ROMA, venerdì, 4 febbraio 2011 (ZENIT.org) – “Educare e testimoniare secondo la Buona Novella di Gesù Cristo è una vera emergenza nella missione della Chiesa”, ha affermato monsignor Jorge Ortiga, Arcivescovo di Braga e presidente della Conferenza Episcopale Portoghese (CEP).
In una conferenza svoltasi sabato, il presule ha sottolineato che oggi si vive “in un’epoca nuova che richiede da noi lo sforzo continuo di ripensare i modelli educativi”.
Monsignor Ortiga ha avvertito del rischio delle correnti pedagogiche della “facilitazione” e della legge dello sforzo minore nell’ambito dell’educazione, sottolineando che si incentivano “pedagogie centrate sull’autorealizzazione individuale senza individuare una cultura di fraternità e di condivisione dei valori”.
A suo avviso, si tratta di un panorama che ha contagiato la famiglia, la scuola e la Chiesa stessa.
“La famiglia, nella sua forma materna e paterna, non osa più contrariare i bambini e permette precocemente, per ‘dimissione’ o per omissione, tutte le esperienze che squilibrano la crescita integrale della persona”.
Secondo l’Arcivescovo, “servono chiarezza e comunione nell’esercizio della testimonianza genitoriale. Dove c’è un sì può esserci anche un no”.
La scuola, “nella prospettiva riduttrice di una formazione pluriculturale, non è stata capace di delineare un progetto educativo rispettoso e promotore di una cultura realmente umana”, ha aggiunto.
“Si impone ad ogni costo un’ideologia educativa statale con la conseguente eliminazione silenziosa di tutte le proposte educative che orientino ai valori della testimonianza, dell’autorità, della serietà, della volontà di lavorare e dell’iniziativa, della fede e della visione cristiana del mondo”.
Monsignor Ortiga ha poi ammesso che la Chiesa, “nel suo compito irrinunciabile di presentare un progetto educativo alla luce del pensiero cristiano, non è sempre stata capace di proporre un itinerario di crescita e di dialogo tra fede e ragione”.
“La formazione degli agenti educativi della Chiesa è urgentissima perché stiamo perdendo opportunità uniche di testimoniare con la vita l’annuncio primordiale della fede cristiana”, ha dichiarato.
Per affrontare questa situazione, ha indicato alcuni “ministeri possibili”, come l’utilizzo delle nuove tecnologie, la creazione di équipes giornalistiche per elaborare bollettini parrocchiali, la formazione di squadre di volontariato di azione sociale, la promozione di iniziative di natura culturale in cui il pensiero cristiano sia presentato con creatività e originalità.
Per il presule, non si può esigere dai cattolici che “vengano solo all’Eucaristia domenicale. Serve che la comunità accolga con gioia le varie sinergie e i doni al servizio del Vangelo”.
Insegnamento
Monsignor Ortiga ha anche condiviso la sua preoccupazione per la riduzione dell’istruzione in Portogallo “a una certa demagogia ideologica”.
“Ultimamente si verifica una polarizzazione della prospettiva economicista dell’educazione. Da parte nostra, non possiamo smettere di dire che l’insegnamento privato non può essere visto come contrapposto a quello statale”.
L’insegnamento privato, ha proseguito l’Arcivescovo, “è insegnamento pubblico nella misura in cui è al servizio di tutta la società nella formazione dei quadri dirigenti e del tessuto produttivo del Paese”.
“Sicuramente la questione economica non è da ignorare, ma è necessario garantire il diritto delle famiglie di poter scegliere il modello educativo per i propri figli”.
Il presule ha dunque rivolto un appello “a un’istruzione integrale risultante dalla testimonianza di vita e dalla competenza tecnica di tutti coloro che interagiscono nell’accompagnamento vocazionale dei bambini e dei giovani”, “un’istruzione che non sia autorealizzazione o funzionalista, ma educhi le nuove generazioni a una cittadinanza esigente e attiva nella lotta per un progresso giusto e umano”.
Il presidente dei Vescovi portoghesi ha infine chiesto l’impegno dei cristiani a “proporre un’educazione cattolica, universale e diversificata, che affronti le grandi domande della nostra esistenza”.