Il concepito educa alla pienezza della vita

V Domenica del Tempo Ordinario, 6 febbraio 2011

Print Friendly, PDF & Email
Share this Entry


di padre Angelo del Favero*

ROMA, venerdì, 4 febbraio 2011 (ZENIT.-org).- Così dice il Signore: “Non consiste forse (il digiuno che voglio) nel dividere il pane con l’affamato, nell’introdurre in casa i miseri, senza tetto, nel vestire uno che vedi nudo, senza trascurare i tuoi parenti? Allora la tua luce sorgerà come l’aurora, la tua ferita si rimarginerà presto.(…)Allora invocherai e il Signore ti risponderà, implorerai aiuto ed egli dirà: “Eccomi!”. Se toglierai di mezzo a te l’oppressione, il puntare il dito e il parlare empio, se aprirai il tuo cuore all’affamato, se sazierai l’afflitto di cuore, allora brillerà fra le tenebre la tua luce, la tua tenebra sarà come il meriggio” (Is 58,7-10).

In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli: “Voi siete il sale della terra; ma se il sale perde il sapore, con che cosa lo si renderà salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente. Voi siete la <u>luce del mondo; non può stare nascosta una città che sta sopra un monte, né si accende una lampada per metterla sotto il moggio, ma sul candelabro, e così fa luce a tutti quelli che sono nella casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli” (Mt 5, 13-16).

Il profeta Isaia ci vuol dire che il peccato di un egoista che non accoglie il fratello bisognoso è una tenebra che oscura non solamente il volto di entrambi, ma il mondo intero.

Al contrario, aprire con un sorriso la porta di casa al povero, farlo entrare per proteggerlo dal freddo, preparagli con gioia un panino infilando cinque euro nel sacchetto, e poi salutarlo con dolcezza, sono raggi d’amore che danno luce agli occhi e rischiarano la Terra.

E’ noto che “chi non ama il proprio fratello che vede, non può amare Dio che non vede” (1 Gv 4,20).

Ebbene, oggi vi è uno sterminato numero di fratelli che non possiamo vedere con gli occhi del corpo, i quali ci sollecitano drammaticamente perché sia salvata la loro vita, a prova non solamente del nostro amore verso Dio, ma del nostro stesso essere e dirci cristiani.

Sono i piccolissimi fratelli concepiti nel segreto del grembo, insieme a quelli concepiti nel gelido vetro di una provetta: gli uni e gli altri uccisi ogni anno a milioni sull’altare dell’egoismo e della scienza.

Chi non vuole amare questo nostro prossimo, minimo ed “invisibile” (che solo l’occhio di uno strumento scientifico può vedere), non può amare né Dio che non vede, né il proprio fratello adulto che vede: è l’uomo concepito, infatti, la pietra di paragone del vero amore per l’uomo e dell’autentico rispetto della sua dignità di persona.

Ciò significa anche che chi non ama la vita del proprio fratello che vede, difficilmente potrà amare le vite nascoste di coloro che non può vedere “ad occhio nudo”.

Gesù infatti ha detto, anche riguardo ad ognuno di questi nostri fratelli ignorati: “Ogni volta che avete o non avete fatto questo ad uno solo di questi miei fratelli più piccoli, lo avete fatto a me” (Mt 25,40).

Perciò colui che fa distinzione di persone da accogliere, in base al “vedere” o “non vedere”, separa Cristo da Cristo, falsificando il Vangelo e l’indivisibile Amore che è Dio.

Il cristiano che non si impegna concretamente ad accogliere questi suoi fratelli, più piccoli e poveri di chiunque altro, è in una contraddizione tale con la sua fede da essere paragonabile ad una lampada messa accesa nell’armadio, o ad un sale insipido.

In verità, ogni persona, anche non credente, che rimane indifferente di fronte al destino di questi giovanissimi esseri umani, dovrebbe sentirsi in contraddizione profonda con la propria naturale coscienza.

Tutto ciò è più che mai attuale oggi, 33a ricorrenza di quella “Giornata per la vita”, che fu istituita dai Vescovi all’indomani della legge 194 (del 22 maggio 1978) che consente l’uccisione dei figli prima della nascita, ad opera delle madri, dei padri, dei medici e dello Stato, una legge che continua a costituire la più grande sventura che abbia colpito l’Italia negli ultimi 33 anni, avendo causato finora 5.102.543 morti.

