Anche tra i migranti va portato il messaggio di Gesù

Tre membri del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti commentano il messaggio del Santo Padre

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CITTA’ DEL VATICANO, martedì, 25 ottobre 2011 (ZENIT.org) – La nuova evangelizzazione non può trascurare i migranti: un’occasione verso chi non conosce il messaggio di Gesù, e un motivo di testimonianza per coloro che provengono da Paesi di tradizione cristiana.

Lo indica il messaggio di Benedetto XVI per la 98ma Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato, intitolato Migrazioni e nuova evangelizzazione e presentato ieri lunedì alla Sala Stampa del Vaticano.

Alla conferenza sono intervenuti: monsignor Antonio Maria Vegliò, presidente del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti; monsignor Joseph Kalathiparambil, segretario dello stesso Consiglio; padre Gabriele Ferdinando Bentoglio sottosegretario dello stesso Consiglio.

Il Messaggio del Santo Padre di quest’anno, ha precisato mons. Vegliò nella sua relazione “si rivolge principalmente tre categorie di persone: i lavoratori migranti, i rifugiati e gli studenti internazionali. Il Messaggio, inoltre, ribadisce “che annunciare Gesù Cristo unico Salvatore del mondo e il suo Vangelo, ‘costituisce la missione essenziale della Chiesa’”.

Quindi viviamo in “una realtà sociale e religiosa caratterizzata dalla facilità degli spostamenti, tanto che la mobilità dei singoli e dei popoli, soprattutto a causa di migrazioni interne o internazionali, ‘come sbocco per la ricerca di migliori condizioni di vita o per fuggire dalla minaccia di persecuzioni, guerre, violenza, fame e catastrofi naturali’, ha prodotto “un mutevole intreccio di popoli e culture’”.

In effetti, ha proseguito il porporato, “persone che non conoscono Gesù Cristo si trovano in Paesi di antica tradizione cristiana, mentre molti cristiani emigrano verso regioni che, in passato, si era soliti chiamare ‘di missione’”. Ciò a fronte della “penetrazione della secolarizzazione” e della “crescente insensibilità nei confronti della fede cristiana”.

“Il Santo Padre Benedetto XVI vi accosta il fenomeno delle migrazioni”, ha proseguito l’arcivescovo, precisando che ci sono “uomini e donne provenienti da varie regioni del mondo, che non hanno incontrato Gesù Cristo o lo conoscono soltanto in maniera parziale”, e che quindi “nei loro confronti è necessario trovare adeguate modalità perché possano incontrare Gesù Cristo”.

Ci sono, tuttavia, anche persone cresciute in “Paese marcati dalla fede cristiana, anche se molte volte ridotta a un fatto culturale” che emigrano verso Paesi in cui i cristiani sono una minoranza; esse sono “un’occasione per proclamare che in Gesù Cristo l’umanità è resa partecipe del mistero di Dio e della sua vita di amore” attraverso anche “il dialogo rispettoso e la testimonianza concreta della solidarietà” con “la possibilità di risvegliare la coscienza cristiana assopita, attraverso un rinnovato annuncio della Buona Novella e una vita cristiana più coerente”, assistiti da una pastorale adeguata.
 
Senza dimenticare, ha indicato il prelato che “i migranti, anzitutto, godono come tutti dell’intangibile dignità della persona umana, che va rispettata tutelandone i diritti, che vanno di pari passo con i doveri”.

Quindi i lavoratori migranti, hanno bisogno che la comunità internazionale, da un lato, protegga i loro diritti umani e lavorativi, e dall’altro tuteli i membri delle loro famiglie. E qui assumono un ruolo importante – ha indicato mons. Vegliò – “gli Operatori pastorali – sacerdoti, religiosi e laici – che si trovano a lavorare sempre più in un contesto pluralista”.

Il segretario del Pontificio Consiglio, monsignor Joseph Kalathiparambil, ha ricordato che nella società in cui viviamo “sempre più multietnica e interculturale” e marcata “dalla presenza di richiedenti asilo e di rifugiati” ai quali il Santo Padre riserva attenzione nella sua seconda parte del messaggio.

Monsignor Kalathiparambil ha citato quindi il Rapporto statistico annuale dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (ACNUR), dove denuncia “profondi squilibri nel supporto internazionale che le persone sradicate dalle loro terre ricevono”.

Secondo il Rapporto, i 4/5 dei rifugiati del mondo sono accolti dai Paesi in via di sviluppo, come il Pakistan, che ne ospita 1,9 milioni, o l’Iran con 1,1 milioni e la Siria con circa un milione. Questo avviene in un periodo caratterizzato da “crescenti sentimenti di ostilità nei confronti dei rifugiati in molti Paesi industrializzati”.

“Nell’incontro fraterno, fatto di solidarietà e di sensibilità – ha proseguito Sua Eccellenza – il cristiano testimonia la sua fede e, dunque, si rende protagonista di evangelizzazione attestando che in Gesù Cristo risiede la risposta alle attese, alle sofferenze e alle speranze di ogni esistenza umana”.

Bisogna però garantire risultati concreti, ovvero “che l’altro sia trattato come persona con la dignità che gli compete”. Ciò perché “l’accoglienza può essere definita il segno di riconoscimento della Chiesa ed è la caratteristica fondamentale della sollecitudine pastorale per i migranti e i rifugiati, rifiutando ogni sentimento e manifestazione di xenofobia e razzismo”.

Padre Gabriele Bentoglio, nella sua relazione sulla questione degli studenti internazionali, ha indicato che “alla fine del primo decennio di questo secolo, il numero degli studenti all’estero ha superato i tre milioni e si prevede che raggiunga i 7 milioni entro il 2025”. Studenti che sono lavoratori immigrati molto qualificati, in particolar modo nei Paesi più sviluppati, che sono ovviamente la meta preferita delle migrazioni internazionali e dove tendono a rimanere.

Quindi “cresce l’urgenza che i luoghi dell’educazione e della formazione, soprattutto a livello universitario, acquisiscano e valorizzino il legame necessario e strategico fra la profonda sete di verità e il desiderio di incontrare Dio”.

Padre Bentoglio ha indicato l’insistenza del Papa nella “responsabilità accademica e pastorale nel mondo universitario” per “incentivare la collaborazione tra le culture diverse degli studenti, anche in vista di un annuncio esplicito del Vangelo ai giovani. Per questo il Santo Padre auspica che i giovani universitari incontrino ‘autentici testimoni del Vangelo ed esempi di vita cristiana’, che li spingano a ‘diventare essi stessi attori della nuova evangelizzazione’”.

Al concludere padre Bentoglio ha annunciato che dal 30 novembre al 3 dicembre prossimo si terrà a Roma il III Congresso Mondiale della Pastorale per gli studenti internazionali, promosso dal Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, sul tema Studenti internazionali e incontro delle culture. Al Congresso parteciperanno 123 delegati provenienti da Europa, Africa, America, Asia e Australia, oltre ad alcuni rappresentanti di Istituti religiosi, Associazioni laicali e organizzazioni internazionali e regionali.

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ZENIT Staff

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