di Paul De Maeyer
 

ROMA, mercoledì, 16 febbraio 2011 (ZENIT.org).- In Francia, l'Assemblea Nazionale ha approvato martedì 15 febbraio in prima lettura con 272 voti contro 216 il progetto di revisione della legge [1] sulla bioetica del 2004. L'esame da parte della Camera bassa si era concluso la settimana scorsa con l'approvazione di una serie di emendamenti. Secondo i commentatori, l'approvazione finale della nuova legislazione non avverrà prima di luglio.

In linea con il governo Fillon e il ministro per la Salute, Xavier Bertrand (UMP o Unione per un Movimento Popolare), secondo il quale la Francia non ha bisogno di "una rivoluzione in materia di bioetica" (Libération, 8 febbraio), i deputati hanno mantenuto nel corso dei lavori iniziati martedì 8 febbraio i grandi principi o criteri della normativa precedente.

L'Assemblée Nationale ha preferito ad esempio mantenere lo "status quo" per quanto riguarda la ricerca sugli embrioni e sulle cellule staminali prelevate da embrioni umani, lasciando in piedi il discusso sistema della proibizione con "deroghe" - secondo il ministro Bertrand è "il miglior dispositivo" (Libération, 8 febbraio) -, anche se poi in aula una trentina di deputati dell'UMP e del Nuovo Centro ha chiesto di vietare completamente e senza eccezioni la ricerca nel campo.

Il principio del divieto con deroghe, che il vice presidente dell'Assemblée, Marc Le Fur (UMP), ha definito "un anestetico per cattolici" (Agence France-Presse, 10 febbraio), è in realtà molto ambiguo. L'Agenzia di Biomedicina (ABM) ha infatti la facoltà di autorizzare "a titolo derogatorio" progetti di ricerca. E lo ha fatto, eccome. Dal 2004, l'organismo ha accettato finora 58 protocolli su 64, dei quali 47 con cellule staminali embrionali umane e 11 con embrioni (La Croix, 4 febbraio).

Il meccanismo è stato criticato fra l'altro da Jacques Testart, "padre" nel 1982 del primo bambino in provetta francese. Secondo il biologo, l'ABM è "un organismo favorevole pressoché a qualsiasi pratica e poco incline a ogni restrizione. In modo progressivo, il Parlamento si sta tirando fuori un po' vigliaccamente, delegando a quest’Agenzia l’interpretazione della nuova legge". Così ha dichiarato in un'intervista ad Avvenire (8 febbraio).

Già nel novembre scorso, il cardinale arcivescovo di Parigi e presidente della CEF, André Vingt-Trois, aveva notato "una certa incoerenza" da parte governativa. "Il governo manifesta la coscienza chiara che con la ricerca sull'embrione il rispetto per la dignità umana è in gioco. Allo stesso tempo, sembra mettere in piedi un sistema nel quale la distruzione di embrioni non è più un'eccezione", aveva detto a La Vie (30 novembre 2010).

Ci sono comunque delle novità nel sistema delle deroghe. Diventano infatti definitive, mentre prima erano inserite nel contesto di una moratoria quinquennale. Inoltre, il nuovo testo allarga le maglie dei criteri da adempiere. Non parla più dell'esigenza di "progressi terapeutici prioritari" ma di "progressi medici prioritari", una formulazione "molto meno restrittiva", come osserva Pierre-Olivier Arduin, direttore della Commissione bioetica della diocesi di Fréjus-Tolone (Décryptage, 3 febbraio).

Sempre per quanto riguardo la ricerca con gli embrioni, la proposta introduce anche la possibilità di obiezione di coscienza per ricercatori e operatori sanitari, e promuove le vie alternative all'uso di embrioni. Il testo sancisce che i protocolli ricevono il via libera solo "quando risulta impossibile, in base allo stato delle conoscenze scientifiche, condurre una ricerca simile senza ricorrere a cellule staminali embrionali o a embrioni" (Art. 23, 2). Inoltre, l'ABM dovrà presentare ogni anno un bilancio comparativo, mettendo a confronto i risultati ottenuti dalla ricerca sulle cellule embrionali con quelli della ricerca sulle cellule adulte.

