manifestato pubblicamente alle autorità competenti il loro categorico no alla legalizzazione dell’aborto in Angola, proposta nella bozza del nuovo codice penale”.

Tra le tante sfide, ha segnalato “la proliferazione delle sette religiose e il progressivo avanzamento dell’islam”, “insieme anche al secolarismo che si sta infiltrando sempre più nel modus vivendi dei cristiani con maggiori risorse economiche”, indicando come aiuto per risolvere questi problemi una migliore formazione permanente per tutti.

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ZENIT Staff

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