Imparare a fare affari dal Papa

Imprenditore ed ex guardia svizzera dà lezioni tratte da Giovanni Paolo II

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ROMA, giovedì, 6 ottobre 2001 (ZENIT.org).-Gli imprenditori alle prime armi spesso emulano quelli più famosi come Bill Gates, Steve Jobs, o “l’Oracolo di Omaha” Warren Buffett, nella ricerca del loro successo commerciale.

Ma che dire del beato Giovanni Paolo II come modello di leader? Per l’ex guardia svizzera, che è diventato un imprenditore di successo, Andreas Widmer, la vita del grande Pontefice, che pure non ha mai gestito una società, costituisce un modello per chi è impegnato a mettere su un’impresa, a entrare nel mondo del commercio o per che dirige una qualsiasi società.

Sulla base della propria conoscenza di Giovanni Paolo II e della sua esperienza diretta di quando faceva parte della Guardia svizzera negli anni Ottanta, Widmer ha scritto un entusiasmante libro dal titolo “The Pope and the CEO” [Il Papa e l’AD, n.d.t.]. Il libro, molto leggibile e pieno di saggi consigli e di aneddoti del suo periodo trascorso nel palazzo apostolico, è diretto agli imprenditori e agli studenti interessati al collegamento tra affari e fede, tra affari ed etica, e a lezioni di leadership tratte da Giovanni Paolo II.

“L’influenza di Giovanni Paolo II mi ha fatto capire che fede e affari vanno insieme; che non sono contrapposti”, scrive Widmer nell’introduzione. “Il lavoro può essere una meravigliosa scuola di virtù e di fede. Ma, di più: fede e virtù rendono gli affari e l’economia veramente prosperi”.

“L’ex Papa – aggiunge – è una fonte di grande ispirazione e di esempio per gli uomini d’affari”.

Widmer dice di aver scritto il libro principalmente per due motivi: anzitutto per il desiderio di condividere il grande privilegio e la grazia che lui ha goduto appartenendo alla Guardia svizzera e poi come imprenditore; secondo, perché vede, dal suo lavoro imprenditoriale e filantropico, una “grande sete” di morale e di etica nel libero mercato.

Aver servito nella Guardia svizzera “è semplicemente una grazia che ho ricevuto gratuitamente”, spiega al telefono dal suo ufficio negli Stati Uniti. “Io non ho fatto nulla per meritarmi tale privilegio, ma al contrario, per averne fatto parte mi è stato conferito lo status di chi ha lavorato con il Santo Padre”.

La sua gratitudine è anche per aver avuto la possibilità di lavorare ai vertici di due tra le maggiori società di software nell’arco degli ultimi 20 anni. Tali privilegi e benedizioni, afferma, esigono una risposta. “È come se si avessero delle ricchezze o qualsiasi altra benedizione”, spiega. “Dio è contento di donartele, ma allo stesso tempo ti chiede: Ok. Adesso che cosa ne farai?”

Il secondo motivo per cui ha scritto il libro è ancora più profondo. Attraverso il suo lavoro, oggi, come cofondatore del Fondo SEVEN, una fondazione che promuove l’imprenditorialità come soluzione alla povertà, egli dice di incontrare moltissimi uomini d’affari che hanno sete di morale e di etica nel luogo di lavoro. “La coscienza morale della gente, questo desiderio di conoscere ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, è inscritto nel cuore umano”, sostiene Widmer. “Ma poiché il mondo non dà risposta, la gente rimane confusa e per certi versi angosciata”. Per questo motivo – dice – quando parla di questo argomento “si aggrappano a ogni parola”.

E grazie al suo passato e alla sua esperienza egli è anche in grado di farsi ascoltare in un modo che ad altri non riesce. “Io sono uno di loro”, dice, aggiungendo che può spiegare questi temi “in un linguaggio che loro possono comprendere”.

“The Pope and the CEO” sottolinea nove principi della leadership negli affari. I capitoli trattano temi come conoscere se stessi, conoscere Dio, sapere ciò che è giusto e sapere come vivere una vita equilibrata. Ma non sono solo parole: i capitoli contengono anche una guida e degli esercizi pratici. Un approccio che deriva direttamente da Giovanni Paolo II.