Il titolo del Messaggio dei Vescovi per la Giornata odierna è questo: “Educare alla pienezza della vita”.

E’ un Messaggio che invita anzitutto a riconoscere un fatto: la pienezza del dono della vita (nonostante le apparenze biologiche e le menzogne ideologiche contrarie) è data a partire dall’istante del concepimento, quando Dio crea la persona umana come un vivo, unico ed irripetibile progetto di specialissima felicità.

Torniamo al Vangelo:“Voi siete il sale della terra;..voi siete la luce del mondo” (Mt 5,13.14).

La funzione del sale non è solo quella di dare sapore agli alimenti e di conservarli preservandoli dalla corruzione, ma anzitutto quella di essere esso stesso alimento necessario alla vita. Basta pensare che la trasmissione degli stimoli nervosi che fanno funzionare il cuore, i polmoni, il cervello, i muscoli, le corde vocali, l’intestino, ecc., dipende nell’organismo dal cloruro di sodio, il sale da cucina.

Anche la luce, che Gesù abbina al sale, è determinante per la vita: infatti  senza la luce del sole sulla terra non ci sarebbe nemmeno un filo d’erba (anche se in fondo agli oceani esistono forme cieche di vita animale).

E’ stupefacente che Colui che ha detto di sé: “Io sono la luce del mondo” (Gv 8,12), dica oggi la stessa cosa di noi: “voi siete la luce del mondo” (Mt 5,14a). Com’è possibile?

Intendiamo l’affermazione così: “Io sono e voglio essere in voi la luce del mondo”.

Qual è allora la relazione “luminosa” tra il Figlio di Dio e il nostro mondo umano? 

Risponde il beato Giovanni Paolo II: “La vita che il Figlio di Dio è venuto a donare agli uomini non si riduce alla sola esistenza nel tempo. La vita, che da sempre è “in Lui”e costituisce “la luce degli uomini”(Gv 1,4), consiste nell’essere generati da Dio e nel partecipare alla pienezza del suo amore: “A quanti l’hanno accolto ha dato il potere di diventare figli di Dio..” (Gv 1,12-13). A volte Gesù chiama questa vita, che egli è venuto a donare, semplicemente così: “la vita”..Il dono di questa vita costituisce l’oggetto proprio della missione di Gesù: egli “è colui che discende dal cielo e da’ la vita al mondo”(Gv 6,33), così che può affermare con piena verità: “Chi segue me..avrà la luce della vita” (Gv 8,12)” (Enciclica “Evangelium vitae”, n. 37).

La “luce della vita non è la luce del giorno, ma è la luce-che-è-la-vita, e tale vita è la persona di Gesù, “Verbo della vita” (1 Gv 1,4), che ha detto: “Io sono la vita” (Gv 11,25), e “Io sono la luce” (Gv 8,12).

Il Concepito divino, già nel grembo di Maria è “Luce del mondo” che rimane nascosta per nove mesi. Egli è la “Luce della vita”, la Luce-Vita invisibile del Cielo divenuta visibile qui in Terra, ma rimasta invisibile per nove mesi.

Il concepito umano è scelto dal Padre, nel Concepito divino, “prima della creazione del mondo, per essere santo e immacolato di fronte a Lui nella carità, predestinandolo ad essere per Lui figlio adottivo mediante Gesù Cristo” (Ef 1,4-5): ecco la rivelazione della dignità e della vocazione divina di ogni uomo!

Ed è proprio il concepito umano che, in forza e grazia dell’incarnazione del Figlio di Dio, educa
l’uomo alla conoscenza tutta intera della verità della pienezza della vita.

Nella tenebra insipida della cultura di morte che ci circonda, il concepito nascosto è il sale della terra e la luce del mondo.

———

* Padre Angelo del Favero, cardiologo, nel 1978 ha co-fondato uno dei primi Centri di Aiuto alla Vita nei pressi del Duomo di Trento. E’ diventato carmelitano nel 1987. E’ stato ordinato sacerdote nel 1991 ed è stato Consigliere spirituale nel santuario di Tombetta, vicino a Verona. Attualmente si dedica alla spiritualità della vita nel convento Carmelitano di Bolzano, presso la parrocchia Madonna del Carmine.

Print Friendly, PDF & Email
Share this Entry

ZENIT Staff

Sostieni ZENIT

Se questo articolo ti è piaciuto puoi aiutare ZENIT a crescere con una donazione