"Non muoio se non vedo prima Pio XII diventare santo!"

Intervista a suor Margherita Marchione, maggiore biografa vivente di papa Pacelli

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di Salvatore Cernuzio

ROMA, mercoledì, 26 ottobre 2011 (ZENIT.org) – Con più di 50 libri alle spalle, Suor Margherita Marchione è la maggiore biografa vivente di papa Pio XII. Venuta dagli Stati Uniti d’America, alla veneranda età di 90 anni, suor Margherita è in questi giorni a Roma per presentare l’Atto Costitutivo, redatto di suo pugno, del Museo su Pio XII, e per partecipare al convegno “Papa Pio XII – Defensor Civitatis”, previsto oggi pomeriggio nella sala Pietro da Cortona dei Musei Capitolini di Roma. Zenit l’ha intervistata per ascoltare la sua testimonianza.

Partiamo dalla sua dichiarazione “Non muoio se prima non vedo Pio XII diventare Santo!”. Qual è il messaggio di questa frase?

Suor Margherita: Semplicemente che la causa di canonizzazione deve andare avanti. Sono venuta a Roma dagli Stati Uniti, nonostante l’età avanzata e le malattie, per far conoscere, ai cattolici e non solo, la straordinaria figura di Pio XII, l’ultimo pontefice romano, e tutto il bene che ha fatto durante la Seconda Guerra Mondiale. È ora che i romani e il mondo sappiano la verità su questo illustre Pontefice.

Quale verità ancora non si conosce su Pio XII?

Suor Margherita: Il fatto che Pio XII, durante la seconda guerra mondiale, salvò tantissimi ebrei altrimenti destinati alla deportazione. Quando nel 1943 il re Vittorio Emanuele III, Badoglio e tutte le altre autorità fuggirono da Roma, solo Pio XII restò a difendere la città. Ordinò a tutti i religiosi, ai conventi e ai monasteri di aprire le loro porte e di proteggere queste persone. Aiutò indistintamente tutti: ebrei, capi politici, prigionieri, evasi dai campi di concentramento. Secondo Renzo De Felice, solo nella città di Roma, il papa salvò oltre 5.000 ebrei ospitandoli a Castel Gandolfo, dove ricevevano cure, cibo, vestiti. Ma non fece solo questo, ci sono ancora tantissime altre storie che nessuno conosce.

A quali, in particolare, si riferisce?

Suor Margherita: Ad esempio quando salvò la vita del Generale ebreo Guido Mendes. Erano grandi amici, frequentarono insieme il Liceo Visconti di Roma e Pio XII, allora Eugenio Pacelli, era spesso ospite della famiglia Mendes durante alcune festività ebraiche. Sia Mendes che Pacelli avevano due villini a Santa Marinella, nei pressi di Roma, e nel 1934 Guido Mendes istituì alla Scuola Marittima di Civitavecchia la sezione ebraica del Betar.  Questa durò fino a maggio del 1938 ma, poche settimane dopo la visita di Hitler in Italia, fu soppressa. Con l’entrata in vigore delle leggi razziali, Mendes e la sua famiglia si salvarono dall’arresto solo grazie a un Passaporto Vaticano, consegnatogli proprio da Eugenio Pacelli, all’epoca Segretario di Stato, col quale riuscì a fuggire in Svizzera e da lì in Palestina.
Subito dopo il termine della Guerra, i due amici si rincontrarono e, in un’udienza privata, Pio XII gli annunciò la prossima nascita dello Stato di Israele.

Fino ad oggi, papa Pio XII ha già compiuto qualche miracolo?

Suor Margherita: Sì, c’è stato un miracolo a Castellammare, vicino Santa Marinella. Una maestra di scuola, dopo tanti anni, ha dovuto interrompere il suo lavoro perché le era stato diagnosticato un cancro, un male incurabile. Una sera il marito sognò Giovanni Paolo II che gli disse che avrebbero dovuto pregare papa Pio XII, affinché avvenisse un miracolo. Questi coniugi hanno creduto nelle parole di papa Wojtyla e, dopo circa un anno che pregavano Pio XII, la donna guarì. Anche se ancora non ha ottenuto il riconoscimento della Chiesa, questo fatto per me è già un miracolo.

Lei è andata fino a Gerusalemme per difendere Pio XII, cosa era successo lì?

Suor Margherita: Sono stata a Gerusalemme l’anno scorso, a settembre. Avevo saputo che vicino a una fotografia di papa Pio XII, esposta nella Yad Vashem, c’era una scritta che recitava: “Mentre i forni erano alimentati giorno e notte, il santissimo padre che abitava a Roma non ha lasciato il suo palazzo, con il crocifisso alto, per assistere a un giorno di pogrom (termine russo che significa ‘devastazione‘)”. Sono andata fin lì, allora, per presentare una richiesta scritta al direttore del Museo dell’Olocausto in modo che venisse rimossa questa didascalia che non corrispondeva alla verità.

Nel convegno di oggi pomeriggio, ai Musei Capitolini, è previsto un suo intervento dal titolo “Lettera ai Romani”. Cosa vuole dire ai cittadini della Capitale?

Suor Margherita: Voglio lanciare un appello: se qualcuno ha ottenuto un miracolo grazie a Pio XII vorrei che me lo facesse sapere, in modo da mandare avanti la causa di canonizzazione. Non solo, per tutti coloro che hanno un ricordo di questo papa, che sia una lettera, un aneddoto, una foto o una testimonianza, chiedo di “darmelo in prestito” in modo da chiedere al Governo Italiano di istituire il Museo di papa Pio XII – Defensor Civitatis.

È possibile contattare Suor Margherita Marchione rivolgendosi all’Istituto delle Maestre Pie Filippini (via Giuseppe Missori 19) o tramite email: sr.margherita.marchione@gmail.com

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ZENIT Staff

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