“Alla fine c’è qualcosa di concreto da fare e quindi non rimane solo un’idea; si traduce in un’azione”, spiega Widmer. “Questo è ciò che mi entusiasma di Giovanni Paolo, ed è uno dei miei punti chiave: che un’azione è come un’estensione della tua anima”. La sua meraviglia su Giovanni Paolo II riguarda anche la capacità di raggiungere gli obiettivi che si poneva. “Se si legge la Redemptor hominis [la sua prima enciclica], si vede che nell’arco di 30 anni lui ha raggiunto tutto ciò che vi aveva scritto”, afferma.

Nel libro Widmer entra negli aspetti difficili della vita quotidiana, come la gestione dei dipendenti, come guidarli, assumerli e licenziarli. Ciò che lui promuove è la “leadership di servizio”, spiegando anche le cose semplici ai manager, come: “devi essere un allenatore e non uno che critica”. Per illustrare questi principi egli ricorda aneddoti relativi a Giovanni Paolo II o alla sua esperienza imprenditoriale, spiegandoli in un modo molto semplice.

Come imprenditore è portato a sottolineare che la bellezza spirituale del lavoro e dell’imprenditoria è il fatto che rientri nella “collaborazione alla creazione di Dio”. Dio dà all’uomo il potere di continuare a creare, sostiene. Quindi “se sei un manager o un amministratore delegato di una società, hai questa grande opportunità e responsabilità di guidare un gruppo di persone che sta continuando a creare il mondo”. Il libro focalizza anche sull’importanza della vocazione e della scoperta della chiamata nella propria vita.

Mettendo in luce i benefici del libero mercato, come risponde Widmer a coloro – anche interni alla Chiesa – che continuano a sostenere che il capitalismo non alimenta il comportamento morale, ma anzi promuove l’avidità e l’egoismo? “Il libero mercato è come un coltello, e non puoi accusare il coltello se questo viene usato come un’arma”, risponde. “Quindi è necessaria una morale perché il libero mercato possa funzionare e se ci basiamo solo ciò che è legale o illegale, se ci affidiamo solo a che è scritto nella legge o nel contratto, i costi delle transazioni sarebbero così alte che nessuno farebbe affari”.

Per questo motivo “dobbiamo poterci fidare reciprocamente”, afferma. “Non si può avere un libero mercato e un capitalismo senza morale. Ma con la morale diventa invece il miglior sistema che esista, perché dà spazio alla libertà umana”.

Widmer non è sempre stato così religioso, né ha sempre avuto questa grande devozione per Giovanni Paolo II. Ciò che ha risvegliato in lui la fede e la forza dell’esempio del Papa è quando ha attraversato un periodo difficile. Durante l’Anno del Giubileo ha venduto la sua società per 600 milioni di dollari, solo per scoprire due mesi dopo che la società europea a cui l’aveva venduta era falsa. “Il Nasdaq l’ha tolta dalla borsa e io sono rimasto con zero”, ricorda.

Ma anziché rimanere per sempre arrabbiato e depresso, Giovanni Paolo II è “riemerso” nella sua vita. “Ero quasi arrivato alla convinzione che ci fosse qualcosa di sbagliato nel nostro sistema, nel libero mercato, nell’imprenditoria e nel capitalismo”, afferma. “Ma la visione di Giovanni Paolo II è che la prosperità poggia su tre elementi: democrazia, libertà di associazione e una cultura morale pubblica. E sapevo che ciò che mancava era questa cultura morale pubblica”.

Widmer è convinto che occorre lavorare su questo punto per recuperare il mondo dalla sua attuale crisi economica e per fare in modo che le imprese siano gestite in modo corretto.

“Ciò di cui c’è bisogno è una conversione dei cuori”, afferma. “Se avessimo leader, uomini d’affari e di Chiesa, con un cuore veramente convertito ad una leadership al servizio, la gran parte dei nostri problemi sparirebbe”.

“Non si tratta di problemi strut
turali e giuridici”, afferma. “Si tratta di problemi del cuore”.

[“”The Pope and The CEO: John Paul II’s Leadership Lessons to a Young Swiss Guard” è pubblicato da Emmaus Road, con una prefazione di George Weigel]

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Edward Pentin è un autore freelance che vive a Roma. Può essere contattato a: epentin@zenit.org.

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ZENIT Staff

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