di Nieves San Martín
GUAYAQUIL, domenica, 9 ottobre 2011 (ZENIT.org).- Leader imprenditoriali di 12 Paesi appartenenti all'Unione Internazionale Cristiana dei Leader di Impresa (UNIAPAC) si sono riuniti a Guayaquil (Ecuador) per il X Congresso Latinoamericano “Imprenditore Latinoamericano, Fonte di Produttività Economica e Sociale”.
I leader imprenditoriali dell'UNIAPAC rappresentavano Argentina, Bolivia, Brasile, Cile, Colombia, Ecuador, Messico, Paraguay, Perù, Repubblica Dominicana, Uruguay e Venezuela, ma anche Belgio e Francia, e hanno sottoscritto una dichiarazione, datata 29 settembre, animati dal desiderio di sviluppare la loro attività imprenditoriale nella fede cristiana.
“I diversi livelli di sviluppo economico e sociale dei nostri popoli in America Latina caratterizzano, da un lato, la necessità di un'etica che anteponga il bene comune e il rispetto integrale della persona umana agli interessi particolari, dall'altro la necessità di politiche sociali ed economiche che permettano di ottenere la crescita dell'uomo e della sua società”, afferma la dichiarazione.
Gli imprenditori cristiani guardano con preoccupazione “alle gravi deviazioni del sistema economico di libera impresa”, così come al fatto che “in alcuni Paesi dell'America Latina si stiano distruggendo economie e imprese costruite nel corso di generazioni e si stia tornando a modelli che nel secolo scorso hanno dimostrato chiaramente la loro inefficacia, impoverendo molti Paesi”.
Per questo, affermano, “è necessario sostenere la libera impresa, intendendo con questo il diritto alla libera iniziativa e alla libera concorrenza, rispettando la dignità di ogni essere umano e i diritti che da questa derivano, cercando uno sviluppo autentico”.
La risoluzione in misura consistente di questi problemi o questioni si può ottenere, segnalano i partecipanti alla riunione di Guayaquil, “con l'applicazione pratica di un'economia al servizio dell'uomo, che sia rispettosa delle necessità delle persone e del loro sviluppo individuale”. “La generazione di ricchezza economica – aggiungono – deve essere allo stesso tempo fonte di ricchezza sociale”.
Le imprese dell'America Latina, segnalano, “devono evitare le oscillazioni prodotte da questi ambienti e dalla mancanza di responsabilità e impegno da parte di alcuni dirigenti imprenditoriali”, visto che questo “ha ostacolato la realizzazione di alcuni dei loro obiettivi centrali, come la creazione di posti di lavoro e la partecipazione alla società”.
L'America Latina, sottolineano, “ha una responsabilità importante nel mondo imprenditoriale e sociale per la sua partecipazione alla produzione di merci di base necessarie in altre regioni del pianeta”.
Per questi dirigenti, “l'imprenditore, idealista ma pragmatico, deve essere colui che conduce questa missione in cui la redditività e l'efficienza produttiva devono essere coerenti e legate allo sviluppo delle persone, che sono collegate all'impresa in modo diretto o indiretto. Impresa costituita da persone per persone”. Per questo, l'orientamento principale deve essere l'implementazione di una strategia imprenditoriale nutrita dalla Responsabilità Sociale Imprenditoriale (RSE), “centrata sulla persona”.
“La solidarietà è, in primo luogo, essere tutti responsabili di tutti – affermano –. La sussidiarietà e il bene comune sono parte dello sviluppo economico che si completano con i concetti del dono e della gratuità menzionati nell'Enciclica Caritas in veritate. Ciò si raggiunge con una partecipazione attiva attraverso un'etica economica resa vita che generi lo sviluppo economico e individuale delle persone. Gli imprenditori e tutte le organizzazioni della società devono essere partecipi di questo processo”.
Le discussioni e le esperienze pratiche imprenditoriali diffuse in questo incontro dimostrano che il cammino verso la definizione e la messa in pratica del nuovo ruolo che i dirigenti d'impresa devono svolgere è possibile “attraverso un processo ordinato, che arricchisca l'operazione imprenditoriale, cioè ottenendo risultati economici che permettano una distribuzione razionale della ricchezza generata e siano fondamento della sostenibilità imprenditoriale futura”.
I partecipanti alla riunione di Guayaquil invitano quindi gli imprenditori, i Governi, i sindacati e le società “a creare un clima di fiducia, di sviluppo sostenibile, mediante il rafforzamento delle istituzioni, la totale trasparenza negli atti di governo, il mantenimento dello stato di diritto, un deciso comportamento etico e l'impulso permanente di culture partecipative, di responsabilità sociale e impegno civile”.
“La coerenza nell'esercizio dei principi del pensiero sociale cristiano – concludono – è una fonte di ispirazione affinché imprenditori, ricercatori e altri agenti economici trovino motivi di speranza per sviluppare vie concrete di un'economia messa al servizio del bene comune e costruire così un mondo migliore, a partire dalla centralità delle persone”.
Per ulteriori informazioni, www.uniapacla.org
[Traduzione dallo spagnolo di Roberta Sciamplicotti]