Gli altri principi della legge del 2004 rimasti immutati sono l'anonimato per i donatori di gameti o cellule riproduttive (cioè seme ed ovociti), il "no" all'accesso alle tecniche della PMA (procreazione medicalmente assistita) per le coppie omosessuali e per i single, e il divieto di ricorrere alle "madri portatrici" o "madri surrogate".

In alcuni punti i deputati hanno comunque modificato il testo del progetto. Ignorando gli appelli del ministro Bertrand, l'Assemblea ha dato ad esempio il via libera - con alcune restrizioni - al trasferimento "post-mortem" di embrioni. "Per me, non è la stessa cosa nascere orfano o essere concepito orfano. Si può scientemente decidere di far nascere un bambino senza padre?", aveva dichiarato il ministro in un'intervista con La Vie (3 febbraio).

E' stato inoltre respinto un emendamento del deputato Olivier Jardé (Nuovo Centro), che per ridurre gli embrioni "soprannumerari" voleva limitare a tre il numero di ovociti fecondati. È stato approvato invece un emendamento che limita molto vagamente il numero di ovociti usati "a quello che è strettamente necessario per la riuscita dell'assistenza medica alla procreazione" (La Croix, 14 febbraio).

Nel nuovo testo ha fatto molto discutere l'art. 9, che promuove il "dépistage", cioè la ricerca sistematica di difetti genetici nell'embrione o nel feto, un provvedimento che secondo i critici prende di mira in particolare i feti con la sindrome di Down o trisomia 21. Come rivelano i dati contenuti in un rapporto del Consiglio di Stato del maggio 2009, ben il 96% degli embrioni o feti con trisomia 21 viene oggi abortito in Francia.

Secondo la deputata Véronique Besse, del Movimento per la Francia (MPF), c'è "il rischio di passare da un 'dépistage' generalizzato ad una forma di eradicazione sociale". "Non è giusto né accettabile che tutti i mezzi siano attualmente orientati verso il 'dépistage' della trisomia prima della nascita e che non sia compiuto alcuno sforzo per ricercare trattamenti in grado di accompagnare, curare, nonché guarire un giorno le persone handicappate", così ha detto in aula (Décryptage, 11 febbraio).

Proprio per questo motivo - così hanno deciso i deputati -, il governo dovrà preparare ogni anno un rapporto sui fondi destinati alla ricerca di terapie per curare la sindrome di Down. Inoltre, in caso di test positivi sulla presenza della trisomia 21 le donne avranno 7 giorni di tempo per decidere se portare avanti o meno la gravidanza.

Le pressioni da parte dell'industria della diagnosi prenatale sono però molto forti. Lo dimostra la notizia della nascita del primo "bambino medicamento" o "designer baby" francese, diffusa - guarda caso – proprio il giorno dell'inizio del dibattito parlamentare. Chiamato anche "bambino della doppia speranza", ci troviamo secondo P.-O. Arduin in realtà davanti ad una doppia scelta eugenetica: la prima consiste nello scartare gli embrioni portatori del difetto genetico, la seconda nel cercare fra gli embrioni non portatori quello compatibile come donatore per il fratellino o la sorellina da curare (Décryptage, 9 febbraio).

Sulla nascita del "bambino strumento" si è espressa anche la Conferenza Episcopale di Francia (CEF). "La legalizzazione della strumentalizzazione del nascituro è contraria al più elementare rispetto dovuto a ogni essere umano, in particolare al bambino", ha dichiarato il 9 febbraio monsignor Pierre d'Ornellas, arcivescovo di Rennes, Dol e Saint-Malo, responsabile in seno alla CEF per la bioetica. In vista del dibattito parlamentare sulla revisione della legge del 2004, la CEF ha pubblicato a dicembre un opuscolo dal titolo emblematico: "Bioéthique, un enjeu d'humanité"[2], vale a dire "Bioetica, una posta in gioco d'umanità".

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1) Il testo esaminato dall'Assemblée Nationale è scaricabile all'indirizzo web:

http://www.assemblee-nationale.fr/13/ta-commission/r3111-a0.asp

2) http://www.eglise.catholique.fr/getFile.php?ID=17190