Mons. Pompili: la Rete, un'opportunità al femminile

Intervenendo a Roma all’Intercapitolo delle Figlie di San Paolo

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ROMA, martedì, 15 febbraio 2011 (ZENIT.org).- La Rete è una occasione formidabile per valorizzare e mettere alla prova le qualità femminili. È quanto ha detto monsignor Domenico Pompili, Sottosegretario e Portavoce della Conferenza Episcopale Italiana (CEI), intervenendo lunedì a Roma all’ “Intercapitolo” delle superiore delle varie circoscrizioni mondiali delle Figlie di San Paolo. 

Per mons. Pompili, infatti, secondo quanto riportato dall’agenzia Sir, “le opportunità della rete possono consentire di valorizzare il carisma paolino, soprattutto nella sua declinazione femminile: fedeltà creativa e dinamica, inseparabilità di spiritualità e missione; capacità di leggere i segni dei tempi, sensibilità all’ambiente e alle persone che si traduce in attenzione umanizzante ai bisogni e ai desideri da essi sottesi”.

Una delle principali caratteristiche della Rete, “la riduzione della distanza”, per il portavoce della CEI, “consente di poter raggiungere e incontrare i ‘lontani’”. Così, “il potenziale universalizzante dell’amore – che è ‘per tutti’ a prescindere dalle provenienze e dalle appartenenze – consente di rinnovare e rigenerare la persona, le comunità, i mondi sociali, la Chiesa, a partire dal ‘qui’ e dall’’ora’, predisponendo nell’orizzontalità immanente della rete soglie che aprano alla buona notizia e alla speranza”.

Pompili si è, quindi, soffermato su tre possibili “sentieri comunicativi”. In primo luogo, “a partire dalla capacità di accogliere, immedesimarsi, ‘com-patire’, la formulazione di un linguaggio affettivo, empatico, poetico più che rigoroso, distaccato, referenziale”.

In secondo luogo, “a partire dalla capacità di avvicinare i lontani, accoglierli e allestire ‘soglie’ tra mondi, la creazione di spazi ricettivi alla Parola e alle persone”.

Infine, “a partire dalla capacità di leggere le situazioni e ascoltare i bisogni manifesti e i desideri latenti, l’accompagnamento verso un percorso di fede che, anche passando attraverso il territorio del virtuale, raggiunga poi la sua consistenza nella dimensione intercorporea dell’incontro e della condivisione”.

Rispetto al primo sentiero, Pompili ha osservato che “il linguaggio della speranza non può essere asettico e puramente referenziale, ma è aperto all’infinito”. Per il secondo, “la ‘connettività’ è condizione dell’incontro tra le persone e con la Parola. È la condizione di una proposta relazionale che passa dall’accoglienza, che è ciò che rende credibile la speranza”. Per il terzo, la speranza è “uno stile di vivere l’amore, che è la buona notizia, nel presente”.

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ZENIT Staff

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