ROMA, martedì, 15 febbraio 2011 (ZENIT.org).- Per sradicare la povertà, uno dei più grandi flagelli che affliggono il mondo contemporaneo, è fondamentale la promozione della famiglia.
L’Arcivescovo Francis Chullikatt, Nunzio Apostolico e Osservatore Permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite, lo ha dichiarato venerdì intervenendo alla 49ma sessione della Commissione per lo Sviluppo Sociale del Consiglio Economico e Sociale (ECOSOC), in svolgimento a New York (Stati Uniti) dal 9 al 18 febbraio.
Nel suo discorso, il presule ha ricordato che “negli ultimi due decenni si è assistito a continui progressi nell’affrontare e ridurre la povertà globale”, ma ha ammesso che questi passi avanti “restano incostanti”, e più di un miliardo persone sperimentano ancora “la povertà e la fame estreme”.
“La comunità internazionale deve trovare urgentemente proposte per una soluzione sostenibile e duratura a questo problema”, ha dichiarato, sottolineando la necessità di una “visione euristica dello sviluppo umano”, visto che quest’ultimo “non può essere misurato solo in termini di crescita economica” e lo sradicamento della povertà “non può essere basato solo su un risultato economico misurabile”.
Ciò che serve è piuttosto “la promozione dello sviluppo di ogni essere umano e di tutto l’essere umano”, ha indicato, perché “senza la concomitante dimensione etica e spirituale lo sviluppo sociale è privo delle fondamenta necessarie sulle quali dovrebbe essere costruito e che lo dovrebbero sostenere”.
Al centro dello sviluppo, ha osservato monsignor Chullikatt, ci sono “il riconoscimento della dignità della persona umana e la garanzia del pieno rispetto della dignità innata dell’uomo e dei suoi diritti fondamentali”.
In questo contesto, “il primo capitale da salvaguardare e da curare è la persona umana nella sua integrità”, iniziando con il “dare il dovuto riconoscimento all’istituzione sociale più basilare, la famiglia umana, fondata sul matrimonio”.
“Quando una società viene privata della sua unità di base, la famiglia, e dei rapporti sociali che ne derivano, possono nascere grandi sofferenze psicologiche e spirituali anche nel benessere economico e sociale”, ha osservato l’Arcivescovo.
“I bambini non devono essere visti come un fardello, bensì riconosciuti come doni insostituibili” e “costruttori delle generazioni future”.
Se infatti i legislatori affermano spesso che la crescita della popolazione è dannosa per il progresso, “la verità è che laddove si è verificata una crescita economica, spesso è accompagnata da un aumento della popolazione”.
“Le generazioni future di bambini e di giovani sono di fatto lo strumento migliore e unico per superare i problemi economici e sociali. La povertà non è causata da troppi bambini, ma da un investimento e da un sostegno troppo scarsi per il loro sviluppo”.
Per questo motivo, “promuovere una cultura che sia aperta alla vita e basata sulla famiglia è fondamentale per comprendere il pieno potenziale e lo sviluppo autentico della società sia per il presente sia per il futuro”.
Integrazione e solidarietà
Monsignor Chullikatt ha poi ricordato che “nello sforzo particolare di promuovere l’integrazione sociale per tutta la famiglia umana” “la globalizzazione ha offerto nuove vie per la cooperazione economica e civile”.
Ad ogni modo, “la società, divenendo sempre più globalizzata, fa di noi dei vicini, ma non dei fratelli e delle sorelle”.
L’integrazione, infatti, pone delle sfide, come “l’ineguaglianza nella ricchezza e nei redditi nonché nel capitale umano e nell’educazione”, o “la mancanza di accesso a tutti i settori della società, in particolare da parte dei poveri e di altri gruppi trascurati, come le donne e i bambini”.
“Disparità sempre più grandi nei redditi e nell’accesso alla crescita economica hanno limitato l’efficacia dello sviluppo economico nella riduzione della povertà”, ha aggiunto, chiedendo che “gli sforzi per estendere programmi sociali ai campi dell’educazione, della sanità per gli anziani e per i disabili e ad altri settori bisognosi della società” siano compiuti “in modo da promuovere il diritto essenziale alla vita e rispettare la libertà di coscienza degli operatori che si occupano dei bisognosi”.
Perché ci sia “uno sviluppo sociale autentico e duraturo”, ha indicato monsignor Chullikatt, servono “misure e incentivi sociali autentici che derivano dalla solidarietà e dalla carità fraterne”.
Da questo punto di vista, ha voluto richiamare l’attenzione “sul dramma dei migranti”, sottolineando la necessità di “sforzi ulteriori per difendere i loro diritti umani e per rispettare la loro inalienabile dignità”.
“I programmi di integrazione sociale e di sradicamento della povertà devono tenere in considerazione i milioni di fratelli e di sorelle che sono destinati a vivere al di fuori del proprio Paese e ai margini delle società”, ha rilevato.
“Il pieno rispetto per i loro diritti fondamentali, inclusi i diritti in quanto lavoratori, devono essere doverosamente garantiti dai Paesi di passaggio e di destinazione. La giustizia sociale esige condizioni lavorative favorevoli per queste persone, garantendo la loro stabilità psicologica, evitando nuove forme di emarginazione economica e assicurando la loro libertà e la loro creatività individuali”.
“Oggi – ha concluso il rappresentante della Santa Sede – è necessario un sostegno strategico allo sradicamento della povertà, basato sulla giustizia sociale autentica per contribuire a ridurre la sofferenza di milioni di nostri fratelli e di nostre sorelle”.