I giovani, i veri animatori della speranza in Calabria

di don Eugenio Fizzotti*

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ROMA, mercoledì, 12 ottobre 2011 (ZENIT.org).- Considerandoli “portatori di speranza” nel territorio della Calabria, monsignor Giuseppe Fiorini Morosini, Vescovo di Locri-Gerace, Delegato della Conferenza Episcopale Calabra per la Pastorale Giovanile, ha coinvolto con notevole entusiasmo i numerosi giovani, provenienti da tutte le Diocesi calabresi, che hanno partecipato al convegno regionale della pastorale giovanile che ha avuto luogo dal 30 settembre al 2 ottobre a Drapia, in provincia di Vibo Valentia, sul tema “FaceGod: tanti contatti più relazioni”.

Il suo caldo invito, rivolto in modo particolare ai giovani di tutta la Calabria, ha avuto un esito particolarmente positivo perché sono state varie centinaia a partecipare con entusiasmo e buona volontà, nella piena consapevolezza che si trattava di un’esperienza che avrebbe permesso di progettare scelte di bene, che sicuramente avranno una ripercussione sociale, oltre che personale, tenendo ben conto che i propri comportamenti sono alla base delle condizioni di vita che si creano sul territorio.

Facendo un esplicito riferimento alla lettera pastorale sulla speranza per la Locride, inviata a tutta la sua Diocesi l’8 dicembre dello scorso anno, mons. Morosini, dopo aver ribadito che “c’è bisogno di un rinnovamento delle coscienze alla luce della fede per far scattare il cambiamento desiderato ad ogni livello”, ha sottolineato che i giovani sono per gli adulti “la voce critica, che ci spinge a dare ragione delle difficoltà che attraversiamo, per creare le possibilità del cambiamento. Infatti il nuovo degli uomini e tra gli uomini nasce sempre da una riflessione critica su ciò che si vive, conseguenza di scelte e di decisioni prese da chi ha in mano la conduzione della comunità ad ogni livello”.

Ecco perché ha rivestito un particolare significato il suo invito a non perdere mai la freschezza del senso critico che, generato proprio dalla speranza che i giovani portano dentro di cambiare le cose, ha permesso loro di “non far venir meno il coraggio di andare controcorrente”.

Al fine di vivere intensamente i due valori suindicati, senso critico e coraggio di essere diversi, mons. Morosini nel corso dei lavori ha incoraggiato i giovani a partecipare attivamente ai vari momenti del convegno perché venisse loro offerta la possibilità di discutere su se stessi, sulla propria autenticità, sulla propria coerenza nell’andare controcorrente, “prendendo a modello Gesù, che è la coscienza critica e la luce dell’umanità, e per capire la volontà del Padre e scegliere la strada da percorrere per accogliere le domande che la vita pone quotidianamente e rispondere loro con coerenza e profonda partecipazione”.

Per imparare come affrontare la vita, come dire agli altri parole di speranza, come compiere per loro gesti di amore, i giovani hanno felicemente appreso che occorre tenere ben presente che Gesù, “dovendo portare agli uomini un messaggio di salvezza, per compiere questa missione inizia dalla sua interiorità, per trovarvi dentro l’eco della voce del Padre. Accolta tale voce, si rivolge poi a pochi pescatori sulle rive di un lago e invita anche loro a rientrare nella propria coscienza per convertirsi e iniziare così con lui l’avventura di cambiare il mondo”.

Si è trattato, dunque, di un invito chiaro e lineare quello che il Vescovo di Locri-Gerace ha rivolto ai giovani che, attingendo all’esperienza straordinaria di Gesù e condividendo nel corso del convegno i propri vissuti personali e associativi, hanno fatto propria la proposta di diventare strumento di vita e di speranza per l’umanità, soprattutto perché costituiscono una risorsa importante per la crescita e l’umanizzazione della comunità, in un contesto, come quello calabrese, che purtroppo è fortemente contrassegnato dalla violenza e necessita di una particolare sensibilità, oltre che di una forte sapienza del cuore, con cui accettare le sfide educative che vedono impegnata la Chiesa italiana nei prossimi dieci anni, soprattutto per gli aspetti religiosi dell’educazione.

*Don Eugenio Fizzotti, salesiano, psicologo della religione, già docente all’Università di Urbino, al Pontificio Ateneo Antonianum, alla Facoltà di Scienze dell’Educazione “Auxilium”, alla Facoltà Teologica Valdese e alla Facoltà di Psicologia dell’Università “La Sapienza” di Roma, è parroco di San Biagio, a Locri.

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ZENIT Staff

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