SERRA SAN BRUNO, domenica, 9 ottobre 2011 (ZENIT.org).- “La Chiesa ha bisogno di voi” è il messaggio che Benedetto XVI ha lasciato questa domenica pomeriggio ai monaci della Certosa di Serra San Bruno, in provincia di Vibo Valentia.
Il Pontefice è giunto nella Certosa dei Santi Stefano e Bruno dopo la mattinata trascorsa a Lamezia Terme, e ha presieduto la celebrazione dei Vespri con i monaci.
Nell’omelia che ha pronunciato, ha voluto sottolineare l’importanza della vita certosina nella Chiesa universale.
“La Chiesa ha bisogno di voi”, “voi avete bisogno della Chiesa”, ha affermato. “Il vostro posto non è marginale: nessuna vocazione è marginale nel Popolo di Dio: siamo un unico corpo, in cui ogni membro è importante e ha la medesima dignità, ed è inseparabile dal tutto”.
“Anche voi, che vivete in un volontario isolamento, siete in realtà nel cuore della Chiesa, e fate scorrere nelle sue vene il sangue puro della contemplazione e dell’amore di Dio”.
“Vorrei che questo nostro incontro mettesse in risalto un legame profondo che esiste tra Pietro e Bruno, tra il servizio pastorale all’unità della Chiesa e la vocazione contemplativa nella Chiesa”, ha confessato Benedetto XVI.
La comunione ecclesiale, ha spiegato, “ha bisogno di una forza interiore”, e “il ministero dei pastori trae dalle comunità contemplative una linfa spirituale che viene da Dio”.
Il nucleo della spiritualità certosina, ha indicato il Papa, è “il forte desiderio di entrare in unione di vita con Dio, abbandonando tutto il resto, tutto ciò che impedisce questa comunione e lasciandosi afferrare dall’immenso amore di Dio per vivere solo di questo amore”.
“Ogni monastero – maschile o femminile – è un’oasi in cui, con la preghiera e la meditazione, si scava incessantemente il pozzo profondo dal quale attingere l’’acqua viva’ per la nostra sete più profonda”.
La Certosa, ha aggiunto, “è un’oasi speciale, dove il silenzio e la solitudine sono custoditi con particolare cura, secondo la forma di vita iniziata da San Bruno e rimasta immutata nel corso dei secoli”, e la missione dell’Ordine certosino è “quanto mai attuale e significativa nel mondo di oggi”.
Il valore del silenzio
Benedetto XVI ha segnalato che “il progresso tecnico, segnatamente nel campo dei trasporti e delle comunicazioni, ha reso la vita dell’uomo più confortevole, ma anche più concitata, a volte convulsa”.
Negli ultimi decenni, poi, “lo sviluppo dei media ha diffuso e amplificato un fenomeno che già si profilava negli anni Sessanta”, “la virtualità che rischia di dominare sulla realtà”.
“Sempre più, anche senza accorgersene, le persone sono immerse in una dimensione virtuale, a causa di messaggi audiovisivi che accompagnano la loro vita da mattina a sera. I più giovani, che sono nati già in questa condizione, sembrano voler riempire di musica e di immagini ogni momento vuoto, quasi per paura di sentire, appunto, questo vuoto”.
Se questa tendenza è sempre esistita, “specialmente tra i giovani e nei contesti urbani più sviluppati”, attualmente “ha raggiunto un livello tale da far parlare di mutazione antropologica”.
“Alcune persone non sono più capaci di rimanere a lungo in silenzio e in solitudine”, ha riconosciuto il Papa.
Ritirandosi nel silenzio e nella solitudine, però, “l’uomo, per così dire, si ‘espone’ al reale nella sua nudità, si espone a quell’apparente ‘vuoto’” “per sperimentare invece la Pienezza, la presenza di Dio, della Realtà più reale che ci sia, e che sta oltre la dimensione sensibile”.
“Il monaco, lasciando tutto, per così dire ‘rischia’: si espone alla solitudine e al silenzio per non vivere di altro che dell’essenziale, e proprio nel vivere dell’essenziale trova anche una profonda comunione con i fratelli, con ogni uomo”.
Cammino lungo una vita
Qualcuno, ha commentato il Vescovo di Roma, potrebbe pensare che sia sufficiente recarsi in una Cartosa “per fare questo ‘salto’”, “ma non è così”, perché la vocazione certosina, “come ogni vocazione, trova risposta in un cammino, nella ricerca di tutta una vita”.
“Come nel matrimonio non basta celebrare il Sacramento per diventare effettivamente una cosa sola, ma occorre lasciare che la grazia di Dio agisca e percorrere insieme la quotidianità della vita coniugale, così il diventare monaci richiede tempo, esercizio, pazienza, ‘in una perseverante vigilanza divina – come affermava san Bruno – attendendo il ritorno del Signore per aprirgli immediatamente la porta’”.
“Proprio in questo consiste la bellezza di ogni vocazione nella Chiesa”, ha sottolineato Benedetto XVI: “dare tempo a Dio di operare con il suo Spirito e alla propria umanità di formarsi, di crescere secondo la misura della maturità di Cristo, in quel particolare stato di vita”.
Per il Papa, questo può essere considerato “un cammino di trasformazione in cui si attua e si manifesta il mistero della risurrezione di Cristo in noi”.
“A volte, agli occhi del mondo, sembra impossibile rimanere per tutta la vita in un monastero, ma in realtà tutta una vita è appena sufficiente per entrare in questa unione con Dio, in quella Realtà essenziale e profonda che è Gesù Cristo”.
Terminata la celebrazione dei Vespri, il Papa ha incontrato nel refettorio la comunità dei Certosini. Dopo aver firmato il Libro d’Oro degli ospiti illustri, ha visitato una cella e l’infermeria. Si è poi congedato dalla Certosa, salutato dai monaci che si erano radunati sul piazzale.
E’ quindi tornato in papamobile al campo sportivo “La Quercia” di Serra San Bruno, da dove è ripartito in elicottero per l’aeroporto di Lamezia Terme. Da qui, dopo aver salutato le personalità che lo avevano accolto al suo arrivo, è ripartito per Roma.