Maria, icona del Vangelo e della grazia

Intervista a padre Stefano De Fiores

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di Maurizio Tripi

ROMA, venerdì, 14 ottobre 2011 (ZENIT.org).- Il XXVII Colloquio Internazionale di Mariologia si è tenuto quest’anno nelle Marche, presso la Cattedrale di Ascoli Piceno, dal 6 all’8 ottobre, sul tema “Maria Icona del Vangelo e della Grazia”.

Questa tre giorni di incontri è stata un momento importante per tutti i fedeli e gli studiosi, poiché la figura della Vergine Maria è stata esaminata in tutte le sue forme: spirituali, teologiche, antropologiche, letterarie, storiche ed artistiche.

Per cercare di conoscere meglio la Vergine Maria, ZENIT ha intervistato il prof. Stefano De Fiores, presidente dell’Associazione mariologica interdisciplinare italiana.

Qual è l’attualità della Mariologia nell’era di Internet?

De Fiores: Consultando i vari siti Internet con almeno 140.000 menzioni sulla Madre di Gesù, possiamo dire che Maria è ormai a portata di mouse. Noto che in genere le notizie sono rispettose dei dogmi mariani definiti dalla Chiesa mediante i concili o con interventi personali del Papa: Maria Madre di Dio, Vergine, Immacolata, Assunta. E si capisce perché. Alle loro spalle troviamo presbiteri, suore, membri di istituti religiosi. Ci sono anche laici bene informati, come per esempio il prof. Antonino Grasso, che ha compiuto i suoi studi alla Pontificia Facoltà Teologica Marianum. Un anonimo dice di aver creato un piccolo angolo telematico, dopo aver visitato per caso un sito in cui si vomitavano bestemmie contro la Vergine.

Maria può essere definita una figura unificatrice, visto che viene riconosciuta sia dai protestanti che dagli ortodossi ed è rispettata anche da islamici ed ebrei?

De Fiores: Sappiamo che già sant’Agostino (+ 430) chiama Maria «Madre dell’unità» (Mater unitatis), perché ci ha dato Gesù, che tutte le confessioni cristiane riconoscono come l’unico salvatore. Non dimentichiamo che Maria è stata proclamata da Cristo madre del discepolo amato, in cui siamo presenti tutti noi discepoli di Gesù. In quell’ora Gesù non si contenta di dire a Giovanni di occuparsi di sua madre, ma stabilisce un rapporto di figliolanza e di maternità tra l’uno e l’altra: «Donna, ecco tuo figlio… Ecco tua madre» (Gv 19, 26-27). Giovanni Paolo II si augurava che tutti i cristiani riconoscano questa maternità spirituale di Maria, solennemente rivelata da Gesù crocifisso. E dobbiamo riconoscere che se a livello popolare continuano i pregiudizi protestanti, a livello teologico si sta compiendo un provvidenziale cammino di reciproca comprensione. Così è avvenuto nel gruppo di Dombes in Francia, dove 20 teologi cattolici e 20 evangelici hanno riflettuto per ben sette anni sulla Madre del Signore e hanno pubblicato un interessante libro dal titolo Maria nel disegno di Dio e nella comunione dei santi (1999), dove affermano che ella non costituisce una verità separatrice. Quanto alla Chiesa ortodossa, dobbiamo dire che non sussistono differenze di rilievo nel culto della Theotokos e delle sue icone sancito nel concilio di Nicea II (787).
Dobbiamo aggiungere che se su Gesù il dialogo con i musulmani è reso difficile, non così circa Maria, una donna esaltata dal Corano e molto viva nella devozione del popolo. Meno sviluppato è il dialogo su Maria con gli ebrei, ma si spera che continui il processo di appropriazione da parte loro nei riguardi di quella fanciulla della loro stirpe, che sarà la donna più importante ed influente nella storia.

Può parlarci anche del suo intervento sulla Madonna delle Grazie?

De Fiores: La Madonna delle grazie, venerata nella Cattedrale di Ascoli Piceno, dove si è svolto il XXVII Colloquio internazionale di Mariologia (6-8 ottobre 2011), ci pone dinanzi ad un fatto da tutti constatabile: sia nelle edicole sparse per le strade delle città, sia nei santuari dedicati alla Madre del Signore sono esposte targhette di marmo o cuori d’argento recanti due lettere: G.R., per grazia ricevuta. Altre volte sono tavolette votive, che immortalano spesso in modo ingenuo l’esperienza di una grazia ottenuta e concessa dalla Vergine Maria in momenti esistenziali spesso tragici e senza via di uscita. Contiamo almeno 128 santuari italiani intitolati alla Madonna delle grazie. Essi documentano l’esperienza di Maria come taumaturga, che ottiene da Dio e concede a chi la invoca con fede guarigione nelle malattie fisiche e psichiche, protezione nei momenti di pericolo in terra e in mare, vittoria sulla sterilità mediante il dono della prole, liberazione dai flagelli della peste e della guerra, aiuto e consolazione nelle situazioni tristi e tragiche della vita.

Ma poiché nella Bibbia non contano tanto le singole grazie o aiuti in caso di necessità, quanto la grazia per eccellenza, una relazione viva tra Dio e gli esseri umani, i quali vengono introdotti nella vita stessa della Trinità, proprio nella generazione di tale grazia Maria è chiamata a collaborare come Madre. Occorre dunque passare dalle grazie alla grazia, come risposta permanente d’amore che rende tutta la nostra esistenza una vita in Cristo e nello Spirito come figli del Padre.

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ZENIT Staff

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