CITTA' DEL VATICANO, domenica, 2 ottobre 2011 (ZENIT.org).- Dio ci ama e ha un progetto per noi, al quale sapremo corrispondere restando sempre uniti a Cristo, come un tralcio alla vite.

Papa Benedetto XVI lo ha ricordato nell'intervento che ha pronunciato questa domenica prima di recitare la preghiera mariana dell'Angelus con i fedeli e i pellegrini giunti per l'occasione in Piazza San Pietro in Vaticano, il giorno dopo il suo ritorno dal soggiorno nella residenza estiva di Castel Gandolfo.

Il Pontefice ha preso spunto dal Vangelo del giorno (Mt 21, 33-43), nel quale Gesù rivolge un monito “particolarmente severo” ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo: “A voi sarà tolto il Regno di Dio e sarà dato ad un popolo che ne produca i frutti”.

“Sono parole che fanno pensare alla grande responsabilità di chi, in ogni epoca, è chiamato a lavorare nella vigna del Signore, specialmente con ruolo di autorità, e spingono a rinnovare la piena fedeltà a Cristo”, ha spiegato il Vescovo di Roma.

Gesù “è la pietra che i costruttori hanno scartato, perché l’hanno giudicato nemico della legge e pericoloso per l’ordine pubblico; ma Lui stesso, rifiutato e crocifisso, è risorto, diventando la pietra d’angolo su cui possono poggiare con assoluta sicurezza le fondamenta di ogni esistenza umana e del mondo intero”.

E' di questa verità che parla la parabola dei vignaioli infedeli, ai quali un uomo affida la propria vigna, perché la coltivino e ne raccolgano i frutti.

“Il proprietario della vigna rappresenta Dio stesso, mentre la vigna simboleggia il suo popolo, come pure la vita che Egli ci dona affinché, con la sua grazia e il nostro impegno, operiamo il bene”, ha indicato il Papa, citando la frase di Sant’Agostino per cui “Dio ci coltiva come un campo per renderci migliori”.

“Dio ha un progetto per i suoi amici, ma purtroppo la risposta dell’uomo è spesso orientata all’infedeltà, che si traduce in rifiuto”, ha sottolineato Benedetto XVI. “L’orgoglio e l’egoismo impediscono di riconoscere e di accogliere persino il dono più prezioso di Dio: il suo Figlio unigenito”.

In questo contesto, il Pontefice ha esortato i fedeli a rimanere “saldamente ancorati nella fede alla pietra angolare che è Cristo”, “come il tralcio che non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite”.

“Solamente in Lui, per Lui e con Lui si edifica la Chiesa, popolo della nuova Alleanza”, ha ribadito.

Il Signore, ha aggiunto, “è sempre vicino e operante nella storia dell’umanità, e ci accompagna anche con la singolare presenza dei suoi Angeli, che oggi la Chiesa venera quali 'Custodi', cioè ministri della divina premura per ogni uomo”.

“Dall’inizio fino all’ora della morte, la vita umana è circondata dalla loro incessante protezione”, ha commentato, segnalando che “gli Angeli fanno corona all’Augusta Regina delle Vittorie, la Beata Vergine Maria del Rosario, che nella prima domenica di ottobre, proprio a quest’ora, dal Santuario di Pompei e dal mondo intero, accoglie la fervida Supplica, affinché sia sconfitto il male e si riveli, in pienezza, la bontà di Dio”.

Nel suo saluto in italiano dopo la recita della preghiera mariana, il Papa ha poi ricordato la beatificazione, questa domenica pomeriggio a Ivrea, di suor Antonia Maria Verna, Fondatrice dell’Istituto delle Suore di Carità dell’Immacolata Concezione d'Ivrea.

“Rendiamo grazie a Dio per la luminosa figura della nuova Beata, vissuta tra XVIII e XIX secolo, modello di donna consacrata e di educatrice”, ha esortato.