L'Humanae Vitae, un “segno di contraddizione” anche nella Chiesa

Credenti e non a confronto sullo “spirito profetico” di questa enciclica

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di Sergio Mora

ROMA, domenica, 20 febbraio 2011 (ZENIT.org).- A quarant’anni dalla pubblicazione dell’enciclica Humanae Vitae, quando ormai è divenuto chiaro il fallimento della rivoluzione sessuale, un libro che analizza il valore delle norme morali proposte dal documento di Paolo VI è stato presentato il 18 febbraio alla Pontificia Università Lateranense di Roma.

Il volume intitolato “Custodi della Vita. Attualità dell’enciclica Humanae Vitae” è stato curato dalla prof.ssa Lucetta Scaraffia dell’Università “La Sapienza” di Roma.

Alla presentazione ha portato il suo saluto mons. Enrico dal Covolo, Rettore della Pontificia Università Lateranense, mentre hanno preso la parola come relatori Ritanna Armeni, giornalista de Il Riformista, Giuliano Ferrara, direttore de Il Foglio, padre Hermann Geisler, della Congregazione per la Dottrina della Fede e la prof.ssa Scaraffia. A moderare l’incontro, mons. Luis F. Ladaria, Segretario della Congregazione per la Dottrina della Fede.

Mons. dal Covolo ha ricordato che l’Humanae Vitae, pubblicata il 29 luglio 1968, “alla luce delle scoperte scientifiche si fa sempre più attuale”.

“All’epoca – ha aggiunto – l’enciclica trovò resistenze anche all’interno della Chiesa”, ha spiegato raccontando poi un fatto inedito ai presenti: “Un presidente di una Conferenza episcopale di una importante nazione dell’America Latina aveva manifestato in un telegramma a Paolo VI, a nome dell’episcopato di quella nazione, una vibrata e decisa perplessità sul testo pubblicato. Sua Santità fece chiamare il Cardinale a Roma e gli chiese di mettersi in ginocchio e chiedere scusa”.

“Negli anni ’60”, ha continuato esisteva una “sfrenata rivendicazione di libertà sessuale che coinvolgeva anche ampie frange di cattolici” precisando che “i dibattiti su aborto e divorzio erano pagine come bollettini di guerra”. Quindi “in quel momento il messaggio dell’Humanae Vitae è stato molto coraggioso”. E’ un’enciclica che “si mantiene attuale e restituisce alla sessualità il profondo senso spirituale come vera icona dell’Amore Trinitario”.

Dal canto suo la giornalista Ritanna Armeni, conosciuta per la sua partecipazione ad alcune manifestazioni contrarie all’aborto, ha precisato di essere una donna laica non credente, senza pretese filosofiche, ed ha detto che, a suo parere, si è verificato uno scontro “tra la coerenza della Chiesa e una società che è andata contro”.

Lo dimostra il fatto, ha continuato, che “si sono affermati la pillola, anche quella del giorno dopo, l’aborto, la separazione del concepimento dalla sessualità”  Quindi l’enciclica “a questo punto assume un significato profetico” perché “predice l’uomo moderno” ha detto.  Si è mostrata critica però con le posizioni della Chiesa su temi come le unioni tra le persone dello stesso sesso e le convivenze prematrimoniali.

Anche Giuliano Ferrara ha manifestato il suo parere da non credente, sottolineando come ogni mutamento rifletta un segno dei tempi, e in quest’ottica vanno inquadrate le famiglie allargate, le nuove forme di convivenza e i Pacs. “Se l’uomo evolve in questa direzione, deve far scaturire questo ottimismo progressista”, ha detto. Al di là di queste opinioni ha poi spiegato il perché ha deciso di pubblicare l’enciclica sul suo giornale: “ho creduto che fosse possibile operare dinanzi al rigetto della vita, che non può essere ridotta e maltrattata a questo punto”.

Per padre Hermann Geisler la Humanae vitae è “un grande sì di valori umani e cristiani”, divenuta ben presto “‘segno di contraddizione’: non solo per le società occidentali segnate dalla rivoluzione sessuale, ma anche per vasti settori della Chiesa troppo influenzati dallo spirito del mondo”.

Ha indicato inoltre come “I vari contributi del presente volume mettano in evidenza” che “l’Humanae Vitae, come tutta la morale cattolica, è un grande ‘sì’ alla vita, alla dignità della persona e soprattutto all’amore coniugale”.

Questo è avvenuto, ha precisato, attraverso cinque ‘sì’:  “al  progresso veramente umano; alla dignità della donna e dei figli; all’amore coniugale; alla paternità responsabile e quindi un  sì a Dio Creatore”. A conclusione del suo intervento ha qualificato l’Humanae Vitae come “uno dei documenti più profetici del magistero pontificio postconciliare”.

La curatrice del volume, Lucetta Scaraffia, ha ricordato che ancora al giorno d’oggi prevale una difficoltà di analisi dovuta al fatto che quaranta anni sono “tempi ancora brevissimi mentre la Chiesa guarda tutto con millenaria saggezza”. Tuttavia, ha aggiunto, in questo periodo si sono viste infrante “le promesse di tante utopie del 900”. E la rivoluzione del ’68, il naufragio della famiglia, il dilagare del divorzio alla fine hanno fatto capire chi aveva ragione.

Si prometteva “una famiglia più felice, mariti più attenti a non perdere la moglie, una società più felice e pacifica”.  Invece abbiamo visto “come si sia indebolita la qualità umana della società”.  Per non parlare del fatto che prima i ragazzi volevano sposarsi per avere una vita sessuale, mentre ora “i maschi sono bambinoni eterni”. La Scaraffia ha quindi concluso ricordando come “Paolo VI aveva capito in quale direzione stavano andando le società occidentali”.

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ZENIT Staff

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