La X Assemblea di queste monache di clausura si è svolta a Salamanca (Spagna) ad agosto, e ha contato sulla presenza di Miguel Miró, priore generale dell’Ordine.
Madre Oiz ha spiegato gli obiettivi prioritari dell’Ordine rivelando che da Paesi come India o Perù si chiedono monasteri di clausura.
Le monache agostiniane recollette hanno 47 monasteri integrati in due Federazioni, quella della Spagna e quella del Messico.
La prima include 28 monasteri spagnoli, uno nelle Filippine e un altro in Kenya. Appartengono alla Federazione della Spagna 265 monache.
La Federazione del Messico ha 14 monasteri, ai quali se ne aggiungono uno negli Stati Uniti, uno in Brasile e un altro in Kenya, quest’ultimo di recente fondazione.
La X Assemblea della Federazione delle Agostiniane Recollette di Spagna si è svolta dal 3 al 9 agosto nel collegio di Santo Tomás de Villanueva, retto dagli Agostiniani recolletti di Salamanca.
Alla riunione hanno partecipato due religiose di ogni comunità: la priora e una delegata. A loro si sono aggiunte il presidente federale e il suo consiglio. In questa occasione il numero dei partecipanti è arrivato a 44.
La storia dell’Ordine delle Agostiniane recollette inizia alla fine del XVI secolo, sulla scia dello spirito di perfezione e fervore che imperava nell’Ordine, e si è plasmata in una determinazione presa in capitolo dalla provincia agostiniana della Castiglia, nella quale si chiedeva la fondazione di monasteri, sia di uomini che di donne, di più stretta osservanza.
Tutto ciò si è cristallizzato in un sorgere di monasteri sotto questa ispirazione, guidata dalla venerabile madre Mariana de San José.
Madre Mariana sviluppò l’applicazione dello spirito di recollezione, nonché la fondazione dei primi cinque monasteri di Agostiniane recollette, ai quali se ne seguirono molti altri nella geografia spagnola del XVII secolo.
Parlando della situazione attuale dei monasteri di Agostiniane recollette della Federazione della Spagna, madre Oiz ha spiegato che purtroppo mancano vocazioni locali.
“Nel nostro mondo globalizzato, questa situazione viene compensata dall’affluenza di vocazioni di altri Paesi: indiane, filippine, sudamericane, kenyote…”, ha indicato.
“In generale, queste vocazioni assumono bene il nostro stile di vita – ha segnalato –. Ad ogni modo, il periodo di formazione iniziale, così come il margine di opzione definitiva per la vita monacale, è lungo. Per questo, la candidata che segue la nostra vocazione non lo fa senza sentirsi chiamata e senza essere ritenuta idonea”.
In questa Assemblea, ha commentato madre Oiz, “in primo luogo si è cercata la fedeltà al carisma
contemplativo”.
“Ciò ha prevalso a tutti i livelli e in base a tutti gli approcci”, ha sottolineato. “E’ stato accentuato il senso ecclesiale della nostra vocazione, partendo dalla preghiera, dalla lode a Dio e dalla dedizione quotidiana nella fedeltà”.
L’Assemblea ha anche avvertito delle difficoltà che si possono verificare nella formazione delle candidate, a causa delle differenze di cultura ed estrazione sociale, e ha esortato alla formazione continua tenendo conto della possibilità di risorse congiunte e altri mezzi di formazione.
Circa le prospettive dei monasteri in Spagna, ha sottolineato che in primo luogo bisogna “aver cura della fedeltà, dell’autenticità”.
“Quanto al resto, ci penserà Dio. L’atteggiamento di lotta per la sopravvivenza è forte e indomabile”, ha aggiunto madre Oiz.
Nel 2006 le monache hanno fondato il loro ultimo monastero, in Kenya. Nel 1992 è stato fondato quello di Bacólod, nelle Filippine. “E va avanti, anche se lì le vocazioni non sono molto numerose. Sembra che in questo Paese asiatico la vita attiva attiri maggiormente l’attenzione”.
“E’ stata più fruttuosa la fondazione a Wote-Makueni, in Kenya, cinque anni fa”, ha constatato madre Oiz. “In Africa c’è stata una notevole affluenza di giovani chiamate alla vita contemplativa, che stanno crescendo nella vita religiosa. Sono già dieci le giovani professe, seguite da quattro novizie e quattro postulanti”.
Dall’altro lato, ha proseguito, “ci sono richieste di fondazione in Perù e in India, ma per ora non abbiamo la possibilità di agire su questi fronti”.
Non c’è dubbio che questo sia un cammino che porta alla santità. L’Ordine ha otto cause di beatificazione aperte.
Tra le suore che hanno spiccato per santità di vita c’è la fondatrice, madre Mariana de San José.
“Sarebbe molto bello e fonte di grande consolazione se ottenessimo dalla Chiesa la conferma della sua santità di vita, ma non è l’essenziale”, afferma la religiosa. “Ciò che è fondamentale è che il suo esempio ci esorti ogni giorno, e in questo modo possiamo essere sue degne seguaci”.
L’Assemblea, ha concluso madre Eva María Oiz, ha anche “esortato i monasteri a porre tutto l’impegno nel promuovere la propria conoscenza tra il Popolo di Dio che ci circonda”.